Tecnologia

L'Unione Europea valuta un'indagine su Grok di Elon Musk

Il chatbot di xAI accusato di violare la legge sui servizi digitali con discorsi d'odio e affermazioni scorrette

10 luglio 2025
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Il tempismo non poteva essere dei migliori. Il volto politicamente scorretto mostrato da Grok, il modello di intelligenza artificiale sviluppato dalla società di Elon Musk xAI, ha messo ancor più in evidenza i rischi di uno sviluppo senza regole dell'IA proprio quando l'Unione europea si accinge a varare le norme di dettaglio che interessano anche modelli come Grok, GPT-4 di OpenAI e Gemini di Google.

Nei giorni scorsi il patron di Tesla aveva annunciato un aggiornamento del suo chatbot Grok per portarlo a "credere che le opinioni diffuse dai media siano di parte" e a "non esitare a fare affermazioni politicamente scorrette". Risultato: esternazioni antisemite, insulti, bestemmie. Un epilogo che ha spinto xAI a rimuovere i messaggi controversi e a prendere provvedimenti per vietare i discorsi d'odio prima che Grok pubblichi su X.

La risposta non deve aver convinto Donald Tusk, finito nel calderone delle ingiurie di Grok. Così Varsavia ha indirizzato una lettera alla Commissione europea chiedendo formalmente l'avvio di un'indagine su xAI. L'accusa è di aver violato la legge sui servizi digitali (Dsa) in particolare gli obblighi, in capo alle piattaforme più grandi, di valutare e mitigare i rischi sistemici, inclusi quelli per i diritti fondamentali. Per la Polonia, ci sono "sufficienti ragioni per pensare che gli effetti negativi sull'esercizio dei diritti fondamentali non siano stati causati per caso, ma di proposito". Immediata la replica di Palazzo Berlaymont che nel dicembre 2023 ha aperto un'indagine su X per presunte violazioni del Dsa. "Siamo in contatto con le autorità nazionali e con X - ha spiegato il portavoce Thomas Regnier - esamineremo attentamente e risponderemo a tempo debito".

Proprio la presentazione a Bruxelles del Codice di buone pratiche, elaborato in un processo che ha coinvolto esperti e stakeholder, segna una tappa attesa da tempo nel fissare dei paletti per i fornitori di modelli per scopi generali (Gpai). Regole che erano state inserite in corso d'opera dal legislatore europeo davanti all'esplosione di ChatGpt e che scatteranno dal 2 agosto 2025. Il codice, che dovrà ora incassare il via libera della Commissione e dei Ventisette, fornisce delle precisazioni su una serie di norme previste nell'AI Act, la legge europea sull'IA, sotto tre aspetti: la trasparenza e il diritto d'autore, che varranno per tutti i modelli Gpai, e la valutazione e mitigazione dei rischi che interessano un numero limitato di modelli, quelli più potenti e avanzati come Grok, GPT-4 e Gemini. Diluiti i termini di attuazione: se i fornitori di modelli Gpai non attuano pienamente gli impegni subito dopo la firma del codice, l'Ufficio IA, istituito in seno alla Commissione, non li considererà inadempienti, ma riterrà che abbiano attuato il codice in buona fede.

Le bozze circolate del Codice, la cui stesura finale era prevista a maggio, avevano suscitato le proteste degli addetti ai lavori che avevano denunciato pressioni da parte delle Big Tech per annacquare il testo. A complicare il quadro, anche i negoziati in corso sui dazi con Washington che accusa Bruxelles di penalizzare il comparto tech americano con le sue regole sul digitale. Una doppia partita che l'Ue ha cercato al contrario di tenere separata.