Un’iniziativa parlamentare generica interpartitica (primo firmatario Caludio Isabella del Centro) chiede al governo di avviare discussioni con Ustra
Se lo chiedono in molti a Bellinzona, ma non solo: il semisvincolo in futuro non potrebbe diventare uno svincolo completo, con entrata per chi si reca a, rispettivamente uscita per chi proviene da nord? Una domanda recepita anche dalla politica, visto che il granconsigliere del Centro Claudio Isabella con un’iniziativa parlamentare generica (firmata da altri 12 deputati di diversi partiti) chiede in particolare al Consiglio di Stato di “avviare un’interlocuzione formale con Ustra per inserire il completamento dello svincolo di Bellinzona Centro tra le priorità viarie cantonali” e di “promuovere un approfondito studio di fattibilità tecnico, economico e ambientale”.
Da quando è stato aperto completamente, lo scorso febbraio, il semisvincolo viene anche utilizzato in modo importante: stando ai dati dell’Ufficio federale delle strade (Ustra), oltre 11mila veicoli vi transitano giornalmente, sia in provenienza da, sia verso sud. Veicoli che quindi non passano più in particolare da Giubiasco per raggiungere o lasciare il centro città. Tuttavia, la situazione attuale sta “penalizzando in particolare i residenti dei quartieri nord di Bellinzona, del centro città e dei comuni limitrofi, così come gli utenti provenienti dalle Tre Valli”, affermano Isabella e cofirmatari nel testo, riferendosi all’impossibilità di entrare o uscire in autostrada da via Tatti per chi va o proviene da nord. “Anche i servizi di emergenza e sanitari sono costretti a deviazioni che possono comportare ritardi fino a 10 minuti”.
Ma perché a suo tempo si è optato per un semisvincolo e non per uno svincolo completo? La decisione risale agli anni 90: “All’epoca, scelte tecniche, ambientali ed economiche portarono a privilegiare una soluzione di compromesso, più contenuta e quindi ritenuta più sostenibile e più facilmente realizzabile”. Un “compromesso politico”, insomma. “Tuttavia, a distanza di quasi trent’anni da quella scelta iniziale e alla luce dei cambiamenti intervenuti in termini di sviluppo territoriale, esigenze di mobilità, sostenibilità ambientale e sicurezza stradale, appare oggi doveroso procedere a una nuova valutazione tecnica e strategica per comprendere costi, benefici e implicazioni del completamento dello svincolo”.
Di più: “L’attuale assetto viario per chi arriva da nord non risponde più né alla crescita urbanistica ed economica della regione, né ai principi di equità e accessibilità infrastrutturale che dovrebbero guidare la pianificazione”, ritengono i firmatari dell’atto parlamentare. “Il semisvincolo di Bellinzona Centro obbliga infatti gli utenti delle Tre Valli, di Arbedo-Castione, Lumino, della Mesolcina e dei quartieri nord della città, diretti in città, ad attraversare zone densamente abitate, sovraccaricando le strade comunali e cantonali, generando di conseguenza traffico parassitario nelle zone residenziali che andrebbero invece protette”. Più precisamente “chi proviene o è diretto al centro di Bellinzona e Monte Carasso deve utilizzare una delle due strade di collegamento: via San Gottardo, costantemente congestionata, oppure via Galbisio, una strada stretta e residenziale dove l’incrocio con camion o autobus rappresenta un rischio quotidiano. Questa situazione genera disagi evidenti, pericoli per la sicurezza – soprattutto per i bambini – e peggiora la qualità dell’aria e della vita nei quartieri attraversati”. C’è però anche chi evita di entrare in autostrada ad Arbedo-Castione: alcuni automobilisti, trovandosi nei pressi del semisvincolo, preferiscono infatti entrare nell’A2 da via Tatti, uscire a Comorino e poi rientrare immediatamente in autostrada in direzione nord. “Tutto ciò dimostra quanto l’attuale configurazione penalizzi anche l’accessibilità dei territori periferici, aggravando una disparità infrastrutturale a scapito di una parte significativa della popolazione residente e pendolare”, sottolineano Isabella e cofirmatari.
Insomma, “il completamento dello svincolo permetterebbe un alleggerimento del traffico urbano, una riduzione delle emissioni di CO₂ e particolato, l’eliminazione di colonne e tempi di attesa, così come un miglioramento dei tempi di intervento per i servizi d’urgenza e il trasporto sanitario. Inoltre, consentirebbe una drastica riduzione dei tempi di percorrenza: già oggi, per chi arriva da sud, l’attuale semisvincolo consente un risparmio di circa un quarto del tempo rispetto alla situazione precedente, dimostrando concretamente l’efficacia dell’intervento anche solo nella sua forma parziale”. Di conseguenza “uno studio di fattibilità tecnico-economico potrebbe fornire indicazioni chiare su costi, benefici e impatti ambientali e territoriali, costituendo una base concreta per il dialogo con l’Ustra e la Commissione regionale dei trasporti del Bellinzonese”. Non da ultimo i granconsiglieri ricordano “che ci sono voluti tre decenni per vedere realizzato il semisvincolo”, ritenendo dunque “urgente e doveroso avviare subito il processo per completarlo”. Oltre a prendere contatto con Ustra e promuovere uno studio di fattibilità chiedono anche al Consiglio di Stato di “richiedere l’inserimento dell’opera nel prossimo aggiornamento del Prostra, o altri strumenti pianificatori della Confederazione in materia di viabilità” e di “informare regolarmente il Gran Consiglio sullo stato di avanzamento delle trattative e degli studi in corso”.