Cari lettori,
Oggi la nostra newsletter si immerge nelle complesse dinamiche della cittadinanza svizzera. Esploreremo come il diritto alla naturalizzazione stia diventando sempre più selettivo, creando disparità significative tra i Cantoni e lasciando molti, pur profondamente integrati, in un limbo. Vi racconteremo anche la storia toccante di un cittadino del Burundi la cui espulsione è stata bloccata da un giudice, evidenziando le sfide e le contraddizioni del sistema.
Diventare cittadini svizzeri è un percorso sempre più arduo e selettivo, soprattutto per chi ha meno risorse economiche. Dal 2018, la nuova Legge federale sulla cittadinanza ha reso il processo più stringente, favorendo i profili più qualificati e benestanti. Come spiegano il professor Gianni D'Amato e la sociologa Rosita Fibbi, il sistema è diventato ‘classista’, penalizzando le fasce meno abbienti e le seconde generazioni. Le disparità tra Cantoni e Comuni complicano ulteriormente la situazione, con procedure lunghe e costi elevati. La storia di Bereket Hagos Teklemariam, che pur sentendosi svizzero non lo è, evidenzia le difficoltà e le incertezze di chi vive da anni nel Paese ma si scontra con i limiti del proprio permesso.
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Il sistema di naturalizzazione svizzero, pur essendo tra i più esigenti d'Europa, si distingue soprattutto per la sua estrema variabilità regionale. Nonostante un quarto dei residenti non abbia la cittadinanza e il Paese affronti un inverno demografico, l'accesso resta frammentato e spesso percepito come arbitrario. Le differenze nei tempi di residenza, nei requisiti linguistici ed economici, e nei costi, creano un panorama diseguale dove ‘conta soprattutto dove si vive’. Questo, come sottolinea l'analisi di Simonetta Caratti, solleva interrogativi sull'equità e sulla capacità del Paese di includere anziché escludere, una scelta strategica per il futuro.
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In un caso che ha scosso l'opinione pubblica, un cittadino del Burundi, profondamente integrato in Ticino e con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ha rischiato l'espulsione. Nonostante i pericoli nel suo Paese d'origine e la sua impeccabile integrazione, le autorità avevano deciso di rimpatriarlo. Fortunatamente, grazie all'intervento di un giudice e della sua avvocata, Iglio Rezzonico, l'uomo è tornato a Locarno. La sua storia, fatta di detenzioni, trasferimenti e persino ‘disegnini’ esplicativi sulle modalità di espulsione, rivela le durezze di un sistema che fatica a riconoscere l'umanità e il percorso di chi si è costruito una vita in Svizzera.
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