Chiamate a compiere un vero e proprio miracolo, le rossocrociate non smettono di credere nell’impresa riacciuffando in extremis il biglietto per i quarti
Tutto, o niente. Le pagine bianche aspettano solo di essere riempite da imprese storiche. Cuore, determinazione. La Nazionale rossocrociata si è ritrovata, lì, a un passo da una dolorosa eliminazione già nella fase a gironi. Nessuna giocatrice ha tuttavia mai perso la speranza, dimostrando che bisogna credere sempre nei propri sogni. Quei sogni che molte cullano fin da bambine, ora trasformatisi finalmente in realtà. Punite nell’orgoglio, Wälti e compagne hanno infatti trovato la forza di riemergere (sostenute da un pubblico semplicemente incredibile), dimenticando qualsiasi forma diplomatica tipica della città di Calvino e regalandosi uno storico biglietto per i quarti.
L’euforia nell’impianto di Ginevra era maggiore rispetto a Berna, come la sensazione di poter scrivere la storia. Entrate in modo propositivo in campo, le rossocrociate hanno subito ribadito di voler conquistare il bottino pieno grazie a una conclusione da lunga gittata di Sydney Schertenleib e, in seguito, a un tocco di tacco di Svenja Fölmli. La compagine di Pia Sundhage ha cercato di concedere raramente il fianco, ma non è stata capace di concretizzare le sue occasioni. Tant’è che, trascorsi circa venti minuti, le finniche hanno messo in difficoltà le nostre… manco a dirlo su palla ferma. Un tallone d’Achille che bisognerà sistemare in vista del prossimo turno. A chiudere la saracinesca è dunque stata una sontuosa Livia Peng, sicura nelle uscite. Il ritmo dell’incontro si è spento, con le due squadre che hanno palesato di sentire l’importanza del match commettendo parecchi errori. A pochi minuti dalla pausa la Svizzera ha di nuovo messo il muso dalle parti di Koivunen grazie a una conclusione di Géraldine Reuteler, nominata miglior giocatrice in tutte le partite della fase a gironi. Nella pausa la selezionatrice ha ‘attinto’ dalla panchina, permettendo alle sue protette di sfondare maggiormente sulle fasce (rimpiazzando una Nadine Riesen stavolta non in perfette condizioni). Nessuna ha tuttavia osato la conclusione da fuori, perdendo spesso il timing e facendosi arginare dalla retroguardia finnica. A caricarsi le compagne sulle proprie spalle, dunque, ci ha pensato Leila Wandeler. Il pubblico è tuttavia stato freddato dal fallo in area di rigore di Viola Calligaris, trasformato con freddezza da Kuikka. Le speranze infrante nel breve volgere di qualche secondo, ma i tifosi di fede rossocrociata sono tornati a farsi sentire alzandosi perfino in piedi. E Wälti e compagne hanno trovato la forza d’imbastire un’azione da manuale, mandando Xhemaili a segno e Ginevra in estasi. È scoppiato il delirio, ancor più quando la speaker ha comunicato la seconda posizione in classifica. Ergo uno storico passaggio del turno. Le ragazze sono cadute sul terreno da gioco, stremate, ma felici dell’impresa raggiunta. «Incredibile, alla fine è stata una battaglia di nervi – ha dichiarato capitan Lia Wälti –. A un certo punto pensavamo di avere la partita sotto controllo, perché non avevamo concesso molte occasioni alle nostre avversarie, poi però è arrivato quel rigore inutile. Fortuna che siamo ancora riuscite a segnare, e adesso siamo incredibilmente esauste ma anche molto fiere. Non mi era mai capitato prima di giocare in un ambiente del genere: il pubblico ci ha portate di peso, e poter festeggiare con i fan dopo aver segnato all’ultimo è stato fantastico. Non potevamo chiedere di meglio».
Due sfere apparentemente differenti, ma unite da una profonda connessione. Fra disciplina e ricerca della perfezione. Due forme di espressione, che riflettono l’ambizione umana di esplorare i propri limiti. Proprio come l’opera d’arte comparsa nel cuore del parco la Grange, sul cui sfondo appare il celebre jet d’eau. Realizzata in quattro giorni direttamente sull’erba e con vernici biodegradabili da Saype, rappresenta una bambina che abbozza un campo da calcio. Un affresco che mette l’accento sul gioco e sulla condivisione, illustrando l’importanza di questa manifestazione, che merita la massima visibilità e riconoscenza. Una scena delicata e coinvolgente a simboleggiare l’innocenza, la creatività e la capacità di qualsiasi attività sportiva di unire le persone al di là di ogni divisione. Come l’arte, il calcio ha il potere di essere un linguaggio universale che trascende le barriere poste dall’essere umano. Sociali, economiche o etniche. Poco importa. È successo anche fra le strade di otto città rossocrociate, ma non solo, visto il trasporto mostrato dal pubblico. Ora spetta (solo) alla Nazionale completare ulteriormente l’opera: venerdì, quando a Berna sfiderà verosimilmente l’insidiosissima Spagna. Un ostacolo insormontabile, ma non svegliateci ancora da questo sogno.