laR+ IL COMMENTO

Meglio un maggioritario terribile che un terrore (proporzionale) senza fine

Il modello consociativo è riuscito a dare il peggio di sé, dimostrando come l’inesistenza di una vera alternanza sia diventata una dinamica perversa

In sintesi:
  • Il collegio governativo è composto da persone senza spessore politico
  • In Ticino non ci sono più le premesse che giustifichino l’eccezione del proporzionale
(Ti-Press)
15 luglio 2025
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Tacito ci avrebbe messo poco a riproporre la sua celebre sentenza: “Solitudinem faciunt, pacem appellant”; Lorenzo Quadri, che non è Tacito ma piuttosto esplicito, prova a spacciare il flop leghista come un “bastone conficcato nel… formicaio”; mentre il capogruppo liberale (fu radicale) Matteo Quadranti chiede al governo se l’accrocchio partorito in Val Bedretto non possa essere inteso come un tentativo di eludere le disposizioni del Regolamento sull’organizzazione del Consiglio di Stato – avallato perfino dal “suo” ministro Vitta –; come se ciò non bastasse Sergio Morisoli decide di abbracciare Matteo Pronzini e di salire sulle barricate con buona parte del gruppo Udc per una seduta straordinaria in Gran Consiglio; seduta che si terrà verso fine agosto e che era probabilmente l’ultima delle priorità per il vertice socialista perché, si capisce, suocera avrà suggerito a nuora: meglio passare via all’acqua bassa.

La situazione è talmente bislacca che addirittura il veemente presidente del Centro Fiorenzo Dadò, mentre insiste col denunciare che tutto questo pastrocchio sia dovuto a un accordo sottobanco fatto durante una cena segreta (a Bormio?) tra Lega e Plr – ma poi benedetto da De Rosa –, permette a Maurizio Agustoni di iniziare la presa di posizione del partito citando Karl Marx (Agustoni non sarà soltanto l’unico là dentro ad avere letto ‘Il 18 Brumaio’ ma anche il solo in grado di compiere un atto eretico di questa portata). Peccato però che i democristiani abbiano scelto il passaggio in cui Marx se la prende con Hegel. A voler parafrasare la magistrale cronaca delle vicissitudini francesi che portarono al bizzarro colpo di Stato del 2 dicembre 1851, ci sarebbe un altro frammento – leggermente adattato – un po’ più calzante: “In mezzo a questa indicibile e strepitosa confusione di arrocco, scambio, accrocchio, compromesso, inciucio, collegialità, consociativismo, unanimità e connivenza, il cittadino ansimante urla come un pazzo al suo governo proporzionale: meglio un maggioritario terribile che un terrore senza fine!”.

Pur rimanendo valido quanto asserito nel rapporto del gruppo di lavoro ‘Il Ticino dalla proporzionale al maggioritario’ (dicembre 2004), ovvero che “la riforma dei regimi elettorali non rappresenta la panacea contro gli eventuali mali che affliggono un sistema politico”, appare altrettanto evidente che così non si può più andare avanti. L’iperbolico modello consociativo è riuscito in questi giorni a dare il peggio di sé, dimostrando come l’inesistenza di una vera alternanza sia diventata una dinamica perversa, funzionale soltanto al perseguimento di interessi personali e partitici tesi a conservare porzioni di potere all’interno della macchina statale.

Un collegio governativo composto da persone senza spessore politico, che scelgono di nascondersi nell’impersonale unanimità pur di assicurarsi una strada priva di ostacoli per i propri dossier piuttosto che dissentire democraticamente quando un sano libero arbitrio glielo imporrebbe, si traduce nella totale negazione del principio di rappresentatività – per paradosso, fatto in nome di una presunta governabilità – che il sistema proporzionale in teoria è chiamato a garantire.

Se l’attuale Esecutivo pretende di essere ricordato non soltanto per questo pasticcio, si chini senza indugio sul Messaggio per il passaggio al sistema maggioritario che già mesi fa aveva annunciato di stare elaborando. Con il promiscuo accordo per l’accrocchio ne abbiamo preso atto tutti: in Ticino non ci sono più le premesse che giustifichino l’eccezione del proporzionale per l’elezione del Consiglio di Stato.