Qui non si tratta più soltanto del re nudo sotto il sole, ma addirittura di Nakamoto in fondo al lago e il piedistallo vuoto sulle rive del Cassarate
Un atto vandalico commesso da ignoti ai danni di un’opera d’arte resta un reato che, di principio, va stigmatizzato. Ci sono però reati e reati: alcuni possono costituire, oltre che un delitto, una sorta di bomba semiotica. Una bomba semiotica sul lago, in questo caso. Ora, la domanda da porsi potrebbe essere non solo a cosa stavano pensando i ragazzi che nella notte tra venerdì e sabato hanno rimosso dalla Foce la statua di Satoshi Nakamoto, il creatore dei Bitcoin, per poi buttarla nelle acque del Ceresio (per la cronaca: Nakamoto è stato ripescato dalla polizia domenica mattina); ma soprattutto a chi è venuta l’idea di rendere omaggio a questo personaggio-simbolo della Blockchain, dedicandogli uno spazio così rilevante del paesaggio cittadino. La risposta è ovvia: ciò si inserisce nel contesto del Plan B, il progetto ‘strategico’ per il rilancio di Lugano (post fine del segreto bancario) nel mondo piuttosto losco delle transazioni finanziarie con le cripto. Beh, signori: qui non si tratta più soltanto del re nudo sotto il sole, ma addirittura del piedistallo vuoto sulle rive del Cassarate. A ognuno la sua interpretazione.