Ciclismo

Fabian Cancellara vuole il World Tour

La sua Tudor, cresciuta costantemente in questi anni, punta alla promozione nell'élite mondiale del pedale

30 aprile 2025
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Dal suo arrivo nel circuito professionistico nel 2023, Tudor Pro Cycling Team è cresciuta costantemente. Alla prima sua partecipazione a un grande giro, quello d'Italia nel 2024, hanno fatto seguito gli ingaggi di grandi atleti, come quello della star francese Julian Alaphilippe o quello del bernese Marc Hirschi. E quest'anno, la formazione dell'ex fuoriclasse Fabian Cancellara farà il suo debutto addirittura al Tour de France, grazie a un invito di cui spera di non aver più bisogno nel futuro, dovesse raggiungere il suo grande sogno, vale a dire entrare a far parte del World Tour, la massima espressione del ciclismo mondiale.

Fabian Cancellara, la Tudor in questi giorni prende parte per la terza volta al Tour de Romandie: qual è il vostro obiettivo quest'anno?

Non dovreste chiederlo a me! Io ho sempre voluto restare dietro le quinte, lasciando che a fare il grosso del lavoro fossero allenatori e direttori sportivi. Di certo speriamo in almeno una vittoria di tappa, come avvenne lo scorso anno (Maikel Zijlaard nel prologo di Payerne, ndr). La cosa più importante per me, ad ogni modo, è confermare il grande spirito di squadra che la Tudor fin qui ha sempre avuto. ‘Nati per osare’ è infatti il nostro slogan. Significa animare le corse senza rimanere nelle retrovie. CIô non vuol dire però andarsene in fuga senza senno, solo per mostrare alle telecamere la nostra maglia in testa alle gare.

Della sua squadra si è molto parlato, dopo l'arrivo di Hirschi e Alaphilippe. E il pubblico romando ora è un po‘ deluso di non vederli sulle proprie strade...

Sarebbe stato più semplice se avessimo avuto in rosa due Hrschi e due Alaphilippe! Dobbiamo però inevitabilmente pianificare la nostra attività: quest'anno parteciperemo al Giro e al Tour de France, e i nostri corridori – per forza di cose – non possono essere presenti a tutte le corse in calendario. Dobbiamo dunque fare delle scelte, anche per offrire buone opportunità ad altri corridori, come ad esempio il giovane francese Mathy Rondel, che questa settimana al Romandie sarà il nostro leader.

La prima partecipazione alla Grande Boucle cosa rappresenterà per la Tudor?

È un grande onore e un grande successo sportivo, anche perché siamo nel circuito professionistico solo da tre anni. Ciò dimostra che il nostro è un progetto che funziona, un progetto di successo, e che dunque lavoriamo bene. Per noi è importantissimo prender parte a due grandi giri ogni anno, in questo modo possiamo permetterci di ingaggiare diversi atleti, senza essere limitati a essere una classica squadra da 8 corridori.

La stampa romanda ha rivelato a fine marzo che la Tudor intende costruire un centro di performance unico in Svizzera entro il 2027, dotato di velodromo, gallerie del vento e superfici capaci di riprodurre fondi stradali particolari come ad esempio il pavé. Cosa ci può dire di più?

Siamo ancora agli inizi, ma di certo è sarà una tappa fondamentale per lo sviluppo del ciclismo in Svizzera. Sorgerà al centro del Paese, e ci permetterà di lavorare in modo ancor più professionale. Siamo felicissimi che questo progetto potrà davvero concretizzarsi.

Per ora siete ancora una squadra di seconda divisione, con una licenza Pro Teams. Cosa vi separa, ancora, dalle formazioni del World Tour?

Ciò che posso dire è che stiamo facendo il massimo per raggiungere il livello superiore. La squadra continua a crescere. Fra qualche anno, col centro di performance e l'esperienza che il nostro staff e i nostri atleti avranno accumulato, forse saremo all'altezza delle migliori squadre del mondo. Per ora non siamo ancora né la Uae, né laIneos né la Lidl-Trek, realtà che dispongono di budget molto superiori. Siamo però soddisfatti della situazione attuale, siamo fieri di rappresentare la Svizzera con un partner fedele e un progetto solido fin dagli inizi. Tutto ciò ci consente di progredire serenamente.

Qual è la strategia della Tudor per raggiungere il World Tour? Acquisto della licenza oppure promozione sportiva, sul campo, grazie all'accumulo di buoni risultati?

Prendiamo le cose una stagione dopo l'altra, ma è chiaro che vogliamo, un giorno, far parte del WorldTour. La squadra è ancora giovane, e non possiamo pretendere di fare il grande salto dopo soltanto tre anni fra i professionisti. Nei prossimi tre anni, però, le cose cambieranno senza dubbio. Sarà importante essere promossi, anche per avere un calendario certo, senza dover dipendere dalle wild card. Dunque, il primo nostro obiettivo è arrivare alla fine dell'anno fra le migliori formazioni Pro Teams, per garantirci la partecipazione a certe gare importanti come ad esempio il Tour de France.