Stasera la Svizzera contende alla temibile corazzata spagnola un posto ancor più nella storia. Tikas: ‘Il Barcellona la base del successo della Roja’
I sogni nascono in testa, e sono elaborati dal cuore, prima di essere attuati dal corpo. Una sinergia di azioni talvolta capace di far emergere quelle abilità e quella forza d’animo che neppure si pensava di possedere. Questa sera la Svizzera torna in campo per uno storico quarto di finale contro la Spagna. Battere la corazzata iberica, principale contendente alla vittoria finale, sarebbe la più grande impresa del calcio femminile rossocrociato. Una squadra, quella capitanata da Irene Paredes, formata principalmente da giocatrici del Barcellona. Barcellona, che domina la ribalta europea, alla base del successo della Roja. «Quanto implementato dalla società blaugrana per vincere la Champions e diventare la miglior compagine del mondo si è riflesso pure sulla Nazionale – spiega Maria Tikas, giornalista del quotidiano Diario Sport –. Le calciatrici, munite di una qualità sopraffina, hanno infatti richiesto maggior attenzione sulla formazione come pure nel processo di professionalizzazione». Altri due cardini sono l’unità dello spogliatoio e la gestione del gruppo. «Tutte sentono di essere importanti, anche chi gioca di meno».
Un collante significativo come Alexia Putellas, fratturatasi proprio a pochi giorni dall’ultima rassegna continentale il crociato e ora tornata quella giocatrice capace di conquistare due Palloni d’Oro consecutivi. «Quando dà il meglio di sé, influenza positivamente il resto della squadra. Tre anni fa è mancato il suo talento, ma pure la sua presenza in campo e la sua leadership. Chiunque riconosce la bravura di Alexia e Aitana, ma vorrei sottolineare un altro nome. Quello di Patri Guijarro, secondo me l’elemento più importante della rosa: senza di lei, Barça e selezione non sarebbero in grado di proporre lo stesso calcio. È capace di rendere migliori le compagne». A caccia del titolo numero uno fra i confini europei, per la Spagna il Wankdorf sembra essere una tappa intermedia verso la finale del 27 luglio. Quasi eliminate le campionesse in carica dell’Inghilterra, capolinea delle Furie Rosse nel 2022, la giornalista mette in guardia «dalla Francia, che ritiene di avere la rosa più attrezzata, e dalla Germania. Una squadra che non abbiamo mai battuto e nostra carnefice ai Giochi di Parigi nel match per la medaglia di bronzo. Tutte le rappresentative ancora presenti, però, possono essere temibili». Un possesso del 70% e ben 14 centri. Non il classico dominio sterile a cui talvolta è associato il calcio iberico. C’è tuttavia il tarlo delle (tre) eliminazioni di fila proprio allo stadio dei quarti di finale. «Da quando hanno conquistato il Mondiale sono ‘sottoposte’ a una grandissima pressione. Prima non avevano mai neppure superato la fase a eliminazione diretta in una grande manifestazione. Hanno impattato le Olimpiadi contemplando solo l’oro. Adesso, invece, sono consapevoli di avere il talento e le capacità necessarie a rimanere a lungo nel torneo».
Quando si parla di Spagna non si può tuttavia dimenticare il caso Rubiales, soprattutto considerate le assenze di Jenni Hermoso (a cui era stato rubato quell’ormai famoso bacio durante la cerimonia di premiazione del Mondiale) e Misa. Forse hanno pagato il prezzo di aver denunciato la vicenda? «Non penso che la questione sarà mai del tutto chiusa. Jenni ha dichiarato pubblicamente di meritare un posto in rosa e che Montse Tomé non è stata corretta nei suoi confronti, mentre la selezionatrice ha motivato l’assenza sua e di Misa con questioni sportive». Spicca inoltre che Mapi León, una delle migliori centrali del mondo, continui a non voler difendere i colori della Roja. «È ancora persuasa che i cambiamenti apportati non bastino e per questo non vuole tornare. Le giocatrici sottolineano comunque il buon ambiente che ora regna fra staff e squadra. Finalmente possono concentrarsi ‘solo’ sul gioco». A proposito di allenatrice, Tikas inizialmente aveva mostrato scetticismo poiché «dovevamo rompere definitivamente con la precedente gestione, e lei faceva parte del team di Vilda. Le cose sono però migliorate, Tomé ha compiuto un ottimo lavoro durante questo Europeo. Ha perfino avuto il coraggio di non far partire da titolare Aitana, reduce da una meningite virale, pensando alla squadra. Ha inoltre puntato su giovani come Vicky e Jana. Vedremo cosa succederà d’ora in poi, quando dovrà mostrare la sua caratura».
Nelle ultime tre partite in cui le rossocrociate hanno incontrato le Furie Rosse l’esito è stato impietoso: tre battute d’arresto e ben 17 gol incassati. Numeri che testimoniano la montagna che Wälti e compagne dovranno cercare di scalare. Wälti che, unitamente ad Ana-Maria Crnogorcevic, difendeva già i nostri colori nel giugno del 2012. Periodo a cui risale l’ultimo successo della Svizzera. La squadra di Pia Sundhage non manterrà spesso la palla fra i piedi, dovrà soprattutto difendersi e approfittare di ogni minima occasione concessa da Paredes e compagne. «Effettivamente la Spagna ha molte risorse in attacco e può segnare con relativa facilità. Penso che le rossocrociate dovranno cercare di essere coraggiose, scendere in campo e giocare. Noi abbiamo un baricentro piuttosto alto e, dunque, soffriamo nelle transizioni. Lì potrete avere delle occasioni. Pur conoscendo i nostri punti deboli, però, dovrete sperare in una giornata storta» di Paredes e compagne. Tikas ha quotato il girone della Svizzera come «relativamente facile perché la Norvegia non era in perfette condizioni. Mi è invece piaciuta la Finlandia. Sono comunque stata molto contenta del pareggio che avete conquistato nell’ultima partita, valso la qualificazione, perché come appassionata di calcio e giornalista è bene che la squadra ospitante vada il più lontano possibile. Ripensando alla Nations League non mi aspettavo che riusciste a raggiungere i quarti, ma (grazie pure a un pizzico di fortuna) avete meritato di passare il turno». La penna iberica ha lodato il nostro centrocampo e «il modo in cui vengono gestite le giovani come Beney, Pilgrim, Ivelj, Vallotto, Xhemaili o Fölmli».
La nostra interlocutrice ha elogiato pure l’organizzazione della rassegna. Dalle sedi alle facilities per i media. «Tutto è vicino: per un tifoso è facile raggiungere qualsiasi partita. E questa è la cosa più importante. Sono accorse persone da molti Paesi e l’atmosfera è incredibile. Credo sia il miglior torneo a cui abbia mai partecipato in termini di organizzazione». Tikas ormai segue il calcio femminile da parecchi anni e non può nascondere di ricevere tuttora commenti sessisti e insulti. «Come tutte le mie colleghe, sento che devo sempre dimostrare qualcosa in più. Non tanto per il fatto di essere una donna, anche se questo è collegato, ma perché mi occupo di calcio femminile. Non ci sono inoltre abbastanza opinioniste, e nemmeno donne che prendono decisioni nelle stanze dei bottoni dei media. Un’altra forma di... discriminazione». Il football muliebre continua però a catturare maggior interesse. «Come accennato in precedenza, il ruolo del Barcellona è stato fondamentale in questa crescita esponenziale che stiamo vivendo nelle ultime stagioni. Nella mia prima intervista, Alexia mi disse: ‘Non possiamo dimenticare da dove veniamo, ma neppure dove stiamo andando’. Abbiamo percorso molta strada, oggi accadono cose che fino a pochi anni fa erano impensabili mentre ora sono la normalità. Questo non significa che possiamo essere soddisfatte, dobbiamo continuare a investire. A migliorare le condizioni delle parti coinvolte, e soprattutto prenderci cura del prodotto. Tutti dobbiamo andare di pari passo». Come recita la copertina del libro scritto proprio da Tikas, No ens diguis que és impossible.