laR+ IL COMMENTO

Prendi i soldi e scappa (‘Ci dispiace, abbiamo terminato gli slot’)

Generose le stelle del cinema, meno quelle della Rotonda, restie a rilasciare interviste. Ma non è colpa del Locarno Film Festival, è colpa della musica

In sintesi:
  • “Non stiamo prevedendo attività”; “Siamo ancora in fase organizzativa”; “Non so se riusciremo, però ti aggiorniamo”; “È troppo presto, ci sentiamo più avanti”; “È troppo tardi, dovevi chiamarmi prima”; “Purtroppo l’attuale schedule non ci permette di inserire nuove interviste”
  • Dedicato, con affetto, agli uffici stampa dei cantanti
Woody Allen
(Wikipedia / Ilya Mauter)
23 agosto 2025
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Non è di Woody Allen che scriviamo, ma di musica. E nemmeno della musica di Woody Allen, che la sera del suo Oscar per ‘Io e Annie’ non rinunciò a suonare il clarinetto in centro a Manhattan (il distretto, non il film) e a ritirare la statuetta ci mandò Annie, nella persona di Diane Keaton. Il Locarno Film Festival è finito e ha lasciato dietro di sé, oltre al caldo tropicale, i suoi protagonisti, datisi con slancio al pubblico e ai tanti giornalisti accreditati ai quali si sono, chi più chi meno, generosamente raccontati. Meno slancio è arrivato dalle giovani stelle della Rotonda, datesi un po’ di meno non perché il Festival, parola di Brunschwig, ha investito meno nel programma musicale essendo la musica “un accompagnamento e un valore aggiunto”, ma per una certa ritrosia delle giovani stelle a rilasciare interviste, ritrosia che si fa diniego quando i loro concerti sono già sold out.

In un documentario d’essai sui mezzi di comunicazione d’essai, il giornalista di una piccola testata locale racconta come negli Stati Uniti esista un accordo non scritto tra la stampa e la polizia grazie al quale esisterà sempre una foto del delinquente che esce in manette dal commissariato. Premesso che non esiste legge voyeuristica che obblighi i cantanti a rilasciare interviste, tra questi ultimi e la stampa locale è sempre esistita una consuetudine per la quale il cantante parlava al giornale della cittadina ospitante, anche solo per evitare che il concerto paresse poi una specie di ‘prendi i soldi e scappa’.

“Non stiamo prevedendo attività”; “Siamo ancora in fase organizzativa”; “Non so se riusciremo, però ti aggiorniamo”; “È troppo presto, ci sentiamo più avanti”; “È troppo tardi, dovevi chiamarmi prima”; “Purtroppo l’attuale schedule (‘pianificazione’, ndr) non ci permette di inserire nuove interviste”; “Abbiamo terminato gli slot”. Non sono le frasi delle giovani stelle della musica ma quelle dei loro uffici stampa, che al posto dell’intervista mettono a disposizione degli epitaffi chiamati ‘virgolettati’, inutili dal punto di vista giornalistico in quanto le dichiarazioni sono le medesime per tutte le testate d’Italia e del mondo, e a volte sono vecchie di mesi. Generalmente è su “abbiamo finito gli slot” che, come canta la Vanoni, “ti prende la malinconia”: pensi al Bellinzona Blues Festival, tornato quest’anno, e agli anni d’oro delle jam session al fu Grotto Pasinetti di Gorduno dove qualcuno si abbracciò B.B. King come fosse un parente lontano e qualcun altro si fece una birra con Gary Moore, visto prima di allora così da vicino solo sulla copertina del suo disco. In mancanza di cotanta vicinanza, della Rotonda degli ultimi anni noi ci teniamo stretto Lou Marini, uno dei più grandi sassofonisti di sempre, che nel 2023, prima di suonare, dei Blues Brothers ci raccontò vita, morte e miracoli, da Aretha Franklin a Ray Charles ai nazisti dell’Illinois.

Ma non è niente di nuovo, è la storia dello show business. Come cantavano i Dire Straits, “a volte sei il parabrezza, altre volte l’insetto”, e generalmente gli insetti hanno tutto l’interesse a farsi intervistare. Quanto al correre dietro ai parabrezza e ai loro uffici stampa, a volte ti viene voglia di cambiare mestiere. Come dice Virgil Starkwell, il protagonista di ‘Prendi i soldi e scappa’: “Io credo che il delitto alla lunga renda bene, le ore di lavoro non sono molte, non dipendi da nessuno, viaggi, conosci gente interessante”.