Bellinzona: la consigliera Maura Mossi Nembrini, già critica in Cc, chiedeva una verifica dell’agire municipale e sollecitava un concorso di progettazione
Decisione lampo del Tribunale amministrativo cantonale che in soli quattro giorni (quando normalmente bisogna mettere in conto un’attesa di mesi o anni) ha ‘fucilato’ e ritenuto irricevibile il ricorso interposto dalla consigliera comunale Maura Mossi Nembrini contro la decisione governativa di autorizzare il Municipio di Bellinzona a procedere con un appalto generale per realizzare in via Lavizzari la nuova sede del Dicastero opere pubbliche preventivata in 8,4 milioni di franchi. Appalto generale – aveva stabilito il governo accogliendo a inizio giugno la richiesta municipale di deroga, motivata con l’urgenza, rispetto alla Legge sulle commesse pubbliche che imporrebbe il concorso – nell’ambito del quale l’aggiudicatario dovrà ultimare la progettazione esecutiva.
Questo è il punto. Così facendo il Tram benedice la via municipale del mandato diretto di progettazione, anziché optare per un concorso pubblico sollecitato non solo dalla ricorrente ma anche dalla Conferenza delle associazioni tecniche (Cat) e dal Seminario internazionale di progettazione attualmente in corso a Monte Carasso. Concorso che avrebbe (la possibilità è ancora data) il pregio di mettere a confronto più idee sul comparto di via Lavizzari destinato ad accogliere un grande edificio amministrativo multiservizi realizzato con moduli prefabbricati di qualità della durata di 30 anni. Oltre al Dop, che entro inizio 2027 deve lasciare la sede di via Bonzanigo destinata alle ruspe per far spazio al terzo binario ferroviario, lo stabile accoglierà anche la Direzione scolastica, la Giudicatura di pace, l’Ufficio di conciliazione in materia di locazione, le direzioni dell’Ente Sport e dei Servizi urbani, gli sportelli Laps e una sala riunioni per 35 persone.
Dunque che fare? Al momento il Municipio sta ragionando su tre possibili scenari: o proseguire col mandato diretto affidato mesi fa allo studio di architettura Orsi & Associati facendolo poi confluire in un appalto generale; o indire un concorso a invito limitato ad alcuni studi e con procedura snella; o pubblicare un concorso aperto che richiederebbe più tempo e ulteriori fondi per la sua organizzazione. Se ne saprà di più nelle prossime settimane, quando il Municipio pubblicherà il messaggio con la richiesta di credito per la costruzione. Intanto, proprio oggi è agendato un ulteriore incontro fra il municipale e capodicastero Opere pubbliche Henrik Bang e i vertici della Cat, la quale, come detto, nelle scorse settimane aveva sollecitato un concorso considerando sia l’importante investimento, sia il contesto caratterizzato dal vecchio prefabbricato da demolire attorniato da edifici di una certa rilevanza quali Casa Marta ed ex Stallone.
Maura Mossi Nembrini, capagruppo Più Donne/Noce/Avanti con Ticino&Lavoro in Consiglio comunale, durante la seduta del 17 giugno si era battuta contro il mandato diretto sebbene in quel frangente la votazione riguardasse il solo credito di demolizione del vecchio prefabbricato. Nel ricorso al Tram puntava il dito sull’urgenza, visto che “già nel 2023 il Municipio aveva investito nella manutenzione nel vecchio stabile prefabbricato di via Lavizzari, così da trasferirvi entro la fine di quell’anno il Dop che avrebbe dovuto abbandonare la sede di via Bonzanigo”. Da allora sono trascorsi quasi due anni e il trasloco non è mai avvenuto. Questo nonostante l’iter seguito dalle Ffs per il loro cantiere ferroviario indichi che “l’esigenza di far spazio al terzo binario sia data da oltre dieci anni”. Perciò, sottolineava la ricorrente, la motivazione dell’odierna urgenza “pare alquanto vecchia”.
Capitolo costo di progettazione: sempre la ricorrente ricordava che in base alla Legge sulle commesse pubbliche e sul suo regolamento di applicazione un mandato diretto non deve costare più di 150mila franchi e quello a invito non più di 250mila; sopra è obbligatorio il concorso. Ebbene, “l’onorario d’architetto per l’insieme delle prestazioni di un edificio dal costo di 8,4 milioni ammonta a circa 1,5 milioni, ciò significa che la spesa per le prestazioni fino al progetto definitivo e autorizzato, pronto per un appalto generale, ammonta a circa 500’000 franchi. Soglia ampiamente al di sopra di un mandato diretto”. E in effetti “nella lista delle commesse pubbliche 2024 del Comune di Bellinzona sono elencati due incarichi diretti relativi alla progettazione di un nuovo stabile amministrativo in via Lavizzari, uno allo studio Orsi e Associati del 9 ottobre 2024 per 105mila franchi e uno allo studio Ifec del 4 dicembre 2024 per 76mila franchi”. Il primo, sottolinea la ricorrente, “raggiunge a malapena l’onorario per un progetto di massima” e non quello di una licenza edilizia pronta per la fase successiva dell’appalto generale.
Nella sua decisione il Tribunale amministrativo cantonale evidenzia che in questo ambito il diritto a ricorrere non riguarda la legislazione sulle commesse pubbliche ma quella sulla procedura amministrativa. E in tale contesto può ricorrere “chi è particolarmente toccato dalla decisione e ha un interesse degno di protezione; chi appare portatore di un interesse personale, attuale, diretto e concreto a dolersi del provvedimento impugnato per il pregiudizio effettivo che questo gli arreca”.
Da qui la conclusione che Maura Mossi Nembrini non fosse legittimata a ricorrere non avendo indicato in che modo sarebbe stata direttamente toccata dalla decisione governativa. Una battaglia la sua portata avanti – politicamente come consigliera comunale e professionalmente come architetta con funzione di capotecnico comunale a Biasca – col chiaro intento di promuovere il confronto delle idee architettoniche e la ricerca della migliore soluzione per un comparto cittadino centrale di pregio. Pressione in questo ambito possono evidentemente esercitarla le associazioni di categoria, sebbene la pratica del mandato diretto non pare essere così tanto sgradita.