Domani la Svizzera è impegnata nelle prequalificazioni ai Mondiali del 2027, penultima avversaria la Slovacchia
La Svizzera torna in campo in questo infuocato agosto per le ultime due gare delle prequalificazioni al Mondiale 2027. Domani a Winterthur contro la Slovacchia (ore 19), sabato in Lettonia contro l’Ucraina. Nelle precedenti uscite, una sconfitta in Slovacchia per 73-60 e una vittoria casalinga all’ultimo secondo (66-64) sull’Ucraina. Considerando che l’Ucraina ha battuto la Slovacchia di 9, la rincorsa a uno dei due posti disponibili sarà in salita. Urge recuperare il -13 contro gli slovacchi e salvare il +2 sugli ucraini.
Unico ticinese nella formazione elvetica, Yuri Solcà è appena approdato a Ginevra dopo una stagione da protagonista a Massagno, vero leader del gruppo nella seconda parte del campionato. Con lui facciamo il punto alla situazione in Nazionale. La Svizzera è sempre in evoluzione... «Sì, rispetto alla scorsa stagione abbiamo nuovi giocatori nella selezione, come Niko Rocak, Xasmin Mambo e Matteo Picarelli. Giocatori che sono in parte cresciuti da noi prima di andare negli Stati Uniti – i primi due – o appena naturalizzati come Mambo, cresciuto a Friborgo e ora in Francia in ProB». Hanno dato un buon apporto, specie contro l’Ucraina... «Non è mai facile inserirsi in un nuovo contesto, anche se Rocak ha un fratello che l’ha preceduto e ha già giocato nella U20. Il loro contributo è migliorato dalla prima alla seconda uscita, e fa ben sperare per le prossime gare».
Nella prima sfida in Slovacchia avete subito fino a -24, per poi chiudere a -13. Il divario è colmabile? «Nella prima sfida abbiamo giocato in maniera troppo leggera contro una formazione molto fisica: eravamo partiti bene, ma poi la loro difesa ci ha creato non pochi problemi». Anche per un certo scollamento vostro nella costruzione del gioco... «In parte anche per quello, ma a volte la palla entra e altre no, e quella volta le nostre percentuali non sono state buone. Occorre essere più precisi e fare le scelte più adeguate come complesso, più che come individualità. La nostra forza deve essere il collettivo».
Contro l’Ucraina il fattore campo ha sopperito alla differenza di ranking continentale, con gli ucraini al 17° posto e voi al 32°. «Direi di sì, anche se va detto che abbiamo offerto una bella prova difensiva, rispettando quanto preparato in allenamento. Inoltre abbiamo avuto un miglior apporto offensivo, perdendo metà dei palloni sprecati nella gara in Slovacchia. Il loro allenatore ha giudicato la nostra prestazione come la partita della vita, ma penso che sia stata una visione un po’ esagerata». Ora si tratta di risalire da -13... «Chiaramente non sarà una cosa semplice, anche perché la Slovacchia ha un buon roster e tanta fisicità. Dovremo essere bravi a sfruttare il fattore campo e a mettere le mani addosso, come si dice in gergo, per creare loro problemi. La nostra difesa deve essere al massimo, anche perché loro, dopo la sconfitta contro l’Ucraina, sanno che il passaggio del turno passa da una vittoria contro di noi».
Detto della Nazionale, facciamo magari un passo indietro e parliamo della tua scelta di accettare l’offerta di Ginevra... «Onestamente mi sarebbe piaciuto restare in Ticino e continuare fra le mura di casa. Poi, però, vista l’offerta dei Lions, ho pensato che fosse un’esperienza importante. Certi treni, del resto, passano solo una volta. Ho anche pensato che il fatto di giocare in Europa mi avrebbe dato uno stimolo in più per crescere ulteriormente. E comunque si trattava di un’ulteriore preziosa esperienza, dopo quella di Friborgo». Ginevra è intenzionata a investire: c’è anche l’idea di una struttura finalmente adeguata al blasone... «Questo nuovo progetto è stato una motivazione in più. La scorsa stagione l’ho iniziata senza una vera preparazione adeguata, dato che venivo da un serio infortunio. Poi, gradatamente, sono cresciuto sul piano fisico e tecnico e ho potuto chiudere la seconda parte di campionato in crescendo, pronto anche per la maglia rossocrociata».
Gli svizzeri che giocano fra i confini nazionali sono sempre meno: i tuoi nuovi compagni di squadra Anabir e Mbala, Martin dell’Olympic e George del Losanna che – contrariamente al fratello in Nba, che ha scelto il passaporto canadese – possiede il documento rossocrociato. Un po’ pochi, no? «È innegabile: tutti gli altri sono sparsi nei vari continenti, ma è una realtà non diversa ad esempio da quella del calcio. Se vuoi crescere, devi farlo nei due migliori club nazionali oppure all’estero. Non ci sono alternative».