Tecnologia

Il Consiglio nazionale svizzero approva mozione per mantenere la tecnologia FM nelle radio private

La decisione mira a tutelare la diversità mediatica e contrastare la perdita di ascoltatori verso emittenti straniere

9 settembre 2025
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Destinata a una morte certa, la trasmissione radio tramite tecnologia FM potrebbe conoscere un inaspettato ritorno. Il Consiglio nazionale ha infatti approvato oggi - con 124 voti contro 62 (8 astensioni) - una mozione della sua Commissione delle telecomunicazioni che chiede di rinunciare alla disattivazione delle frequenze, prevista per le radio private a fine 2026.

La decisione di abbandonare la FM risale a oltre dieci anni fa e si basava su previsioni che allora sembravano plausibili. Ma la realtà del 2025 racconta un'altra storia: dallo spegnimento degli impianti FM della SSR, avvenuto alla fine del 2024, la radio pubblica ha registrato una pesante perdita di ascoltatori, ha ricordato il relatore commissionale Damien Cottier (PLR/NE).

Tale emorragia ha soprattutto favorito le emittenti straniere, ancora disponibili in FM: in Romandia e in Ticino, decine di migliaia di persone si sono rivolte alle stazioni francesi o italiane. "Non si tratta di ipotesi, ma di fatti", ha detto Cottier. A suo dire, quindi, il dibattito "non è questione di nostalgia tecnologica, bensì di tutela della diversità mediatica e radiofonica del nostro Paese".

Inoltre, vietare oggi la diffusione in FM appare illogico, quando gran parte dei cittadini continua a utilizzare questa tecnologia, in particolare in automobile. Per Cottier occorre attenersi ai fatti e "non imporre la fine dei canali FM in una fretta che rischierebbe di somigliare a un accecamento democratico".

Nel suo intervento, il consigliere federale Albert Rösti ha però ricordato che lo spegnimento delle frequenze FM non è stato imposto dallo Stato, ma deciso già nel 2014 dalle stesse associazioni radiofoniche, inclusa la SSR. Per la transizione al DAB+, ha ricordato il ministro delle comunicazioni, sono stati stanziati circa 86 milioni di franchi in fondi per l'innovazione, e dal 2017 la disattivazione è stata sancita anche a livello legale.

Il mantenimento dell'infrastruttura analogica costa ogni anno tra i 15 e i 20 milioni di franchi, spese coperte in parte dal canone radiotelevisivo pagato dai cittadini e dalle imprese. Secondo Rösti, queste risorse sarebbero meglio investite se spese nel rafforzamento dei contenuti giornalistici, soprattutto in vista di una possibile riduzione dei fondi qualora passasse l'iniziativa popolare "200 franchi bastano!". Inoltre, ha sottolineato il consigliere federale, un'ulteriore proroga rischierebbe di compromettere la certezza del diritto per chi ha pianificato la transizione al digitale.

L'atto parlamentare passa ora all'esame del Consiglio degli Stati.