La società ginevrina investe all'estero per evitare la sorveglianza di massa proposta dal governo svizzero
Una società ginevrina che sta sviluppando un modello di intelligenza artificiale non ficcanaso, che salvaguarda cioè la sfera privata, volta le spalle alla Svizzera: gli investimenti milionari nei server saranno effettuati all'estero, perché la Confederazione è considerata a rischio, viste le modifiche legislative proposte dal Consiglio federale. L'impresa teme un regime di sorveglianza di massa della popolazione.
"Oggi il mercato dei servizi di intelligenza artificiale generativa è dominato dagli americani e dai cinesi, con Google Gemini, ChatGPT, DeepSeek e Microsoft Copilot", afferma Andy Yen, direttore dell'impresa Proton, con sede a Plan-les-Ouates (GE), in un'intervista pubblicata oggi da Le Temps. "Riteniamo fondamentale offrire alternative. Se si guarda allo sviluppo di Internet, fin dalle sue origini il problema deriva dal fatto che alla fine degli anni 90 abbiamo lasciato che le aziende americane dominassero la ricerca online. Questo ha portato al modello economico dominante di oggi: il capitalismo di sorveglianza".
L'intelligenza artificiale rappresenta una rivoluzione simile a quella della ricerca su Internet di 30 anni or sono, argomenta l'imprenditore. "Anche se è difficile e costoso agire in un mercato estremamente competitivo, Proton ha deciso di fare il passo coraggioso di entrare nel campo dell'IA, ma in modo diverso. Vogliamo offrire un'alternativa. Perché le informazioni digitate in una ricerca sono molto sensibili e intime. Molte persone cancellano la loro cronologia di ricerca, ma questo non cambia nulla: Google registra tutto. E l'intelligenza artificiale va ben oltre. Non si limita a visualizzare i risultati delle vostre ricerche, ma parla con voi e vi conosce: la vostra personalità, le vostre opinioni politiche, i vostri interessi, le vostre paure. Oggi vedo persone, anche bambini, che usano l'IA come un compagno. Le parlano e le raccontano la loro vita".
Ecco quindi che l'impresa sta creando la propria IA, che porta il nome Lumo. "Grazie a una crittografia molto forte, le informazioni che condividete con la nostra IA non possono essere utilizzate o divulgate", spiega l'esperto. "La storia delle vostre conversazioni appartiene a voi; nessuno, nemmeno Proton, può accedervi. È una promessa che nessun altro può fare oggi. Io stesso uso l'intelligenza artificiale e a volte vorrei fare domande delicate, ma esito perché non so cosa verrà fatto dei miei dati. Con il nostro prodotto, Lumo, potete beneficiare dell'IA senza questa paura. Potete essere certi che le vostre conversazioni saranno protette".
"Penso che sia un prodotto che sarà competitivo a livello globale fin dal primo giorno", si dice convinto lo specialista. "Il feedback iniziale che stiamo ricevendo internamente è molto buono". A suo avviso si tratta della scommessa più rischiosa che è stata fatta dalla creazione della società. "È un settore in cui è necessario un aggiornamento costante, in cui i modelli devono essere all'altezza di quelli di Google o Microsoft. È un ramo ad alta intensità di capitale, con concorrenti dalle risorse immense. Ma questa è anche la storia di Proton. Fin dall'inizio ci siamo confrontati con operatori molto più ricchi. E siamo riusciti a dimostrare che possiamo costruire un modello basato sulla riservatezza. Quando abbiamo iniziato, 11 anni or sono, la gente ci diceva che era impossibile, addirittura ridicolo".
La basi su cui è stato creato Lumo? "Esistono molti modelli open source, molto avanzati e disponibili pubblicamente, e noi utilizziamo un mix di questi per offrire la migliore qualità possibile. In seguito, dovremo anche sviluppare i nostri modelli. L'intera operazione è costosa, ma i costi stanno scendendo molto rapidamente, come abbiamo visto con DeepSeek. Ciò significa che i piccoli operatori come noi saranno in grado di competere in modo sempre più efficace. Ciò che prima costava decine di miliardi, presto costerà qualche miliardo, poi centinaia di milioni".
"Costruiamo e controlliamo la nostra infrastruttura. I chip sono di nostra proprietà e, una volta lanciato il servizio, aumenteremo le capacità per soddisfare la domanda. Detto questo, purtroppo questa infrastruttura non sarà situata in Svizzera", puntualizza l'accademico con dottorato in fisica all'università di Harvard. "Proton investirà in infrastrutture in Germania, appena oltre il confine, e sta anche sviluppando strutture in Norvegia, per un costo di 100 milioni di franchi ".
E perché scartare la Svizzera - chiede il giornalista di Le Temps - considerata la sede ginevrina? "Per via della revisione delle ordinanze legate alla Legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni (LSCPT), che è stata recentemente sottoposta a consultazione", risponde il professionista con trascorsi al CERN. "È una situazione senza precedenti. La proposta del consigliere federale Beat Jans è estrema: mira a imporre in Svizzera una sorveglianza di massa che è illegale non solo nell'Unione europea ma anche negli Stati Uniti. Ciò costringerebbe le aziende elvetiche a spiare i propri utenti per conto dello stato. Se questa proposta di legge dovesse passare, i servizi offerti da Proton nella Confederazione sarebbero meno privati di quelli offerti da Google in Svizzera".
Da qui la scelta di congelare gli investimenti nella repubblica dei 26 cantoni. "Non è una decisione presa alla leggera, investiamo in Svizzera da oltre undici anni", osserva il Ceo aziendale che ha vissuto anche negli Stati Uniti e a Taiwan. "Oggi abbiamo più di 500 dipendenti, molti dei quali nella Confederazione. Il mese scorso ho scritto una lettera al consigliere federale Jans per chiedere chiarimenti e garanzie sul fatto che le preoccupazioni del settore sarebbero state prese in considerazione. Ad oggi, non è stato in grado di fornirne. Questo è un pessimo segnale. Non possiamo investire in Svizzera in attivi strategici difficili da spostare, come una fabbrica di intelligenza artificiale. Ciò significa che dovremo spostare la maggior parte della nostra infrastruttura fisica fuori dal paese. I nostri centri dati per l'intelligenza artificiale non saranno in Svizzera, perché la riservatezza è essenziale e si tratta di investimenti pesanti".
Perché non aspettare la decisione finale delle autorità elvetiche sulla legge? "Quando arriverà, tra una settimana o un anno?", si chiede l'intervistato. "La politica si muove spesso a un ritmo lento. Ma il ritmo dell'IA, con la sua sfrenata competizione globale, è molto diverso. Dobbiamo muoverci in fretta, o ci troveremo fuori dai giochi. C'è un altro fattore importante: la Commissione europea ha deciso che l'IA è una priorità strategica. Creerà 15 fabbriche di IA e investirà 20 miliardi di euro nei prossimi dodici mesi. Tutte le principali aziende tecnologiche si stanno muovendo nella stessa direzione. C'è quindi una domanda massiccia di infrastrutture per i data center. Se non comincio a costruire ora, tra sei mesi rischio di non trovare né le persone né le attrezzature necessarie, che saranno assorbite dagli investimenti europei o delle grandi aziende. L'Europa, gli americani e i cinesi stanno procedendo a pieno ritmo, senza passare sei mesi a discutere".
Secondo Yen si tratta d una questione di gestione dei rischi. "E attenzione, l'investimento di 100 milioni è solo l'inizio. La nostra ambizione è quella di diventare un concorrente europeo di Google e il nostro investimento totale da qui alla fine del decennio supererà il miliardo di franchi. Quindi questi 100 milioni rappresentano solo il 10% del totale", conclude.