laR+ LA TRAVE NELL’OCCHIO

Un'esibizione di irresponsabilità

Perfino una certa sinistra non prova troppa vergogna nel sostenere l’improvvida misura governativa (decisa all'unanimità) e concede l’indulgenza plenaria

In sintesi:
  • L’arrocco leghista è l’espressione di una concezione patrimoniale dello Stato
  • È la politique politicienne del tanto al chilo, in nome della pacificazione fra le parti
(Ti-Press)
12 luglio 2025
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Scrissi in questa rubrica che l’arrocco leghista era l’espressione di una concezione patrimoniale dello Stato in cui chi governa è convinto non di amministrare ma piuttosto di possedere le funzioni pubbliche, di rappresentare sé stesso e non i cittadini. I fatti lo confermano. Oggi pure i membri del Consiglio di Stato si adeguano all’idea e approvano una bislacca ridistribuzione delle Divisioni per celare le politiche poco proficue (l’eufemismo è richiesto dalla buona educazione). È la politichetta, la politique politicienne del tanto al chilo, in nome – fanno intendere i protagonisti (la cosa suona come una presa per i fondelli) – della pacificazione fra le parti e del “buon governo”.

Chi crede fermamente nella dignità della politica, chi crede che fare politica significa servire lo Stato e non servirsi dello Stato, chi ritiene che alcuni principi di etica pubblica debbano essere la stella polare dell’agire politico, non credo possa perseverare in queste convinzioni di fronte all’esibizione di irresponsabilità dei nostri politici verso i cittadini. Vedo che perfino una certa sinistra, che ha sempre invocato il rigore etico nella gestione pubblica, non prova troppa vergogna e nemmeno un leggero imbarazzo nel sostenere l’improvvida misura e concede l’indulgenza plenaria: in nome dell’armonia si occultano i fallimenti. Chi si chiede il perché della crescente sfiducia nelle istituzioni e nei partiti, chi si interroga sull’astensionismo in costante aumento, ha in questi episodi abbondanti spunti di riflessione.

Inutile indugiare sull’argomento. Di fronte alla decisione all’unanimità del Consiglio di Stato ritrovo nella memoria quanto scrisse Ennio Flaiano. Mi pare una chiusura azzeccata: “Niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un’idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un’idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo” (Ennio Flaiano, Diario notturno e altri scritti, Milano 1956). Siamo lì, gli stupidi sono al loro posto. Decidete voi cittadini della Repubblica iperbolica chi sono gli stupidi e chi fa il ruolo degli utili idioti. Io un’idea ce l’ho, non so voi.