laR+ IL COMMENTO

Nulla giustifica l’orrore

L’uccisione di due diplomatici israeliani di religione ebraica avvenuta a Washington, costituisce davvero ‘un orrendo crimine antisemita’?

In sintesi:
  • L’antisemitismo riguarda l’odio verso l’ebreo perché ebreo
  • Lo sterminio che Israele sta commettendo in Palestina non è una guerra
Washington, 22 maggio 2025, due morti
(Keystone)
23 maggio 2025
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Avevo undici o forse dodici anni, l’unica volta in cui ho visto mio padre perdere completamente le staffe e picchiare un altro uomo. Era domenica, eravamo in un campo da calcio sul ‘Camino de Cintura’ della Matanza, una delle zone più povere e pericolose della periferia di Buenos Aires. Stavamo giocando il secondo tempo della partita, quando una decisione arbitrale (un rigore non fischiato, se la memoria non mi tradisce) ha scatenato un putiferio tra i genitori. Invasione di campo, toni accesi e noi bambini stupefatti. In mezzo a tutta questa confusione l’allenatore dell’altra squadra, riferendosi alla nostra, proferisce una frase che mai avrebbe dovuto (“ebrei di merda”) e che, ahilui, giunge all’orecchio di mio padre. Non dimentico l’immagine del mio babbo imbestialito che stende a terra questo allenatore con un pugno in mezzo al volto mentre gli urla, completamente fuori di sé: “Sei milioni ne avete uccisi così!” (tra questi tutti i suoi nonni, zii e cugini. I suoi genitori invece – i miei nonni – erano riusciti a fuggire dalla Polonia verso la fine del ’38). Rosso in faccia, deciso a scagliarsi ancora contro l’uomo a terra, viene fermato da altri genitori e allontanato dalla scena. Io piangevo. Mio padre poi si sarebbe scusato con me per la sua reazione, ma mi spiegò: “L’antisemitismo non può essere mai tollerato”.

Non sono sicuro se a causa di quell’episodio o meno, ma la domanda di cosa fosse l’antisemitismo mi ha accompagnato per una buona parte della mia vita. Ancora oggi, a dire il vero, mi interrogo. Soprattutto oggi. La definizione che ritengo più soddisfacente è quella secondo cui l’antisemitismo riguarda l’odio verso l’ebreo perché ebreo. Un odio razziale senza altre componenti politiche, militari, economiche o territoriali. Una forma di discriminazione inaccettabile, da stigmatizzare sempre e ovunque e che ha portato in più passaggi della storia dell’umanità alla persecuzione del popolo ebraico e al compimento di crimini atroci.

L’uccisione di due diplomatici israeliani di religione ebraica, avvenuta ieri mattina a Washington, costituisce – come suggeriscono il primo ministro Netanyahu e tanti altri – “un orrendo crimine antisemita”? Un attacco terroristico, orrendo, vigliacco, certamente: da condannare senza esitazione. Ma antisemita, in che senso? Il distinguo è doveroso, perché altrimenti si apre la strada a una strumentalizzazione del concetto che implica un doppio rischio: quello di banalizzare il vero odio razziale verso gli ebrei in quanto etnia che a volte, purtroppo e ancora oggi, tende a manifestarsi; nonché quello di consentire ai leader politici di uno Stato (Israele) che sta conducendo una politica criminale nei confronti di un popolo (i palestinesi) di mascherare la propria condotta, rivendicando una sorta di diritto all’autodifesa di fronte al presunto “antisemitismo dilagante”.

Lo sterminio che Israele sta commettendo in Palestina non è una guerra in nome delle persone di religione, etnia e/o origine ebraica. Punto. La strage di civili, soprattutto donne e bambini, di cui è responsabile il governo Netanyahu non può essere giustificata in alcun modo. Così come non può ritenersi legittimo o giustificabile il feroce attacco terroristico del 7 ottobre del 2023 ai danni della popolazione civile israeliana; neppure quello di ieri a Washington che è costato la vita ai due giovani diplomatici.

“L’antisemitismo non può essere mai tollerato”, diceva mio padre. Sono d’accordo con lui. E aggiungo: l’orrore nemmeno.