Scatta martedì da Saint-Imier il 78° Tour de Romandie che si deciderà domenica con la cronometro di Ginevra
La cavalcata solitaria di Tadej Pogacar – l’ennesima di un canovaccio che rischia di diventare stucchevole – sulle strade della Liegi-Bastogne-Liegi, ha chiuso la prima parte della stagione e messo in naftalina le classiche di un giorno. Con l’arrivo della primavera, il panorama del ciclismo mondiale si apre alle grandi corse a tappe. A iniziare dal Tour de Romandie che scatterà domani da Saint-Imier e al quale faranno seguito a breve giro di posta Giro d’Italia, Delfinato, Tour de Suisse, Tour de France e Vuelta a España. Quando le foglie inizieranno a cadere, si tornerà alle corse di un giorno, a partire dalla Clasica di San Sebastian, per arrivare fino all’ultimo Monumento della stagione, il Giro di Lombardia. Cambia il tipo di competizione e cambiano, in parte, anche i protagonisti. Uno dei pochi che non fa differenze è ovviamente Tadej Pogacar, pronto a dare l’assalto alla quarta maglia gialla della Grande Boucle, dopo essere stato l'assoluto protagonista dei primi quattro mesi di gare (successi a Strade Bianche, Fiandre, Freccia e Liegi, 2° a Roubaix e Amstel, 3° alla Sanremo). Chiusa in maniera trionfale la prima parte della stagione, lo sloveno concentrerà le sue attenzioni sul Tour de France e, di conseguenza, non sarà al via del Tour de Romandie.
A differenza del suo principale rivale nell’ultima settimana nelle Ardenne: Remco Evenepoel. Il belga dopo l’infortunio di inizio dicembre ha dovuto cambiare i suoi piani, rinunciando al Giro d’Italia a favore della Grande Boucle. Rientrato da pochi giorni con una vittoria alla Freccia del Brabante e un terzo posto all’Amstel Gold Race, il campione olimpico ha la necessità di accumulare giorni di corsa per recuperare quelli persi a inizio stagione. Ha così accettato di recitare il ruolo del favorito sulle strade della Romandia, anche se domenica alla Liegi è apparso poco brillante (59°) a partire dalla Redoute, tanto da farsi trovare nelle retrovie quando Pogacar ha aperto il gas. È quindi possibile che la sua presenza al TdR sia finalizzata in primo luogo a una sorta di allenamento attivo, senza prendere in considerazione la classifica generale.
Tuttavia non è detto che chi dovrebbe mettere i bastoni tra le ruote del belga si trovi in uno stato di forma migliore. È il caso del russo Aleksandr Vlasov (Bora), vincitore dell’edizione 2022 e secondo lo scorso anno: gradisce le strade romande, ma in stagione non ha sin qui raccolto nemmeno un risultato significativo. Da tenere d'occhio, per contro, il portoghese João Almeida, vincitore del Giro dei Paesi Baschi a inizio aprile e leader designato della Uae Emirates in assenza di Tadej Pogacar. Nel novero dei favoriti va inserito pure lo spagnolo Carlos Rodriguez, vincitore un anno fa senza essersi aggiudicato nemmeno una tappa, ma dimostratosi molto solido sia nella cronometro di Oron, sia nella tappa di montagna di Leysin.
Per quanto riguarda la partecipazione elvetica, va segnalato che nessun ciclista romando prenderà parte alla 78esima edizione della corsa a tappe. In parte, questo è dovuto al fatto che Swiss Cycling, a favore della quale esisteva una deroga in vista dei Mondiali 2024 a Zurigo, non può più schierare una sua selezione. Al via da Saint-Imier saranno soltanto sei i rappresentanti del ciclismo elvetico: Silvan Dillier (Alpecin), Stefan Bissegger (Decathlon), Stefan Küng (Groupama), Jan Christen (Uae), Joel Suter e Roland Thalmann (Tudor). Küng e Bissegger puntano senza mezze misure alla cronometro di domenica a Ginevra, mentre è molto atteso al via Jan Christen. Il 20enne argoviese ha destato ottima impressione mercoledì alla Freccia Vallone, “lanciando” verso la vittoria Pogacar sull’ultimo Mur de Huy. Per lui, ovviamente, non è ancora tempo di classifica generale, ma potrebbe diventare il primo svizzero dal 2019 (Stefan Küng) a imporsi in una tappa del TdR.
A proposito di percorso. La prova si deciderà tra sabato e domenica, quando saranno in programma la tappa di montagna e la cronometro conclusiva. L’arrivo in quota è previsto a Thyon 2000, dopo 4'126 metri di dislivello positivo, tre salite di prima categoria (Anzère, Nax e l’arrivo a Thyon) e due di terza categoria. L’ultima maglia gialla verrà assegnata dopo la cronometro di Ginevra, lunga 17 km e che gli organizzatori stimano farà registrare una velocità media di 49,5 km/h.
Nei giorni precedenti, dopo il prologo di Saint-Imier, la carovana ripartirà da Basilea alla volta di Friborgo per la tappa più lunga (193,4 km) e piuttosto frastagliata (3'095 metri di dislivello). Anche le frazioni in circuito a La Grande Béroche e a Cossonay dovrebbero favorire gli attaccanti.