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Chi sa qualcosa di Bruno Breguet lo dica adesso o mai più

Sul Foglio ufficiale un singolare annuncio di ricerca persona per il ticinese, già vicino al terrorista Carlos, misteriosamente scomparso nel 1995

Breguet da giovane
4 marzo 2025
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“Il Pretore diffida tutti coloro che potessero dare notizie dell’assente, nato il 29 maggio 1950, attinente di Coffrane (Val-de-Ruz), con ultimo domicilio noto in Minusio, celibe, a volerle comunicare alla scrivente Pretura entro il 31 marzo 2026, con l’avvertenza che, trascorso infruttuoso tale termine, sarà pronunciata la scomparsa ai sensi dell’articolo 38 del Codice civile”.

Nulla di particolare, se non che l’“assente” in questione è Bruno Breguet, l’uomo sparito dalla circolazione nel 1995, nel momento in cui si sarebbe trovato a bordo di un traghetto che, unitamente alla compagna inglese e alla figlioletta, doveva portarlo dalla Grecia ad Ancona (ma dove, stando alla versione ufficiale, i doganieri italiani lo rispedirono da dove proveniva in quanto “persona non grata”). Da allora, di lui più nessuna traccia concreta fino a oggi, quando, esattamente 30 anni dopo, di Breguet si torna a parlare tramite una “ricerca di persona scomparsa”, con ogni probabilità emanata per una questione successoria. Lo si desume dal fatto che la pubblicazione pretorile è apparsa sul Foglio ufficiale sotto la rubrica “Decessi e eredità”. Il Pretore di Locarno-Città Marco Agustoni, interpellato da ‘laRegione’, non ha voluto maggiormente circostanziare il suo annuncio.

Di Breguet in realtà non si è mai smesso di parlare proprio per il mito che alimenta il personaggio. Giovane militante, idealista filopalestinese, poi aspirante terrorista finito anche nell’orbita di Carlos, il ticinese venne a un certo punto posizionato sullo scacchiere spionistico internazionale in base a una teoria (dello storico svizzero Adrian Hänni) che lo metteva in relazione con la Cia, il servizio segreto statunitense. Gli è che Breguet ancora oggi impersona il fascino dell’oscuro ambientato a casa nostra, “allure” che la sua improvvisa sparizione, avvenuta appunto nel ’95, quando aveva 45 anni, ha naturalmente contribuito ad alimentare.

Una sparizione rimasta congelata nell’immaginario collettivo di chi in qualche modo ha vissuto, anche solo per averne sentito parlare, nel “mondo” di Bruno Breguet. Un mondo e una vicenda che recentemente sono stati ripresi e analizzati dal regista ticinese Olmo Cerri, autore di un ottimo documentario presentato nel 2024 a Soletta, poi al Locarno Film Festival, ma partito già una decina di anni prima, in occasione della pubblicazione dei diari di Breguet, contenuti nel libro ‘La scuola dell’odio’.

Grazie al film di Cerri erano riemerse figure a suo tempo molto vicine a Breguet: da Gigi Galli a Giorgio Bellini, da Marina Berta a Claudia Ribi, fino a Theo Mossi. Allo stesso modo era tornato a stagliarsi il complesso profilo del giovane Breguet: idealista dedito alla lotta armata – almeno nelle intenzioni – appena 20enne tentò di entrare in Israele con dell’esplosivo da destinare alla lotta filopalestinese, ma venne fermato, arrestato e incarcerato; situazione che si ripeté tempo dopo in Francia, con la condanna a 4 anni, per lui e la compagna del terrorista Carlos, il quale come ritorsione per il mancato rilascio dei due fece esplodere una bomba su un treno su cui avrebbe dovuto esserci l’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac, causando la morte di 5 passeggeri.

Carlos che molti anni dopo, nel 2011, a Parigi, durante il suo terzo processo, parlò proprio di Breguet: come ha ricordato di recente Aldo Sofia in un suo contributo apparso anche sul nostro giornale, Carlos, rivolgendosi all’allora presidente Usa Barack Obama, accusò l’America di essere responsabile della cattura e della scomparsa dell’ex sodale ticinese e chiese che, se vivo, Breguet fosse liberato, e, se morto, che ne fossero restituite le spoglie.

Sui motivi della scomparsa di Breguet vi sono diverse ipotesi, che Cerri ha “messo in fila” con la sua ricerca. Come ricorda il regista, da noi raggiunto, «non c’è un’ipotesi più accreditata di un’altra, non ho trovato documenti o testimonianze che possano dare una risposta definitiva. Le versioni che circolano sulla sorte di Breguet sono effettivamente discordanti. C’è chi immagina che sia ancora vivo, in latitanza da qualche parte. Ma ho l’impressione che si tratti più che altro di speranze che vengono dal cuore di chi ha frequentato Breguet e gli ha voluto bene. Poi c’è qualcun altro che pensa sia stato rapito dai servizi segreti di qualche Paese – magari la Francia, o il Mossad israeliano – per ottenere informazioni su Carlos e che sia morto durante un interrogatorio; oppure che sia stata la Cia ad aiutarlo a costruirsi una nuova identità. Ma c’è anche chi ritiene che la sua sparizione possa essere il frutto di una ritorsione del gruppo di Carlos stesso, anche se va detto che quest’ultima ipotesi è stata smentita direttamente dal terrorista, che ha sostenuto di non avere, nei confronti di Breguet, conti in sospeso».

Qualche “conto in sospeso” Breguet stesso continua ad averlo però nei confronti dello Stato ticinese, che fino a oggi non ha prove per decretarne la morte e può quindi assoggettarlo al pagamento delle imposte sulla sostanza, come individuo ed eventualmente come parte di una Comunione ereditaria. L’annuncio di ricerca nasce quindi dalla volontà di mettere definitivamente la parola fine alle speculazioni sulla sorte di Breguet, che da un altro punto di vista sono anche le speranze, di qualcuno, che sia ancora vivo da qualche parte. Se entro la fine di marzo del 2026 nessuno avrà dato al Pretore notizie diverse rispetto alla presunzione di decesso, allora, secondo l’articolo 38 del Codice civile, Breguet verrà dichiarato scomparso e si potranno “far valere tutti i diritti derivanti dalla sua morte come se questa fosse provata”.