Salute sessuale

Interruzione volontaria della gravidanza: diritto acquisito?

In alcuni Paesi rimane una battaglia in corso, in Svizzera l’accesso a un intervento sicuro è garantito. Il clima politico rimane però tumultuoso

Le implicazioni emotive, fisiche e sociali di una gravidanza sono molte, complesse ed estremamente personali
(depositphotos)

Poter scegliere se e quando avere figli è uno dei diritti sessuali e riproduttivi, ovvero uno di quei diritti fondamentali necessari a ognuno di noi per godere di una buona salute sessuale. L’accesso sicuro all’aborto rimane ancora oggi impossibile in diverse nazioni e, anche dove questo è considerato come acquisito, negli anni notiamo una retrocessione. Per esempio negli Stati Uniti, dove ora la procedura è vietata in alcuni Stati più conservatori. Fortunatamente anche qualche passo è stato mosso verso la sua tutela, come la sua iscrizione nella costituzione francese l’anno scorso. Un traguardo molto importante per salvaguardare l’accesso sicuro a questa possibilità.

E in Svizzera?

Da più di 20 anni, in Svizzera l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è regolamentata dal Codice Penale: la persona in gravidanza può porvi fine facendo valere uno stato di “angustia psichica” nelle prime 12 settimane di gestazione. Oltre questo termine è possibile solo se un medico giustifica l’intervento, con ragioni tanto più importanti quanto è avanzata la gestazione.

L’accesso nella pratica

Una volta scoperta la gravidanza, si ha quindi tempo fino alla dodicesima settimana a partire dall’ultima mestruazione per decidere se portarla avanti o meno. Sul territorio, i Consultori di Salute Sessuale EOC (e in generale i centri di salute sessuale nei diversi cantoni) offrono sostegno nella procedura d’IVG: le consulenze prima, durante e dopo possono essere uno spazio utile per esplorare le proprie rappresentazioni e valori legati all’IVG, dove poter trovare le risorse per dare un senso a quanto accade e integrare questo avvenimento nelle proprie esperienze di vita. In caso d’indecisione, è offerto un accompagnamento nel processo decisionale: vengono spiegate le opzioni per poter prendere la decisione migliore per la persona in quel momento della vita, in un contesto non giudicante.

La richiesta di IVG può essere fatta in ospedale o presso buona parte degli studi ambulatoriali di ginecologia, dove dopo un colloquio approfondito si definisce l’organizzazione per la procedura farmacologica o chirurgica.

Nella realtà l’accesso all’IVG può essere complesso, non solo per gli ostacoli pratici quali i costi da assumere, i tempi d’attesa per un appuntamento, la conciliabilità degli appuntamenti con la vita privata e professionale. La persona incinta può sentire ancora oggi la paura del giudizio e il peso della critica delle persone vicine per la decisione presa. Il discorso attorno alle IVG è ancora oggi spesso stigmatizzante: si dà per scontato che la coppia si possa proteggere con una contraccezione, quindi se una donna ha una gravidanza non pianificata la colpa è della sua leggerezza, del fatto che è stata irresponsabile o, peggio, promiscua. Il senso di colpa spesso se lo assume la donna, anche se sappiamo che nessun metodo contraccettivo è infallibile. Inoltre, molte persone non possono assumerla per esempio a causa di difficoltà economiche, visioni discordanti sulla pianificazione familiare con il partner o non la tollerano per motivi di salute. Ricordiamoci che al momento – preservativo e vasectomia esclusi – la contraccezione pesa quasi sempre sulla donna, non essendoci altri metodi con elevata efficacia e sicurezza per gli uomini.


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Negare procedure sicure significa mettere a repentaglio molte vite

Le statistiche cosa dicono?

Rispetto agli altri Paesi europei, in Svizzera il tasso di IVG è basso. Appoggiandoci alle statistiche dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), nel 2024 è di 7.3/1000 donne in età fertile domiciliate in Svizzera, 5.1/1000 in canton Ticino. Questo tasso basso può essere spiegato con il lavoro dei servizi di prevenzione e promozione della salute sessuale e con l’educazione sessuale. È infatti questa la chiave per prevenire le gravidanze non pianificate: un’educazione sessuale di qualità, accessibile, che permetta di avere gli strumenti per autodeterminarsi e vivere una sessualità positiva in modo sicuro. I servizi del territorio sono un sostegno per riflettere ai bisogni specifici della propria situazione e un ponte per l’accesso alle prestazioni sanitarie.

Per quello che riguarda le fasce d’età, sempre facendo riferimento ai dati del 2024 per le persone domiciliate in Ticino, 8.8 % aveva meno di 20 anni e la fascia d’età più rappresentata è quella di 25-29enni (27.5%), seguita dal 21.7% tra i 30 e 34 anni. L’IVG riguarda donne di qualsiasi età e non solo le giovanissime.


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Proteste a Washington, 2024

Le barriere invisibili

Le rappresentazioni negative legate alle persone che richiedono un’IVG e il giudizio morale spesso presente nelle cerchie pubbliche e private possono portare la persona all’isolamento e alla solitudine, non parlandone con le persone vicine – talvolta anche il partner – nel timore della reazione. Ogni persona vive l’interruzione della gravidanza in modo diverso, la decisione normalmente viene presa con cognizione di causa e le emozioni a seguito possono essere molteplici. Spesso però la rappresentazione è negativa, come se debba forzatamente essere vissuta in modo traumatico. Il tabù, la scarsa visibilità dei diversi vissuti e il giudizio morale può far sì che la persona si senta sbagliata e portata ancora di più alla solitudine e al senso di colpa.

L’IVG è un fondamentale diritto legato alla salute sessuale e riproduttiva e all’autodeterminazione. Ogni persona deve poter chiedere un’interruzione di gravidanza in modo sicuro per la propria salute, non solo fisica ma anche psicologica: è importante avere delle informazioni corrette per fare una scelta consapevole, ed essere accompagnate in modo individuale in base ai propri bisogni con un approccio non giudicante. È importante parlarne, non solo per togliere i tabù legati a essa, ma anche perché nonostante a oggi le lotte abbiano portato all’ottenimento di questo diritto, gli avvenimenti internazionali ci dimostrano come questo possa essere perso facilmente, portando a un grave problema di salute pubblica femminile. Le donne hanno sempre abortito, dev’essere garantita una modalità sicura per la loro salute.

Per questa ragione, a pochi giorni dalla Giornata mondiale per l’accesso sicuro all’aborto, i CoSS (www.eoc.ch/coss) organizzano il 2 ottobre nell’ambito della rassegna Generando – visioni di genere (www.generando.ch) una serata d’informazione e di discussione sul tema dell’interruzione di gravidanza, per dare visibilità ai diversi vissuti e contribuire in questo modo a combattere la stigmatizzazione dell’aborto.

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