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Ambrì, un’altra occasione sciupata. ‘Sta a noi, nessuno ci aiuterà’

I biancoblù non sfruttano le buone opportunità della prima metà del match, e lo Zugo ringrazia. Settimo kappaò biancoblù: ‘Così ci battiamo da soli’

L’espressione di Zwerger dice tutto
(Ti-Press/Branca)
27 settembre 2025
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Bastasse davvero solo meritarsela la fortuna, probabilmente l’Ambrì non si ritroverebbe dove sta ora, cioè sul fondo della classifica in compagnia dell’Ajoie. Invece, per l’ennesima volta – la settima in otto partite – gli uomini di Luca Cereda sono costretti a lasciare il ghiaccio a testa bassa, vittime più dell’incapacità di riuscire a sfruttare le occasioni quando ci sono che non dell’inefficacia a livello di gioco. In un venerdì in cui alla Gottardo Arena torna a far capolino la sagoma di un Dominik Kubalik che senza neppure brillare, per dire il vero, se ne ritornerà sul bus che lo riporterà a Zugo festeggiando persino una doppietta, mettendo definitivamente fine alla partita con la prima delle sue due segnature, al 57esimo. Pur se, a ben guardare, le sorti della contesa erano state decise ben prima.

Nella testa dei tifosi l’immagine che rimarrà impressa più a lungo dopo questo disgraziato Ambrì-Zugo sarà il puck sanguinoso perso sulla blu offensiva da Michael Joly al trentacinquesimo, quando l’attaccante québecois rischia davvero un po’ troppo, forzando la giocata mentre gli sta piombando addosso Grégory Hofmann: l’ironia della sorte (crudele) è che quello è soltanto il primo, vero grosso errore biancoblù e gli ospiti lo sfruttano appieno, con Martschini che chiuderà un plateale contropiede in situazione di due contro nessuno infilando il povero Senn, che riesce sì a sfiorare il tocco del lucernese ma se lo lascerà poi sfuggire alle spalle. Così, quando il cronometro della Gottardo Arena segna il 34’13’’, uno Zugo che fin lì aveva mostrato poco o nulla – tanto che a metà serata la statistica dei cosiddetti ‘expected gol’ parla di un 1.2 in favore dell’Ambrì contro il misero 0.1 degli uomini di Liniger – si porta improvvisamente in vantaggio con il più classico dei gol contro l’andamento del gioco. A quel punto, nella mente dello stesso Joly e dei suoi compagni probabilmente cominciano a sfilare le immagini delle diverse occasioni sciupate in quei primi trenta e rotti minuti in cui i biancoblù provano in ogni modo a bucare Genoni, ma gli sforzi dei vari Formenton (due volte, la seconda su illuminante assist di Pestoni), Lukas Landry, Heed, Joly (clamorosa la sua occasione a tu per tu col portiere, che l’anticipa con un ‘poke check’) e persino di Dario Wüthrich, che s’improvvisa attaccante e dopo aver fatto sdraiare nientemeno che Tomas Tatar prima di puntare la porta, si rivelano del tutto inutili. E il bello – si fa per dire – è che le cose non riescono anche quando apparentemente funzionano: basti pensare al ‘turnover’ guadagnato dal generoso Zwerger al decimo del primo tempo, con Joly che serve immediatamente un Lukas Landry che lascia sul posto il poc’anzi citato Tatar e va a infilare Genoni tra i gambali, ma il suo tocco è sfortunato al punto che invece di spegnersi in rete va a morire sul palo... «In questo momento, davvero, il puck non vuole saperne di entrare – dice, esasperato, il difensore biancoblù numero 59 –. Abbiamo anche avuto buone chance per riuscirci, ma non c’è nulla da fare, ed è questa la nostra debolezza. Perché stasera non abbiamo giocato male: semplicemente non dobbiamo smettere di provarci, perché se non segniamo la colpa è soltanto nostra, e così facendo ci battiamo da soli».

Il problema, semmai, è come riuscirci. E la ricetta, gira e rigira, è sempre la stessa. «Dobbiamo sporcarci di più le mani e creare ancora più traffico davanti alla porta – aggiunge l’attaccante André Heim –. È una cosa che possiamo fare solo noi: non c’è nessun altro che ci aiuterà. A Ginevra abbiamo segnato quattro gol? È vero, ma ne abbiamo anche subiti cinque, quindi dobbiamo fare di più. Di positivo c’è che le occasioni ci sono, ma dobbiamo lottare ancora di più. Già stasera, a Friborgo, per riportare la fortuna dalla nostra parte». E, naturalmente, per riuscire a restare in superficie nelle melmose acque del fondo classifica. C.S./K.W.