Dismissione dello schermo di Piazza Grande, i professionisti favorevoli a un nuovo progetto ‘vicino all'originale e al suo spirito innovativo’
“Un nuovo schermo al posto di quello di Vacchini? Lo si può immaginare e non si deve escluderlo a priori: sarebbe contrario allo spirito che lo ha concepito. Vacchini era e permane un uomo della contemporaneità: nel 2025 avrebbe sicuramente trovato una soluzione diversa e corrispondente alle nuove tecnologie; non si sarebbe attaccato nostalgicamente al suo geniale progetto-oggetto di 50 anni fa. Avrebbe utilizzato i mezzi a disposizione nel 2025, non quelli del 1971. Il nostro auspicio è un progetto forte e bello che contribuisca all’immagine del Festival e della Piazza Grande”.
Così la pensa la Federazione Architette e Architetti svizzeri, sezione Ticino (FAS-Ti) riguardo al tema dell'estate locarnese, ovverosia la decisione della direzione del Festival di dismettere l'iconico schermo ideato dal Vacchini 54 anni fa per la Piazza Grande, sostituendolo con una struttura le cui componenti sono le stesse del palco di “Moon&Stars”.
La FAS-Ti premette di “condividere alcune preoccupazioni della petizione a difesa del progetto di Vacchini”; progetto giudicato “intuizione geniale nel 1971 a cui il successo di Piazza Grande al Festival di Locarno deve molto”. Tuttavia, a firma del presidente Lukas Meyer, dice di ritenerlo “una strategia urbana più che un costrutto, un’idea di spazio più che un oggetto”. Infatti, “il concetto di Vacchini per la Piazza non si limita al disegno di oggetti in sé, ma definisce uno spazio entro la cornice storica in cui avviene un evento a cielo aperto”.
L'installazione immaginata nel 1971 “era e sempre sarà una struttura temporanea, che aveva insita nella sua natura la potenzialità di trasformarsi – considerano architette e architetti –. La cabina di proiezione originale – la combinazione di due vasche da piscina – è stata infatti sostituita da una nuova struttura simile: il Festival non se n'è accorto e non ne ha sofferto. Anche lo schermo non è più l’originale del 1971, ma una sua estensione, una modifica che si è adattata all’evoluzione del tempo”.
Riguardo al nuovo progetto di schermo, la FAS-Ti riconosce di non averne ancora contezza, ma auspica che “il nuovo sia vicino all’originale, allo spirito innovativo che lo ha contraddistinto. E magari, grazie al dialogo tra le parti, si potrà trovare una soluzione ancora migliore, progettata insieme a un architetto valido del giorno d'oggi, grazie a un concorso”. Nel contempo “vanno concordati un altro senso e un'altra location per la struttura storica ed effimera di Vacchini, grazie a un’operazione di riuso contemporaneo”.
Insomma, “la sfida del nuovo schermo, come l’utilizzo del traliccio del 1971, meritano una riflessione progettuale e rappresentano un'occasione di rinnovo e di confronto critico rispetto ai modelli del passato”. Questo poiché “Livio Vacchini si sarebbe molto appassionato a questa difficile sfida” e “anche gli architetti del presente sono pronti ad accogliere quest’occasione, rendendo omaggio al suo ideatore, che pur essendo legato all’antico guardava sempre al presente e si proiettava nel futuro”.