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Tecnica e velocità di esecuzione le differenze più sostanziali

Il panorama femminile rossocrociato cresce a singhiozzi e rimane indietro rispetto a quello europeo

(Keystone)

Oggi affrontiamo il discorso del settore femminile che riguarda sia la serie A che la serie B, dove evolvono, in ordine alfabetico, Bellinzona, Muraltese e Riva. Iniziamo dicendo che la qualifica della Nazionale rossocrociata agli Europei di questa estate ha suscitato notevole interesse anche mediatico perché era da più di mezzo secolo che una nostra rappresentativa non raggiungeva tale risultato. Non ce ne voglia nessuno ma, a conti fatti, i risultati ottenuti hanno messo in chiara evidenza le difficoltà di questo settore in campo continentale: non è demerito della Svizzera se la qualificazione l’ha ottenuta perché c’erano avversarie ancora più deboli. Nei confronti delle maggiori nazionali europee tuttavia il divario è stato netto, molto netto, dai 20 punti in su.

Le differenze sostanziali stanno nella tecnica individuale, nel fisico e nella velocità di esecuzione delle manovre. Gap non facilmente recuperabili in un contesto nazionale che cresce a singhiozzi. Sono solo otto le squadre di serie A e tutte hanno quest’anno almeno tre straniere. Ciò significa che le giocatrici svizzere di un certo livello non sono più di cinque per squadra, per un totale di quaranta in tutto. È abbastanza evidente che il livello non è certamente elevato perché se si guardano già le prime uscite vediamo che le giocatrici d’importazione incidono per un buon 60-70 per cento sul risultato in fatto di punti e rimbalzi. Ciò significa che avere tre straniere è sicuramente utile per elevare il livello anche degli allenamenti, ma poi il campo esprime altre cifre: è vero che la Nazionale beneficia di quelle giocatrici che, come Fora, evolvono all’estero, però la massa critica su cui lavorare in patria è risicata. Sul piano fisico di lunghe non ne abbiamo per impensierire le avversarie migliori perché la pallavolo se l’è prese con un lavoro capillare a 360 gradi, cosa che il basket non è ancora in grado di fare.

Sul piano cantonale è bello che le tre regioni abbiano la loro squadra che mantiene una tradizione atavica, grazie alla volontà dei soliti appassionati e, soprattutto, appassionate. Quest’anno avremo sei derby che non mancheranno di dare ulteriore entusiasmo alle società stesse che cercano con ogni mezzo di avere una compagine faro in società. Il fatto che tutte abbiano ingaggiato una straniera è positivo per dare un’ulteriore mano a far crescere le giovani. Il guaio, si fa per dire, è che quando queste sono pronte per un campionato di valore superiore, se ne vanno, per motivi di studio ma anche professionali, oltre Gottardo, lasciando le nostre società sempre ai piedi della scala nazionale. Si pensava che l’università ne trattenesse qualcuna: ora si spera invece che un maggior numero di sponsor possa permettere investimenti che rendano possibile qualche acquisto d’oltre Gottardo per risalire la china.