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‘Situazioni che ti segnano nell’animo e che non scorderò più’

Wanda Dadò, sindaca di Cevio, e la sensazione di smarrimento nelle prime ore della disgrazia. L’alluvione epocale, un anno dopo

(Ti-Press)
28 giugno 2025
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Wanda Dadò, sindaca di Cevio, è tra coloro che la notte del 29-30 giugno, nella sua casa di Cavergno, all'imbocco della Bavona, ha vissuto in prima persona quei momenti di paura, di smarrimento di forti emozioni condivise. «Ricordo di aver sentito, all’alba, il rumore degli elicotteri che sorvolavano l'abitato ma naturalmente non immaginavo potesse trattarsi dei primi soccorsi diretti a Fontana. Mi sono alzata, ho visto che non c'era la luce, che non scorreva acqua dai rubinetti e che anche il telefonino non dava copertura di segnale. Mi sono chiesta cosa fosse accaduto. Ho sentito dei rumori strani dietro casa e sono scesa in strada. Li ho visto delle persone che stavano liberando i tombini per permettere all'acqua di defluire. C'era pure un vicino di casa che aveva tentato di raggiungere i propri familiari a Foroglio. Era arrivato fino a Fontana poi aveva dovuto desistere. Era scosso, voleva mostrarmi delle foto dal cellulare. Con altri vicini ci siamo resi conto che qualcosa di grave doveva essere successo lassù. A quel punto ho preso l'auto per scendere verso Cevio e raggiungere la casa comunale. Giunta al ponte di Bignasco i pompieri che lo presidiavano per timore che potesse cedere mi hanno riferito che era crollato quello di Visletto. Così mi sono diretta sul posto, dove era già stato predisposto un primo posto di comando e coordinamento dei soccorsi. Nelle vicinanze, ricordo, atterravano gli elicotteri. Sono subito stata coinvolta in un primo incontro per fare il punto alla situazione, con la collega di Municipio Romana Rotanzi e il sindaco di Lavizzara, Gabriele Dazio. Ricordo che sulle apposite lavagne veniva aggiornata la situazione, con le informazioni che trapelavano relative a danni constatati e ai possibili dispersi. Mi è subito parso chiaro che a Fontana era successo qualcosa di catastrofico e che ci potessero essere delle vittime. È stato un momento traumatico. La mia giornata da quel primo incontro in poi è stata tutto un susseguirsi di decisioni che, con i colleghi di Municipio presenti, andavano prese. Il cellulare continuava a segnalarmi messaggi in entrata. Erano le 5.30 di mattina e già i giornalisti chiamavano per avere informazioni. Dal ponte di Visletto in su eravamo senza copertura telefonica e nel resto della regione già si sapeva che era accaduta una grande disgrazia».

Il coordinamento delle operazioni di soccorso è stato assunto dallo Stato maggiore regionale di condotta, che ha coordinando l'attività e curando le comunicazioni con i media.

Brutti momenti, perché quando poi comincia la conta delle vittime, è tutta la comunità che ne rimane scossa. Ho passato la giornata a ricevere aggiornamenti sull'accaduto. Provenienti anche dalla Lavizzara, dove era stato organizzato il torneo giovanile di calcio e dov'era presente una colonia estiva. In un primo momento siamo stati informati che tutti erano al sicuro e ciò ci ha rincuorato; purtroppo però per un ragazzo abbiamo saputo in seguito che così non era e che risultava (e risulta ancora) disperso. La sera, poi, mi è toccato affrontare la mia prima conferenza stampa sulla disgrazia, a Locarno. Ricordo che scendere la valle, da Riveo in giù, dove praticamente tutto sembrava essere nella normalità, mi ha brevemente proiettata in una sorta di dimensione surreale. Mi chiedevo cosa avrei potuto dire ai media, visto che non avevo, prima di allora, alcuna competenza a livello di comunicazione. Ero sindaca dal 7 di maggio, giorno della mia nomina alla guida di una squadra nuova, mi mancava l'esperienza malgrado i tre anni passati in Municipio. Mi sono trovata catapultata in un evento di questa portata.

Col passare delle ore e dei giorni, la reale portata della tragedia assume dei contorni vieppiù chiari...

Tra i momenti più duri e traumatici da affrontare, innanzitutto il sapere che c'erano delle vittime, dei dispersi e delle persone traumatizzate dall'evento. A Cevio, dove erano state riunite le persone evacuate durante la notte dalla Bavona; c'era chi aveva perso tutto, il turista che non si capacitava dell'accaduto, chi aveva visto la forza della natura portar via case e persone, chi aveva temuto per la propria sopravvivenza.Gente sconvolta riunita in un luogo di raccolta provvisorio, sorretta da volontari che non avevano una formazione specifica per l'assistenza. Situazioni che ti segnano nell'animo e che non scorderò più.

Com‘è cambiato il suo rapporto col territorio dopo la tragedia?

Non credo sia cambiato, ho sempre avuto un grande rispetto per il territorio. Lavoreremo insieme per ricostruirlo, ci siamo dati degli obiettivi ambiziosi per ricucirlo. La Valle Bavona è riconosciuta a livello nazionale per la qualità del suo paesaggio perciò ci stiamo prodigando per una rinascita esemplare. Ci sarà tanto da fare, magari daremo alle terre di Fontana e Bosco di Mondada, le più toccate una valenza diversa che possa trasmettere alle future generazioni degli insegnamenti. Il territorio sarà il nostro tavolo di lavoro, nella consapevolezza che tanto si può ricostruire con un intendimento partecipativo tranne la vita delle persone che sono mancate. La gente vuole tornare a frequentare la Bavona per la qualità dell'ambiente. Purtroppo, come per ogni realtà, ci sono dei rischi che non si possono escludere, qui come altrove. Nelle prossime settimane riceveremo informazioni sulle carte delle zone di pericolo e sulla base delle stesse avremo uno strumento di lavoro per la messa in sicurezza di quanto possibile. Quanto non potremo mettere in sicurezza verrà gestito con dei piani di emergenza. L'approccio alla realtà della Bavona non cambia. Grazie all'impegno del Comune e della Fondazione Valle Bavona, di istituzioni, di persone esterne con specifiche competenze e popolazione indigena sono certa faremo un bel lavoro.

Paure?

Chi l'ha vissuto di persona, certe paure se le porterà dentro per sempre. C’è chi quassù non tornerà mai più ma c’è anche chi non si rassegna ed è pronto a tornarci. Non mi sembra di percepire un timore diffuso. La vera forza salvifica di questa catastrofe risiede nella risposta spontanea della gente comune, della “cittadinanza attiva”.

Valmaggesi determinati e decisi, è stato più volte detto in occasione delle conferenze stampa.

C’è tanta determinazione, voglia di aiutarsi vicendevolmente. Nel nostro corpo pompieri, nei samaritani, nella colonna di soccorso, nella protezione civile, nelle varie associazioni sono attivi da sempre i nostri bravi giovani. Ragazzi e ragazze che si sono impegnati a fondo e che hanno dato tutto quanto avevano in corpo in termini di energie durante l’alluvione. Ma non dimentichiamoci che dietro ognuno di loro c’è una famiglia, c’è un parente, c'è un amico che ha dato una mano.Una prova di unità che non è scemata nel tempo. In quei giorni si parlava con loro, ci si rincuorava a vicenda, si cercava di trasmettere quella silenziosa forza necessaria a fare squadra. Sono passati mesi e questo sentimento che fa da collante alla comunità è ancora forte. Questo spirito di grande solidarietà e riconoscenza verso chi si è adoperato per ricostruire e aiutare è ancora presente. Chiaro, la vita riprende il suo corso. Sappiamo di non essere stati perfetti, siamo pronti anche alle critiche.Ma ciò che conta è che ci abbiamo messo il massimo impegno per cercare di fare sempre del nostro meglio.

Prezioso, nell'opera di ricostruzione, l'aiuto non solo della gente del posto, ma anche delle istituzioni cantonali, dell'esercito, della protezione civile, di tutte le realtà di volontariato attivatesi fin da subito

Si biasima spesso la lontananza del Cantone dalle realtà locali, ma qui devo spezzare una lancia a favore di tutti quei funzionari – e sono stati davvero tanti - che sin dal primo momento sono accorsi a darci man forte: in pochi giorni credo di averne conosciuti talmente tanti che un sindaco normalmente nemmeno in dieci anni di carriera ha l'opportunità di incontrare.I valmaggesi (io per prima) hanno avuto modo di apprezzare questa vicinanza, queste presenze in prima fila. Ci siamo sentiti confortati e compresi, mai abbandonati: a ogni specifica richiesta, trovavi un interlocutore pronto ad aiutarti. Senza dimenticare le innumerevoli personalità politiche cantonali e federali che ci hanno fatto visita.

L'alluvione ha originato profonda riflessione sulla fragilità umana di fronte alla forza devastante della natura e, al tempo stesso, un’esaltazione della speranza, della solidarietà e della resilienza nei momenti più disperati.