laR+ LA TRAVE NELL’OCCHIO

Stiamo lavorando per voi?

I cittadini gradirebbero che i governanti si occupassero dei temi veri che li assillano e meno dei destini dei nostri culi di pietra della politica

In sintesi:
  • Non credo che ai cittadini di questo paese importino molto le discussioni parlamentari del 25 agosto
  • I nostri rappresentanti hanno l’obbligo di rispettare la decenza e i valori più elementari di etica pubblica
  • Come recuperare la fiducia perduta? Le recenti esibizioni non lasciano molte speranze
(Ti-Press)
20 agosto 2025
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Si è discusso molto sull’arrocco leghista a cui, con insensati aggiustamenti, tutto il governo ha detto di sì. Non credo che ai cittadini di questo paese importino molto le discussioni parlamentari del 25 agosto. Sanno come andrà a finire: qualche scusa per le dichiarazioni intempestive, poi si tirerà in ballo l’interesse collettivo che richiede, per governare, la pace in famiglia e si parlerà di competenze meglio indirizzate. E per giustificare l’indignazione contenuta dei partiti si dirà che i rappresentanti in governo non hanno un mandato imperativo (Roland Barthes inventò il termine di neneismo per indicare chi indugia nei “ma, però, si vedrà” per non prendere posizione: noi in Ticino abbiamo la versione collaudata dei “taja e medéga”). Vero! I nostri rappresentanti non hanno un mandato vincolante: hanno però l’obbligo di rispettare la decenza e i valori più elementari di etica pubblica tra i quali spicca la trasparenza. Sicuramente ci sarà qualcuno che addosserà le colpe del triste spettacolo al sistema elettorale: bisognerà spiegargli che a farlo buono o cattivo sono i manovratori. Ci hanno ripetuto che l’originale trovata è concepita per il bene comune. Propongo, per l’occasione, di collocare all’entrata dell’aula parlamentare lo slogan berlusconiano, leggermente corretto in forma dubitativa: “Stiamo lavorando per voi?”.

Io resto interessato alla discussione del 25: vorrei sapere se si farà una netta distinzione fra brutta politica e buona politica: fra la politica che usa il potere per servire un partito e la politica che usa il potere per servire i cittadini e la collettività. Sospetto che i cittadini gradirebbero che i nostri governanti si occupassero meglio dei temi veri che li assillano (Casse malati? Sanità? Fisco? Formazione? Ambiente?) e parecchio meno delle beghe fra i partiti e dei destini dei nostri culi di pietra della politica. Il dubbio che questi ultimi non stiano lavorando per noi ma per altri traguardi è piuttosto consolidato.

A ben guardare, la buona politica si regge su due virtù irrinunciabili: la generosità e l’amicizia. La generosità mette al centro il bene degli altri: è la politica del “noi plurale” che include e valorizza le differenze. Nel caso in questione – mi pare scontato – è la brutta politica a prevalere: quella dell’“io singolare” che fa del bene collettivo un paravento. L’amicizia fra governanti e governati, fra istituzioni e cittadini, è l’altra condizione necessaria per il buon funzionamento della democrazia liberale. Purtroppo, l’episodio all’ordine del giorno conferma la totale dissociazione fra istituzioni, partiti e società civile. Da tempo l’amicizia fra governanti e governati non c’è più e la fiducia lascia il posto all’indifferenza, addirittura all’ostilità aperta. I partiti sono diventati corpi estranei che non rappresentano più la società civile e hanno perso il loro ruolo di intermediari credibili fra lo Stato e i cittadini. Oggi, la società civile la nuova politica la rintraccia e la promuove nel volontariato, nell’associazionismo, nei movimenti spontanei di protesta.

Come recuperare la fiducia perduta? Le recenti esibizioni non lasciano molte speranze: ci parlano il linguaggio dei calcoli personali e di meschine competizioni per il potere. Lo Stato si adegua e non mi pare che dia segnali incoraggianti. Per riconsiderare la generosità in politica e ritrovare un filo di amicizia fra governanti e governati, Luigi Sturzo (Decalogo, 1948) consigliava ai politici di porsi la seguente domanda giornaliera sul loro operato: certe decisioni sono state prese nell’interesse della comunità o per altre ragioni?