Intervista alla traduttrice dal tedesco e artista nata a Zurigo, ma cresciuta in Ticino, a cui piace lavorare con le mani e tradurre per meglio leggere
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Nata nel 1980 a Zurigo, è cresciuta in Ticino. A quindici anni realizza un apprendistato come agricoltrice perché, spiega, ‘mi è sempre piaciuto lavorare con le mani e volevo stare in connessione con la natura’. Dopo aver lavorato in produzioni teatrali indipendenti e al fianco di un decoratore, decide di seguire un’altra delle sue passioni, le lingue, e di approfondirne lo studio attraverso la pratica della traduzione. Diplomata presso la Schule für Angewandte Linguistik (Sal) di Zurigo, inizia a lavorare in questo ambito mentre in parallelo studia arte perché, come ribadisce, ‘sento la mancanza di un approccio manuale alla materia’. Oggi si divide tra la propria creazione artistica e la traduzione di voci della letteratura contemporanea di lingua tedesca.
Fino ai dodici anni circa, il mondo esplorato e amato da Anna Allenbach era quello dei boschi. Poi poco a poco altri paesaggi, questa volta meno concreti e più legati all’immaginazione, sono entrati nel suo campo di interesse attraverso la lettura, associati a una necessità conoscitiva artigianale della realtà, che passa dalla sua elaborazione tattile, manuale, fisica. È forse questo percorso ad aver sviluppato in lei quello che ha definito come una “sensibilità visiva” più spiccata rispetto, per esempio, alla sensibilità uditiva, e che l’ha portata verso delle attività che entrano naturalmente in rapporto con le immagini. Un rapporto che risponde sia alla “necessità innata in tutti noi di essere creativi”, che all’attività come traduttrice, visto che, come afferma Anna, “molti autori scrivono per immagini”. Ma come conciliare nella quotidianità queste due attività, quella artistica, intima, e quella della traduzione come professionista? Secondo Allenbach, è il processo elaborativo ad avvicinarle. A detta sua, la questione centrale e comune alle due attività è il “come”, ovvero l’approccio approfondito e attento del traduttore e dell’artista ai dettagli e alle potenzialità che gli strumenti di lavoro (lingua, materia) offrono per concretizzare al meglio ciò che ancora non esiste, ma è in elaborazione nella mente, sia nel caso di un’opera d’arte, sia nel caso di una traduzione.
Traduttrice riconosciuta, con numerose opere tradotte per case editrici svizzere e italiane, Anna si è avvicinata alla traduzione quasi naturalmente, essendo cresciuta bilingue, sempre in contatto con il tedesco e l’italiano. Verso i 23 anni decide però di iscriversi a un corso di grammatica a Zurigo, mossa dal bisogno di dominare al meglio le varie lingue che parla. Si trattava di un corso offerto dalla scuola di traduzione che frequenterà in seguito e dove otterrà il diploma come traduttrice. È in quel momento che si rende conto di amare la traduzione, perché “obbliga a leggere davvero tutte le sfaccettature” del testo. Inizia così a tradurre per poter leggere, o a leggere più attentamente grazie alla pratica della traduzione.
Uno degli aspetti della traduzione che la entusiasma, ci racconta, è il tentativo di comprendere con esattezza cosa l’autore o l’autrice voglia dire, seguito dalla sfida nel voler ricreare lo stesso equilibrio, nel riprodurre le stesse sfumature, a volte dovendo capovolgere strutture linguistiche o allontanarsi dalla traduzione letterale per cercare, in fondo al proprio bagaglio linguistico e a un archivio di esperienze vissute, l’espressione italiana che renda al meglio l’immagine o l’emozione espressa dalla lingua tedesca. E qui si torna all’idea del “come”, a quel “come” indissociabile dalla capacità personale di maneggiare gli strumenti di lavoro e la percezione della realtà.
Il modus operandi abituale di Anna Allenbach come artista è simile a quello della traduttrice che è in lei: approfondire un soggetto, che sia il volo di uno stormo d’uccelli o le gocce dell’acqua, scoprirlo da vari punti di vista, osservandolo da varie angolature per analizzare come cambia la nostra visione e relativizzarne quindi la percezione iniziale.
I materiali e le tecniche nel suo percorso creativo variano, in base a quello che desidera ottenere. Può cimentarsi in dipinti grandi, il cui soggetto sono le nuvole, per esempio, così da creare immagini grazie alle quali lo spettatore possa sprofondare in uno stato contemplativo. Oppure creare delle mini-tavolette in legno, dalle dimensioni ridotte (dai 4 ai 15 cm) nelle quali sovrapporre le ombre di una struttura molecolare dell’acqua, H2O, per forzare lo spettatore a uno sguardo più attivo, così da scoprire la complessità e al contempo la semplicità dell’elemento. L’osservazione attenta dei dettagli nelle opere di altri artisti, ma anche le minuzie della vita quotidiana, sono gli spunti che la spronano ad approfondire la comprensione della realtà e a esplorare nuove direzioni artistiche. Il suo lavoro interferisce quindi nella sua vita quotidiana, e viceversa, perché, come afferma, “sono la stessa persona e non ho due o più vite parallele”.
In termini pratici, però, una così ricca gamma di attività deve trovare tempo nella sua vita, e una sistemazione negli spazi, fisici e mentali, che lei occupa. Così, come spesso succede con chi esercita un’attività artistica, la casa di Anna Allenbach si trasforma a volte nel suo atelier, dove le opere restano lì, come delle installazioni, in attesa che lei possa farvi ritorno. “Siccome non ho un atelier vero e proprio, e nemmeno uno spazio da dedicare alla traduzione perché lo spazio in cui abito è lo stesso in cui traduco e creo, non riesco a separare le diverse attività”.
La stretta convivenza e sovrapposizione tra i diversi ruoli svolti da Anna Allenbach rende possibile un dialogo, profondo e silenzioso, nel quale la traduzione e la creazione si alimentano a vicenda. Che da questo dialogo nascano uno sguardo più profondo sulla realtà, e una sensibilità preziosa e rara, di questi tempi così preoccupati dall’esteriorità, non ci sono dubbi: basta seguire il lavoro artistico di Anna Allenbach, oppure leggere uno dei tanti libri da lei tradotti in italiano con la cura, la competenza e la passione che la caratterizzano.
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Anna Allenbach