Un quadro era caduto, ma ne ho riappeso un altro
Una mattina di gennaio di alcuni anni fa in piena pandemia, mi sono alzata con una strana sensazione ai piedi e nel primo tratto degli stinchi, ma non vi ho badato più di tanto. Sono scesa in cucina a preparare la colazione e solo quando ho voluto salire al piano superiore mi sono accorta che la mia gamba destra non si muoveva, non riuscivo più a sollevarla per fare gli scalini. In seguito anche la sinistra cominciava a essere in difficoltà. Ho preso paura e solo all’indomani sono andata dal medico. Non era chiara la mia problematica e di lì a qualche giorno avrei dovuto eseguire un certo controllo. Man mano che passavano i giorni la situazione peggiorava, erano subentrati dolori notturni in diversi punti delle gambe e perdevo sempre più l’equilibrio. Cercavo di non abbattermi, ma la preoccupazione di finire in sedia a rotelle a volte mi balenava in testa. Quando mi sono ripresentata nuovamente dal medico non stavo praticamente più in piedi e a quel punto, dopo avermi visitata, ha ipotizzato una possibile diagnosi che andava comunque verificata in una clinica. Cercava di spiegarmi di cosa si trattasse, ma le uniche parole che sono riuscita a trattenere parlavano di guarigione e mi sono aggrappata a quelle con tutta la mia forza. Una corsa in Croce Verde, i primi controlli e poi l’isolamento in una stanzetta per capire se fossi pure portatrice di Covid. Il trasferimento in una camera normale l’indomani e poi tutta una serie di esami, seguendo l’intuito del medico di famiglia per arrivare a una diagnosi certa.
Verso le 17 del giorno seguente al ricovero mi veniva confermata l’ipotesi iniziale: Sindrome di Guillain-Barré! Una malattia neurologica e autoimmune che andava immediatamente trattata per fermare il suo decorso, perché aveva già iniziato a intrufolarsi nel braccio destro.
Dopo una quindicina di giorni passati lì per le prime e importantissime cure, c’è stato il trasferimento nel Locarnese nella clinica di riabilitazione. Ho dovuto nuovamente imparare a camminare e mantenermi in equilibrio. Cose scontate, alle quali non ci si pensa più, si danno per acquisite una volta per sempre, ma delle quali si prende coscienza che non è sempre così solo in determinate situazioni e allora ti sembra di essere più vicino e condividere con altri certi problemi e fragilità. Nel periodo passato a curarmi mi sentivo come dentro una bolla, in un certo senso fluttuavo in uno spazio senza tempo in attesa di rompere quell’incantesimo che mi rendeva fragile e dipendente e poterne uscire con le mie gambe senza più nessun tipo di aiuto. Riprendermi la mia vita, le mie abitudini, sentire che con determinazione, positività, stimoli e sicuramente tanti aiuti e incoraggiamenti ce l’avevo fatta, è stata per me come una rinascita. Un quadro era caduto, ma ne ho riappeso un altro.