Stesso luogo, altro esito: trent'anni giusti giusti dopo la prima vittoria alla Resega, il Lugano cede al Berna. In una serata con più ombre che luci
Ciò che non era riuscito (per poco) al Losanna trent’anni fa, lo ha fatto il Berna l’altra sera. Il 24 settembre del 1995, un sabato, in un’atmosfera d’altri tempi, Lugano – intesa come squadra ma anche e soprattutto come Città – teneva a battesimo la Resega (in seguito diventata Cornèr Arena per i bianconeri dell’hockey), bagnando quell’esordio battendo i vodesi nella prima di campionato. Per la cronaca, finì 5-4 per la compagine allenata da Timo Lahtinen, poi sollevato dall’incarico nemmeno un mese più tardi, con reti, sul fronte ticinese, di Bertaggia (il papà di Alessio, a scanso di equivoci), Bütler, Eberle, Lebeau e Ton.
“Luci soffuse, effetti laser, accendini accesi con la marcia trionfale dell’Aida di Verdi, l’Inno svizzero; lo scenario prima della partita Lugano-Losanna è stato qualcosa di toccante per gli oltre settemila presenti (7’100 per la cronaca: altri tempi, in cui la Resega poteva accoglierne fino a 8’000, ndr)”, scriveva laRegione del lunedì seguente a quella prima. Riportando a corollario le parole di Sandro Bertaggia, autore della prima rete ufficiale segnata nell’impianto nuovo fiammante: “Per tutti noi ‘vecchi’ è stata una cosa particolare debuttare sulla nuova pista e con un pubblico così caloroso e numeroso. Non ci capitava da cinque, sei anni. Aver segnato il primo gol del Lugano su questa pista è un motivo d’orgoglio, vorrà dire che rimarrà nella storia. La prima partita del campionato è sempre difficile, figuriamoci in un’occasione del genere. Ora comunque dobbiamo migliorare parecchio se vogliamo essere protagonisti”.
Martedì contro il Berna, nessuno è riuscito a seguire quella strada indicata trent’anni giusti giusti prima da Sandro Bertaggia. Né suo figlio Alessio, né gli altri componenti della truppa di Tomas Mitell. Le bocche da fuoco bianconere sono infatti rimaste mute, ancora una volta, dopo che già lo avevano fatto sabato a Davos, per un’astinenza che in fatto di reti segnate ha superato i 130 minuti, e che nemmeno l’innesto di Linus Omark, uno che il fiuto del gol lo possiede eccome, è riuscito a interrompere.
E diversa, rispetto alla sera della prima, è stata anche la colonna sonora della sera del trentesimo compleanno: né l’Aida di Verdi né il Salmo svizzero sono risuonati sotto le volte dell’impianto di Porza nel frattempo diventato il più datato del massimo campionato, benché oggetto di diversi ammodernamenti. Ma nemmeno le frasi “Forza Lugano forza, delle tue gesta vogliamo esultar!”, che sono l’incipit dell’inno che da qualche anno a questa parte conclude le serate vittoriose dei bianconeri nella loro ‘casa’. Anzi, ad accompagnare la partita, l’altra sera, sono stati i fischi piovuti dalle gradinate da parte di qualche spettatore spazientito dall’incapacità dei bianconeri di bucare la rete avversaria.
Sette partite, otto reti all’attivo e cinque punti raccolti (merito dell’unico successo, peraltro da tre punti, contro il fanalino di coda Ajoie e delle sconfitte all’overtime contro Friborgo e Bienne): il bilancio non è certo di quelli in grado di appagare. Un anno fa, per tracciare un parallelo con la passata stagione, dopo 7 partite il Lugano occupava il sesto posto con 13 punti (e 24 reti segnate), dopo essersi addirittura ritrovato davanti a tutti con un bottino di 12 punti raccolti nelle prime 5 partite.
Cifre e statistiche che, se non far già suonare un campanello d’allarme, devono almeno invitare il gruppo a un’attenta riflessione, per riprendere le parole di Dario Simion al termine della sconfitta di martedì. Anche perché alle porte c’è un weekend d’alto bordo per i bianconeri, contro Losanna prima e Rapperswil poi, due squadre che, loro sì, in questo primo scorcio di stagione hanno ingranato per davvero. Senza dimenticare che subito dopo (martedì) alla Cornèr Arena si giocherà il primo derby stagionale. Quello che spesse volte in passato ha risollevato l’una o l’altra squadra. Ma sul versante a sud del Ceneri non si vuol certo attendere fino alla ‘stracantonale’ per ritrovare reti e punti.