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Ambrì, è adesso il momentum. ‘Io sono sereno’

Dopo il successo nella sfida da non perdere, Luca Cereda e i biancoblù guardano con fiducia al traguardo play-in. ‘Il trend è positivo, avanti così’

La gioia del québecois dopo il rigore che ha dato una svolta al sabato sera
(Ti-Press/Branca)
24 febbraio 2025
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Ambrì – Una boccata d’ossigeno in quota. A settanta punti, meno di una settimana prima del giorno del giudizio, quando gli Dei dell’hockey sentenzieranno chi si sarà meritato i play-in, chi le ferie e chi qualcosa che arrischia di essere peggio. Ora la classifica dice che davanti all’Ambrì ci sono il Langnau e un Kloten che mette addirittura pressione al Friborgo, mentre alle sue spalle si trovano Bienne e Rapperswil, pur se i sangallesi (virtualmente almeno) si trovano sotto la linea, e a differenza del ciclismo, in una volata del genere è meglio stare davanti che dietro... «A dire il vero non saprei – esordisce Luca Cereda –. Forse sì, o magari invece è meglio ritrovarsi alle spalle e dover dare tutto per rincorrere, chi lo sa? E non saprei nemmeno se dovremmo ancora parlare di volata: direi piuttosto che siamo a un paio di passi, e in queste due partite vogliamo conquistare il maggior numero di punti, perché l’obiettivo è finire il più in alto possibile». Del resto, ricordiamolo, la formula del doppio scontro play-in concede una chance in più di qualificazione ai playoff a coloro che archivieranno la regular season al settimo o all’ottavo posto.

Dentro di te, da qualche parte, avverti che è quasi fatta, pensando al traguardo dei play-in? «No – dice, schietto, il coach biancoblù –. Tuttavia ammetto che il feeling è buono, e infatti sono molto sereno. Lo sono perché sento che da quando è iniziato il nuovo anno questo gruppo è vivo, che i ragazzi lottano. Abbiamo fatto tutto giusto? No, certo che no, infatti abbiamo perso partite che erano in bilico fino all’ultimo e che avremmo potuto vincere, mentre ne abbiamo vinte altre che avremmo forse dovuto perdere. Tuttavia sento che la squadra ha davvero voglia di dare battaglia, ed è questo a suscitare in me serenità».

Non per nulla, nonostante un viaggio estenuante avanti e indietro da Ginevra, dopo aver già dovuto andare due giorni prima a Davos (che partendo da in cima alla Leventina non è proprio una passeggiata), delle due squadre in pista sabato era senz’altro l’Ambrì quella con più energia. «Venerdì notte siamo rientrati tardi: io sono tornato a casa alle 3, i ragazzi anche dopo. Cosa ho detto sul bus? Nulla, e in generale ho cercato di parlare il meno possibile, perché avevamo un unico obiettivo in testa, e cioè ricaricarci di energia il più possibile prima che arrivassero le 19.45 della sera dopo».

Oltre all’energia, però, c’è di più: infatti le cifre raccontano di tre sole sconfitte nelle ultime dieci partite, e nelle ultime settimane nessuno ha saputo fare meglio di voi. «Se non ricordo male, dal 2 gennaio abbiamo giocato 18 partite, e in 13 di quelle i ragazzi hanno raccolto punti. Quindi sì – conclude Cereda – sicuramente il trend è positivo. Ciò che dobbiamo fare adesso è insistere, in primo luogo per arrivarci ai play-in, e in secondo per fare poi un passo in più».

L’estro di Philippe Maillet: ‘È l’istinto a decidere cosa fare’

Del resto, non bisogna dimenticare che i play-in sono soltanto la porta di servizio da cui accedere alla postseason vera e propria. «La verità è che alla 53esima partita comincerà una nuova stagione, e l’importante non è soltanto riuscire ad arrivarci, ma bisognerà farlo con il ‘momentum’ dalla nostra parte. Poi, una volta che sei ai play-in tutto può succedere» dice invece Philippe Maillet, il trentaduenne centro di una prima linea offensiva che contro il Bienne è stata a dir poco determinante. «Siamo tutti e tre stranieri, e a ogni partita godiamo non solo di parecchio spazio sul ghiaccio ma pure di molta responsabilità: il minimo che possiamo fare è dare una mano alla squadra a vincere» aggiunge il nativo di Lachenaie, che con il suo rigore sabato sera ha dato una prima svolta alla partita, portando l’Ambrì sul 2-1 al ventinovesimo. «Io non chiedo mai nulla – aggiunge – ma se vengono e mi dicono che tocca a me tirare quel rigore lo faccio, d’altronde è il mio lavoro. Ciò però vuol dire che gli allenatori hanno fiducia in me, e questo è senz’altro un buon punto di partenza».

Ma quando sei scattato da centro pista per sfidare Harri Säteri, un po’ di pressione l’avrai pur avvertita... «Non proprio. È vero, i tifosi gridano e tu sai cosa si aspettano, ma in verità non ci si può lasciare influenzare da ciò che succede fuori dal ghiaccio: in quei dieci secondi cerchi di rifugiarti in una bolla e fai ciò che devi fare».

Quando hai deciso su quale finta puntare? «In realtà non parto mai con un’idea precisa. La sola cosa che faccio è lanciarmi sempre allo stesso modo, scegliendo la medesima direzione: poi, quando arrivo davanti al portiere lascio che sia il mio istinto a decidere. Ogni tanto funziona e ogni tanto no, ma stavolta è andata bene».

Dei cinque gol dell’Ambrì, sabato, ben tre sono arrivati in situazione di superiorità numerica. E, un po’ come nei rigori, anche nel powerplay serve fiducia nelle proprie qualità. «Direi che è determinante. Il powerplay è soprattutto una questione di testa, e devi sapere cosa fare di quel disco prima che il tuo compagno te lo serva. Naturalmente serve però anche disciplina e bisogna assumersi la responsabilità di tirare quando hai la possibilità di farlo. Sabato, abbiamo segnato sfruttando un’entrata in zona, un ingaggio vinto e un tiro dalla blu, e spesso sono proprio i piccoli dettagli a fare la differenza. Naturalmente ci lavoriamo, con la speranza di riuscire a trovare la combinazione perfetta, tuttavia Dido, Kuba e io giochiamo in powerplay da una vita, e quando siamo sul ghiaccio cerchiamo di fare in modo che emergano il nostro talento e le nostre idee, facendo però anche in modo di non restare nella nostra comfort zone».