laR+ IL COMMENTO

Intrecci, scambi (di favori) e conflitti di interessi oltre la soglia

Se agli inciuci fra partiti aggiungiamo l’assenza totale del senso di opportunità, allora la fiducia nelle istituzioni è irrimediabilmente compromessa

In sintesi:
  • Il sistema promiscuo continua, imperterrito, a dare il peggio di sé
  • I due donchisciotteschi dell'Mps hanno messo sul tavolo le carte che descrivono quello che tutti sappiamo ma molti non vogliono vedere
Altri tempi
(Ti-Press)
18 giugno 2025
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Che la proposta di introdurre una soglia di sbarramento in Gran Consiglio fosse una mossa dettata dal “cadreghismo” più puro dei partiti – una volta grandi partiti – che la sostenevano (Plr e Lega soprattutto), schieramenti che oggi si sentono un po’ meno blindati all’interno di un sistema promiscuo che continua, imperterrito, a dare il peggio di sé, era già chiaro a priori. Ma se per denegata ipotesi fosse rimasto un qualche dubbio – in particolare dopo l’ultimo imbarazzante atto dell’assemblea leghista di domenica che ha benedetto (a porte rigorosamente chiuse) l’arrocco voluto dai suoi ministri – ieri, quel minimo dubbio, è stato del tutto fugato: la presentazione pubblica da parte dei due deputati dell’Mps, Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, di un’articolata interrogazione in merito all’oscura vicenda che ha portato all’arresto dell’ex sindaco (leghista) di Bioggio Eolo Alberti; interrogazione nella quale viene sollevata tutta una serie di legittimi quesiti in merito agli intrecci tra politica, magistratura e mondo economico (economico-sanitario in questo caso) che diventa prova tangibile di quanto i cosiddetti piccoli partiti possano essere dei “rompiscatole” che contribuiscono, tramite il loro agire, al buon funzionamento dello Stato di diritto.

Andrebbe in particolare ricordato che l’immunità parlamentare di cui beneficiano i granconsiglieri è uno degli elementi chiave in situazioni di questa portata: il modello clientelare-partitico classico è talmente corroso da aver generato una sorta di meccanismo di intimidazione a priori, che inibisce chiunque osi scoperchiare inciuci che ledono – o che potenzialmente sarebbero in grado di ledere – la qualità delle istituzioni del Canton Ticino. Godendo, appunto, della tutela data dall’immunità – per quel che concerne la loro attività politica – e non facendo parte del sistema di ripartizione delle poltrone (l’altro grande deterrente che porta al silenzio, che spesso si trasforma in connivenza), i due donchisciotteschi granconsiglieri del Movimento per il socialismo hanno messo sul tavolo le carte – tante carte – che descrivono, in fondo, quello che tutti sappiamo ma molti non vogliono vedere: il Ticino è piccolo e l’igiene (istituzionale) piuttosto carente.

Sì, è una brutta storia. Che ripropone fra l’altro il tema dei conflitti di interessi, spesso, anche quando sono palesi, non percepiti (preoccupante) o volutamente non percepiti come tali (doppiamente preoccupante) dai politici che hanno un piede in Gran Consiglio o in Consiglio comunale e l’altro nel Cda di questa o quella ditta. Esempio eloquente la vicenda legata all’elezione parlamentare, nel marzo 2024, di Alvaro Camponovo, il candidato sponsorizzato da Sabrina Aldi, figlio del dottor Claudio, quest’ultimo ai vertici della società di cui la deputata leghista era direttrice amministrativa.

Se ai conflitti di interessi (personali e di natura economica) non avvertiti, volutamente o no, come tali, se agli inciuci fra partiti, e di riflesso alla mancanza di trasparenza nei processi decisionali, aggiungiamo l’assenza totale del senso di opportunità, beh allora la fiducia nelle istituzioni è irrimediabilmente compromessa. A questo punto è inopportuna, perlomeno fino a quando non saranno chiariti gli aspetti sollevati dall’interrogazione, la presenza di Aldi e Cristina Maderni (ci si chiede come mai la granconsigliera del Plr, imprenditrice di lunga esperienza e politica rodata, non abbia colto la problematicità della sua presenza alla testa della nuova Sa voluta da Claudio Camponovo e Aldi) nella sottocommissione ‘Giustizia’, che sta elaborando le proposte di riforma della magistratura. Ne andrebbe della credibilità dello stesso organo parlamentare.

Inopportuno, da parte del pg Andrea Pagani, non aver chiesto al governo – come invece si era premurato di fare con la denuncia per pornografia inoltrata dai due giudici poi destituiti nei confronti del presidente del Tribunale penale cantonale – di designare un procuratore straordinario allorché si trattava di verificare l’ipotesi di violazione del segreto d’ufficio contestata ad Alvaro Camponovo. Il procuratore generale ha chiuso il capitolo penale con un decreto d’abbandono, ma nei riguardi di Camponovo jr ci sono gli estremi per un procedimento disciplinare? Lo dirà il Consiglio della magistratura. Forse. Perché il Cdm ultimamente è afono: ancora infatti si aspetta una sua presa di posizione sull’intervento del ministro di Giustizia in pectore, il leghista Claudio Zali, alla cerimonia per il nuovo anno giudiziario. E questo a proposito di separazione dei poteri e di indipendenza della magistratura.

Senza dimenticare l’indagine parallela disposta dall’allora Coordinamento della Lega, Norman Gobbi in primis: era legale? E sulla base di quali ragionamenti Gobbi e colleghi hanno ritenuto che nel rapporto dell’avvocato ed ex deputato leghista Enea Petrini (membro del Cda di BancaStato) non vi fossero elementi di rilevanza penale?

Tutta questa vicenda va chiarita al più presto. Anche sul piano politico. L’Mps invita il Gran Consiglio ad attivare l’alta vigilanza. Noi pensiamo che agli occhi dei cittadini i presupposti ci siano. Eccome. Nel frattempo speriamo di non dover assistere alla delegittimazione di chi ha scoperchiato il pentolone. Altrimenti avrebbe ragione il presidente del Centro Fiorenzo Dadò: “Ancora una volta si punta l’indice contro chi solleva il coperchio e non contro chi cucina la brodaglia”.