laR+ IL COMMENTO

La commedia leghista dei due servitori di un solo padrone

Ordini dall'alto: conservare le posizioni e distogliere l’attenzione dal marcio che affiora. Ma l'ipotesi arrocco non farebbe l'unanimità nemmeno in casa

In sintesi:
  • Tra Norman Gobbi e Claudio Zali è da tempo che non corre buon sangue
  • Sabrina Aldi nel suo sfogo pubblico di congedo ha puntato il dito contro Antonella Bignasca-Danzi
  • Nel frattempo il Movimento sta portando avanti la sua epurazione
(Ti-Press)
3 luglio 2025
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Ciò che accomuna i due servitori (pardon, consiglieri) di Stato leghisti al Truffaldino di Goldoni è soprattutto l’ingordigia: in fondo si tratta sempre e ovunque del celebre “magna-magna”, dove nessuno riesce mai a saziarsi però. Un appetito vorace che andrebbe considerato uno dei tratti distintivi della grande famiglia di via Monte Boglia (e non solo). Non va infatti dimenticato che la Lega nasce per esaudire il desiderio di Giuliano Bignasca di disporre di un posto a tavola. Che poi, nonostante la forma dell’alimento prediletto possa variare (etilico, carnivoro oppure in polvere) a seconda delle diverse figure presenti nella genealogia leghista, la sostanza rimane inalterata: è il potere. Il potere di sfamarsi a volontà – a spese dello Stato – e di permettere agli amici, e agli amici degli amici, di fare altrettanto. Così oggi, col pancione gonfio e i consensi elettorali in calo, per il Movimento la preoccupazione è diventata una soltanto: trovare il modo per conservare le posizioni acquisite e nel frattempo provare a distogliere l’attenzione da tutto il marcio che affiora.

Fatto sta che al di là dell’apparente simbiosi, tra Norman Gobbi e Claudio Zali è da tempo che non corre buon sangue. Gobbi e Zali che sono soltanto i volti più in evidenza delle due anime contrapposte del partito, divenute ormai inconciliabili. Gli abbracci, i sorrisi e le parole compiacenti fanno parte della sceneggiatura che mira a dare una parvenza di ragionevolezza alla scellerata idea dell’arrocco (siamo sempre in attesa che il governo metta la parola “fine” a questa pagliacciata). Una mossa che almeno uno dei due interessati – quello meno bisognoso di rilanciarsi – non avrebbe gradito affatto. Un gioco gestito dall’alto? La risposta è sì, e la conferma l’ha fornita pochi giorni fa l’estromessa (sorry again, la dimissionaria) Sabrina Aldi quando nel suo sfogo pubblico di congedo ha puntato il dito contro Antonella Bignasca-Danzi, nipote di Giuliano, amministratrice unica della Meutel 2000 Sa ed editrice – insieme al marito Carlo – del Mattino della domenica. Foglio che, come va dicendo Lorenzo Quadri, non sarebbe “il giornale della Lega” ma uno dei beni facenti parte dell’asse ereditario del Nano, insieme alle aziende di famiglia, gli immobili, i debiti e il “giocattolo” politico. Il padrone (Bignasca-Danzi) sembra infatti avere le idee piuttosto chiare e gliel’ha fatto ribadire a più riprese al suo dipendente di fiducia: il Mattino rimane favorevole all’alleanza Lega-Udc perché il futuro della destra ‘blocheriana’ in Ticino passa da lì. Punto.

Nel frattempo il Movimento sta portando avanti la sua epurazione, una vera resa dei conti interna: per ora a pagare il prezzo dello scandalo legato al caso Hospita/inchiesta Petrini sono Eolo Alberti e Sabrina Aldi. In particolare, l’uscita di scena dell’ormai ex vicecapogruppo non sarebbe un segnale da trascurare: già finita nei guai anni fa – insieme a Boris Bignasca – per il pasticcio ‘TiSin’ e poi redenta, Aldi è strettamente legata a Claudio Zali. Talmente vicina che addirittura, nei giorni successivi alla sparata domenicale dell’arrocco, molte voci la davano come “l’asso nella manica” che l’attuale direttore del Dt avrebbe calato in caso di rientro nel mondo della giustizia, affidandole la conduzione della Divisione e soprattutto lo scottante dossier della spoliticizzazione delle nomine. Una barzelletta in grado di battere il miglior Goldoni, se si pensa al ruolo attribuitole nella cosiddetta combine ‘Eoc-Hospita-Procura’. Ma ormai è risaputo: la parabola e la retorica leghiste “telles quelles” riescono spesso a rendere superfluo qualsiasi tentativo satirico.