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Vertici e personale a tu per tu a Sintetica e a Couvet

Organizzate due riunioni plenarie. Ma dentro lo stabilimento di Mendrisio tra il personale rimane l’incertezza per il futuro

La situazione potrebbe compromettere i rapporti con il settore ospedaliero
(Ti-Press/Archivio)
18 aprile 2025
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Mercoledì è toccato a Sintetica a Mendrisio. Ieri, giovedì, è stata la volta del sito di Couvet. Per la prima volta dopo l’annuncio, a inizio gennaio, del piano di ristrutturazione attuato all’interno del gruppo farmaceutico, vertici e personale si sono ritrovati a tu per tu. Due ‘town hall’ – così le chiamano gli addetti ai lavori – per riunirsi e discutere insieme (letteralmente un momento di confronto fra dirigenti e dipendenti). Le misure di risparmio messe in campo per fronteggiare una crisi finanziaria legata, a detta dei responsabili, alle difficoltà di penetrazione del mercato statunitense, hanno sortito, però, l’effetto sperato?

Nel piatto a inizio anno si sono messi 15 licenziamenti nella sede locale e 40 in quella nel Canton Neuchâtel – che ne contava un centinaio ed è stata dimezzata, di fatto, nella sua base produttiva – oltre alla rinuncia dei benefit riconosciuti sino a quel momento ai dipendenti. A controbilanciare il ridimensionamento – che non è chiaro se sia stato compiuto sino in fondo –, un piano sociale controfirmato dal sindacato Ocst, e che, come ci aveva riferito il Sindacato, ha contribuito a stemperare le difficoltà e ridurre l’impatto dei provvedimenti pur restando il dispiacere per quanto accaduto. Riportare l’azienda allo ‘status’ del 2019 – anno nel quale Sintetica è passata di mano, quelle del fondo di private equity francese Ardian – è servito, insomma, a invertire la rotta? Abbiamo provato a girare la domanda ai responsabili dell’azienda, ma senza riuscire a raggiungerli.

Gli interrogativi non sembrano, comunque, trovare risposta nelle maestranze, o perlomeno in parte di esse. Il clima di tensione e persino di timore (di perdere il posto) che aleggiava al rientro dalle ultime Festività si è trasformato sì, ma in incertezza.

‘Manca una strategia aziendale’

«Prima quando arrivavo la mattina sapevo sempre cosa fare, oggi non so nulla». La voce ci arriva direttamente dall’interno di Sintetica e fa capire bene l’aria che tira sul posto di lavoro. Del resto, lascia intendere un altro suo collega, «non vedo futuro, vedo solo un presente confuso». In effetti, è difficile intravedere un avvenire in una realtà produttiva che, nella percezione di chi vi opera, sembra non avere in mente una strategia aziendale, almeno a medio-lungo termine. La domanda si era peraltro già fatta strada alla presentazione dei termini del piano sociale, quando sulle teste degli allora 200 dipendenti era calato l’annuncio dei tagli. Sullo schermo non erano state proiettate cifre di dettaglio, ma aveva colpito il fatto che le previsioni restituivano un piano economico-aziendale di soli sei mesi, sino all’estate 2025.

Un orizzonte temporale che coincide, d’altro canto, con la scadenza del fondo di ‘leveraged buy out’ (lbo) da 7 miliardi e mezzo di euro lanciato da Ardian – e denominato Fondo 6 –, al centro del quale ci sarebbe pure l’acquisizione di Sintetica. Operazione che, come ha spiegato in una intervista a ‘laRegione’ Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia e di economia monetaria all’Università di Friburgo, «porta a credere che sulle spalle di Sintetica sia stato messo un debito che potrebbe ammontare a un centinaio di milioni di franchi». Il che solo in interessi (a un tasso annuo del 10%) potrebbe pesare circa 10 milioni di franchi l’anno. Il Fondo, secondo articoli di stampa francese e italiana, avrebbe generato complessivamente non pochi problemi, al di là dell’acquisizione di Sintetica. Al punto da essere costato il posto a diversi dirigenti di Ardian.

Le scorte e le attese ospedaliere

Oggi a dipingere una situazione in chiaroscuro ci si è messa pure la constatazione che in azienda non si fanno più ricerca e sviluppo, uno dei punti di forza in passato di quella che è pur sempre una realtà storica nel settore della farmaceutica in Ticino. Non solo, la produzione a Mendrisio come a Couvet – stabilimento di cui sembrava imminente la vendita – procederebbe con poco personale, una manutenzione lacunosa e soprattutto a linee alternate, il che avrebbe ridotto altresì la tipologia di prodotti in magazzino, quindi le riserve da cui poter attingere. Senza contare le voci che parlano di spreco di materiali ed eliminazione di lotti. Uno stato dell’arte che potrebbe compromettere i rapporti con il mondo ospedaliero, che negli anni ha sempre visto in Sintetica un referente privilegiato in particolare per taluni preparati nell’ambito dell’anestesiologia e della terapia del dolore.

I cambiamenti interni

La situazione, in altre parole, al di fuori dello stabilimento appare critica. E, nel frattempo, chi può se ne va e lascia l’azienda. All’interno, ci fanno sapere, si è assistito, inoltre, a una serie di trasferimenti da un settore a un altro, indipendentemente dalle competenze e dall’esperienza professionale dei singoli. Una prassi introdotta, ci raccontano ancora, già ai tempi della ristrutturazione, mettendo talune persone di fronte anche a delle scelte obbligate per salvaguardare il proprio posto di lavoro.

Sta di fatto che in tre anni, si è portato l’esempio, si è arrivati al quarto capo della produzione. Tra il personale vi è quindi un po’ la paura che i continui spostamenti da un ambito all’altro non siano un buon segno per la salute dell’industria farmaceutica. «Così – ci si chiede – si salverà l’azienda?».