Il Municipio ha deciso a maggioranza di aderire all’iniziativa delle città romande per chiedere al Consiglio federale di far pressione su Israele
C’è anche la voce della più grande città ticinese nel coro di chi chiede al Consiglio federale di attivarsi con Israele per risolvere la crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. A maggioranza, e forse un po’ inaspettatamente, il Municipio di Lugano questa mattina ha infatti votato una risoluzione per aderire all’iniziativa lanciata da Ginevra e Losanna. Le due città romande sono infatti promotrici di una sorta di appello indirizzato a Berna, al quale hanno chiesto entro oggi di aderire al maggior numero di comuni svizzeri.
«Sì, ne abbiamo discusso stamattina – conferma, da noi interpellato, il sindaco Michele Foletti –. Non è una presa di posizione politica, né a favore di Israele né a favore della Palestina. Ma è per le persone. È una scelta da parte della maggioranza del Municipio dettata dalla sensibilità nei confronti di chi vive in quei territori e sta affrontando una crisi umanitaria difficile». Il riferimento è, chiaramente, al fatto che da quasi tre mesi, dal 2 marzo per la precisione, il governo di Benjamin Netanyahu ha bloccato l’ingresso di ogni forma di aiuto umanitario nella Striscia, dove vivono circa 2,2 milioni di persone in precarie condizioni.
Nel giorno della decisione municipale, è arrivata a Palazzo civico anche una lettera sottoscritta da una dozzina di consiglieri comunali – Danilo Baratti e Luisa Orelli (Verdi), Céline Antonini e Carola Barchi (Plr), Federica Colombo e Michele Malfanti (Centro), Edoardo Cappelletti, Nina Pusterla e Carlo Zoppi (Sinistra), Sara Beretta Piccoli (Verdi liberali) e Tamara Merlo (Più Donne) –, che chiede all’Esecutivo di muoversi nella direzione nel frattempo imboccata. Nella lettera si fa riferimento alla grande manifestazione di sabato scorso svoltasi a Bellinzona, che ha mostrato “quanto sia grande e diffuso il turbamento di fronte all’insostenibile distruzione di vite per bombe e fame. Da quattro a cinquemila persone hanno marciato compostamente e silenziosamente per ottenere la rottura di un altro silenzio, quello lungo e sconcertante del Consiglio federale di fronte alla mattanza quotidiana che avviene nella Striscia di Gaza”.
Pur sottolineando che la politica estera non rientri tra le competenze degli enti locali, i consiglieri comunali ricordano che la difesa del diritto internazionale umanitario sia invece prerogativa di ogni cittadino. A maggior ragione dell’Esecutivo luganese, la cui voce “non è certo irrilevante, anche per la singolarità di avere tra i suoi membri il presidente della Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati (ovvero Marco Chiesa, ndr), un ex presidente della stessa Commissione (Filippo Lombardi, ndr) e un consigliere nazionale (Lorenzo Quadri, ndr)”. La richiesta, come detto, è stata tuttavia superata dagli eventi dato che nel giorno stesso nel quale è stata inviata, il Municipio ha deciso di dar seguito all’iniziativa. Ad aver influito sulla decisione potrebbe essere stato dunque piuttosto un altro precedente appello, anche citato dai consiglieri comunali, giunto a Palazzo pochi giorni fa e sottoscritto da diverse persone, attive in ambito politico, culturale ed economico.
Capitanati da Aurelio Sargenti, una quindicina di personalità di spicco (Claudio Ferrata, Morena Ferrari Gamba, Alberto Leggeri, Consuelo Marcoli, Pietro Montorfani, Tessa Prati, Fabio Pusterla, Fabio e Gabriella Soldini, Stefano Tibiletti, Filippo Zanetti, Marco Vitali e le consigliere Federica Colombo e Nina Pusterla che hanno firmato anche la lettera odierna) hanno chiesto “con convinzione che anche le nostre autorità comunali aderiscano a questa importante iniziativa, affinché anche da qui si levi una voce ferma e solidale contro una tragedia umanitaria inaccettabile”. Anche in questa presa di posizione si criticano “silenzi e posizioni ambigue riguardo all’offensiva militare in corso” e pertanto si ritiene che “sia giunto il momento che anche il Consiglio federale esprima una posizione chiara e coraggiosa, in linea con la storia e la tradizione umanitaria della Svizzera. Ginevra e Losanna non devono restare sole: ogni comune, anche il più piccolo, può e deve far sentire la sua voce”.