La Carp ha respinto in toto il ricorso e le richieste di pena ribadite dal procuratore Galliano. Rafforzato il quadro assolutorio del primo grado
Niente da fare per il procuratore pubblico Daniele Galliano e per due accusatori privati vistisi respingere in toto dalla Corte di appello e revisione penale (Carp) il proprio ricorso contro l’assoluzione, in primo grado, di quattro dei cinque imputati nel processo sul fallimento della Airlight di Biasca. Il quadro per l’Accusa è addirittura peggiorato, visto che la Carp ha ora prosciolto anche l’unico imputato che era stato condannato nel marzo 2023 dalla Corte delle Assise criminali, ossia il direttore tecnico e inventore della tecnologia nel campo del fotovoltaico Andrea Pedretti cui erano stati affibbiati 13 mesi di detenzione sospesi condizionalmente due anni per i reati di amministrazione infedele aggravata e diminuzione dell'attivo a danno dei creditori. E invece anche l'ingegnere leventinese di casa in California, patrocinato dall’avvocato Pierluigi Pasi, ha ora ottenuto l’assoluzione piena. Accolto dunque il suo ricorso contro la condanna. Durante il processo di secondo grado svoltosi il 16 e il 17 gennaio scorsi le posizioni delle parti erano rimaste immutate rispetto a due anni prima. Fra i reati fallimentari mossi a vario titolo, a volte singolarmente e altre congiuntamente, c'era anche la cattiva gestione.
Insieme a Pedretti, ancora una volta esenti da pena gli altri membri di Cda della parte produttiva biaschese e della holding di Lugano, entrambe colate a picco fra il 2016 e il 2017 per un ammontare di circa 25 milioni di franchi proprio quando stava per essere certificato (e infine lo è stato, ma troppo tardi) l’unico grande impianto prodotto e montato per fornire elettricità a un cementificio nel deserto marocchino. Si tratta degli italiani Marco Zanetti (patrocinato dall’avvocato Stelio Pesciallo, rischiava fino a tre anni di detenzione di cui sei mesi da espiare) e di Federico Micheli (avvocato Emanuele Verda) e Pasquale Cardarelli (avvocato Mario Postizzi) nei confronti dei quali erano stati richiesti due anni con la condizionale. Ruolo minore, secondo l’Accusa, per il ticinese Francesco Bolgiani (avvocato Paolo Bernasconi): proposte per lui 180 aliquote sospese, che nemmeno qui hanno retto al giudizio della Carp presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will. A questo punto per il procuratore Galliano, che aveva ereditato il caso dall’ex procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi divenuta giudice al Tribunale penale federale, si apre eventualmente la via di un ricorso al Tribunale federale.
In particolare a Pedretti, stando alla Carp, non può essere rimproverato un comportamento fuorilegge a danno della manufacturing di Biasca nell'ambito dell'accordo sottoscritto nel dicembre 2015, quando la situazione era chiaramente molto critica, sfociato nel condono a suo favore di un debito di 478mila franchi, nella concessione di un bonus di 200mila franchi e di una retribuzione una tantum di 100mila a compensazione delle ferie mai fatte. La Carp ha da una parte stabilito che la sua funzione fosse quella ‘unicamente’ di direttore tecnico e non di gestore riguardo al patrimonio della società, ciò che lo sgrava da qualsiasi responsabilità penale non avendo peraltro partecipato alla negoziazione fatta da Micheli, Cardarelli e Zanetti. Dall'altra, sempre la Carp ha confermato l'assoluzione dei tre “in quanto risulta altamente verosimile che con l'accordo siano semmai riusciti a limitare i danni” rivalutando il credito vantato da Pedretti e aumentando così gli attivi della società.
In linea generale nelle 77 pagine di motivazioni la Corte spiega di aver accertato che tutte le operazioni elencate dal procuratore pubblico in realtà erano da considerare come atti leciti di risanamento della holding e non pensati per danneggiarla a loro vantaggio. Per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti eseguita dagli inquirenti, la Corte ha molto criticato la perizia giudiziaria fatta dall’équipe finanziaria della Polizia cantonale, appoggiandosi per contro completamente sulla perizia riguardante il valore dei brevetti sviluppati da Pedrettie e Airlight che era stata prodotta dall'avvocato Bernasconi. Pure criticato dalla Carp il fatto che l’atto d'accusa abbia qualificato come brevetti ciò che in realtà erano domande di brevetto, quindi senza nessun valore. Non da ultimo, la sentenza ha criticato l’atto di accusa anche perché aveva attribuito erroneamente determinate operazioni alla Airlight Holding che in realtà riguardavano sue società partecipate. E quindi non riferibili direttamente agli imputati.