Secondo gli autori di un'interrogazione, contrariamente alle promesse in fase di aggregazione, la presenza nei quartieri sarebbe in perdita di velocità
Esiste il pericolo di una concentrazione di servizi e funzioni nel centro di Bellinzona, a scapito dei quartieri che potrebbero in tal modo risultare impoveriti? Se lo chiedono in un’interrogazione interpartitica indirizzata al Municipio i consiglieri comunali Andrea Cereda, Giulia Mozzini (Plr), Giovanna Pedroni e Gabriele Pedroni (Centro).
Il dubbio nasce dall’osservazione di “una tendenza sempre più marcata verso la centralizzazione dei servizi comunali". Ne è un limpido esempio, secondo i quattro consiglieri, il futuro edificio multiservizi, all’interno del quale troveranno posto il Dicastero opere pubbliche, la direzione delle scuole, l’Ente sport, gli sportelli Laps, la Giudicatura di pace e i servizi urbani e che sorgerà in via Lavizzari, al posto dell’attuale prefabbricato. Una centralizzazione che, secondo i firmatari, è doverosa nel momento in cui può portare a “una efficace ed efficiente governance cittadina”. Tuttavia, il timore è che così facendo vengano penalizzati i quartieri. Ciò che andrebbe a scontrarsi con i principi cardine alla base del processo di aggregazione, vale a dire la promessa di mantenere una presenza capillare di servizi e strutture in ogni quartiere, “valorizzando l’identità e garantendo una distribuzione territoriale equilibrata”.
Alla luce di queste considerazioni, i quattro consiglieri comunali chiedono quale sia “l’attuale strategia municipale riguardo alla gestione, valorizzazione o dismissione degli stabili comunali in tutti i quartieri”, pur sapendo che una gestione efficiente della governance cittadina può necessitare “scelte diverse dalle promesse fatte in sede di aggregazione". In seguito, i firmatari chiedono se già vi sono quartieri nei quali la presenza della città non è più garantita. Altra richiesta, una lista dettagliata dei progetti di realizzazione di stabili amministrativi o a contenuti misti ereditati dai 13 comuni aggregati e non ancora messi in cantiere, con l’indicazione dei “possibili tempi di costruzione secondo il piano delle opere”. Con gli ultimi due quesiti si interroga il Municipio sui criteri adottati per decidere la ristrutturazione, il mantenimento o la dismissione di un edificio di proprietà comunale (“È previsto il coinvolgimento preventivo della cittadinanza e dei rappresentanti di quartiere?”) e sulla possibile creazione di un piano strategico sugli immobili comunali (Piano degli stabili) “che fornisca una visione chiara e condivisa per il futuro, valorizzando l’intero territorio e non solo il centro città”.