La mozione è stata bocciata per problemi di privacy e proporzionalità, preferendo misure già esistenti
"No" alla base legale che avrebbe aperto la strada all'introduzione dei biglietti nominativi per assistere agli eventi sportivi. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale, respingendo una mozione della Commissione della politica di sicurezza degli Stati. Le misure già in vigore sono state giudicate sufficienti, ma dovrebbero essere applicate con maggiore rigore.
Formalmente, l'atto parlamentare prevedeva che i nominativi delle persone iscritte nella banca dati HOOGAN - che raccoglie coloro che, in Svizzera o all'estero, si sono resi protagonisti di atti violenti in occasione di manifestazioni sportive - venissero trasmessi ai punti vendita, così da impedire loro l'acquisto dei biglietti.
La proposta, ha sostenuto il consigliere federale Beat Jans, presenta però un serio problema in materia di protezione dei dati: estendere l'accesso alle informazioni HOOGAN significherebbe renderle disponibili a tutti i punti vendita per settimane, con conseguente violazione del principio costituzionale di proporzionalità. Inoltre, chi vende biglietti non è un funzionario di polizia vincolato dal segreto d'ufficio, ha osservato il relatore commissionale Jean-Luc Addor (UDC/VS).
Nessuno pensa che si debba restare con le mani in mano di fronte agli eccessi che si verificano durante le manifestazioni sportive, ha aggiunto il vallesano. Non bisogna però cadere nelle punizioni collettive né in una criminalizzazione ingiusta del mondo ultras e dei tifosi in generale, ha insistito Addor.
Beat Jans ha poi ricordato che una soluzione esiste già: gli organizzatori di manifestazioni sportive possono già oggi effettuare confronti con HOOGAN quando gli spettatori entrano nello stadio. La base legale, dunque, è già disponibile. In questo caso, l'accesso alla banca dati sarebbe limitato a poche ore e circoscritto al giorno della partita. I Cantoni, ha aggiunto l'altra relatrice commissionale Andrea Zryd (PS/BE), dovrebbero quindi sfruttare meglio gli strumenti già previsti, come il divieto d'accesso a determinate aree.
Il consigliere federale ha invitato il calcio a ispirarsi all'hockey: la squadra di hockey dello Zugo già controlla i dati delle persone che entrano allo stadio se figurano nella banca dati HOOGAN. In definitiva, ha sostenuto Jans, quello che conta non è chi compera i biglietti, ma chi entra allo stadio. In questo senso, la mozione non risolve il problema.
Questo punto è stato contestato da Reto Nause (Centro/BE), che ha aperto il suo intervento ricordando una serie di episodi di violenza verificatisi di recente in Svizzera, compreso lo stadio Cornaredo di Lugano. Per il bernese, questi fatti dimostrano che il problema della sicurezza negli stadi è concreto.
Secondo Nause, l'introduzione dei biglietti nominativi potrebbe rappresentare una risposta efficace. Ha citato come esempio lo stadio Anfield Road di Liverpool, dove la misura funziona nonostante la presenza di decine di migliaia di spettatori. Rispondendo a una domanda di un collega, ha ammesso che i club potrebbero fare di più utilizzando gli strumenti legali già esistenti, ma ha ribadito che spetta al Parlamento intervenire se questo non avviene.
Il plenum, tuttavia, non si è lasciato convincere e ha respinto l'atto parlamentare con 132 voti contro 56 (8 le astensioni). Non ha avuto miglior esito nemmeno una seconda mozione - respinta con 137 voti contro 56 e 5 astenuti - che proponeva l'istituzione di un gruppo di lavoro congiunto con i Cantoni per valutare eventuali modifiche legislative contro l’hooliganismo. La maggioranza ha ritenuto che esistano già strutture adeguate per garantire uno scambio efficace tra autorità federali e cantonali.