Una riflessione ‘laterale’: se l’operazione arrocco era così blindata, perché è stata buttata in vacca con le sbruffonate di domenica 1 e lunedì 2 giugno?
Il peggior calcio di inizio nella storia delle finali della Champions League racchiudeva – secondo gli esperti – una dichiarazione di intenti. Può infatti succedere, nel calcio ma non solo, che un (apparente) errore non forzato nasconda una strategia. Quella del Psg, col senno di poi, si è dimostrata parecchio efficace.
Il caso vuole che proprio nelle stesse ore in cui la squadra parigina schiacciava l’Inter e conquistava per la prima volta la coppa dalle grandi orecchie, editore e direttore del ‘Mattino’ mandassero in stampa il numero “bomba” della domenica primo giugno: quello della profezia del mago Otelma che vedeva – come cosa fatta – lo scambio dei Dipartimenti tra Norman Gobbi e Claudio Zali, forte del fatto che fino a quel momento il quorum in governo c’era eccome.
Facendo dovuta astrazione dalla ridicola narrazione dello switch di poltrone “per il bene del Ticino”, le ipotesi più accreditate vedono in questa mossa un tentativo (nefasto) da parte dei due ministri di prendersi gioco delle istituzioni per puro tornaconto personale, una specie di rilancio degli uscenti per permettere alla Lega di arrivare al 2027 con qualche chance di conservare la maggioranza relativa nell’esecutivo cantonale e, nel frattempo, mettere sotto pressione gli alleati ribelli dell’Udc, rei di aver posto il veto sulla ricandidatura di Zali, condizione sine qua non – la sua uscita di scena – del partito di Piero Marchesi per il proseguimento dell’alleanza. Nessuno in via Monte Boglia avrebbe gradito un tale diktat e, perlomeno in teoria, proprio nessuno sarebbe disposto ad accettarlo. Ergo: l’arrocco, il mago Otelma, l’e-mail di congedo ai funzionari del Di, la presa d’assalto dell’apertura dell’anno giudiziario e che sia quel che debba essere, perfino “perire” – da bravi kamikaze – nelle braccia dei liberali.
Si può sempre ritenere che il plateale sgarbo istituzionale discenda dalla cafoneria a cui la Lega ci ha ben abituati. Ma è qui dove potrebbe, invece, trovare spazio una riflessione “laterale”: se l’operazione arrocco era così blindata, perché buttarla in vacca con le sbruffonate di domenica 1 e lunedì 2 giugno? Sarebbe bastato talmente poco per portarla a casa… Il governo, a maggioranza (qualificata), ci avrebbe messo il timbro e si sarebbe potuto uscire poi con una comunicazione “pulita” di scambio avvenuto.
Sarà mai che in casa Lega le eminenze grigie che operano dietro le quinte (in particolare il finanziatore, noto per le sue affinità democentriste) abbiano attinto dalla corrente di pensiero inaugurata dal maltese Edward De Bono? Ovvero: siamo certi che lo scopo ultimo di tutto questo circo sia far “saltare il banco” con l’Udc? “Se Zali decidesse di ricandidarsi, avrà tutto il sostegno della Lega”, ha dichiarato di recente a laRegione il buon Piccaluga. Il che equivale a dire: se l’uscente vorrà correre, nessuno oserà dirgli di no. E poi?
Insomma: se alla fine della fiera arrocco sarà, la logica sequenziale si dimostrerà ancora performante (con l’effetto collaterale di portare almeno tre partiti di governo a perdere la faccia). Se invece prevarrà – si spera a brevissimo termine – un approccio istituzionalmente responsabile e la mossa leghista verrà archiviata, non dovrebbe stupire un granché se fra non molto, nonostante gli stracci volati in questi giorni, Lega e Udc si riabbracceranno. In fondo è proprio questa la lezione di Luis Enrique: a volte, per raggiungere il tuo obiettivo, devi essere in grado di iniziare a giocare una finale nel modo peggiore.