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A Novazzano c’è chi ha un diavolo... per antenna

Un gruppo nutrito di cittadini non ne vuole sapere. E il Municipio è a un trivio: decretare il blocco edilizio, staccare la licenza o appellarsi al Tram

In sintesi:
  • Il Consiglio di Stato ha annullato di recente una decisione dell’Esecutivo, contrario alla licenza
  • La posa degli impianti preoccupa i vicini e i genitori di alunne e alunni delle scuole
Il tema resta controverso
(Ti-Press/Archivio)
5 aprile 2025
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A Novazzano sono in tanti oggi a essere all’erta. Anzi, a drizzare proprio le... antenne. Da qualche tempo a questa parte ad alcuni cittadini del comune la sola idea che vicino a casa isseranno degli impianti di telecomunicazione mobile non fa dormire sonni tranquilli. Ad attirare l’attenzione, in particolare nell’ultimo biennio, sono due progetti di altrettante compagnie. Progetti che stanno dando filo da torcere pure al Municipio locale e preoccupano i genitori di alunne e alunni dell’Istituto scolastico. Denominatore comune dei dossier è il dissenso manifestato dai confinanti, i quali hanno subito fatto muro. L’operazione più recente, tradotta in una domanda di costruzione, è tuttora all’esame dei servizi del Cantone – che hanno appena richiesto un complemento di informazioni –; passaggio obbligato per ottenere il preavviso cantonale, preludio alla decisione dell’Esecutivo, a cui spetta concedere o meno la licenza edilizia. L’altra richiesta, invece, è sul tavolo in realtà dal giugno del 2023 e per l’autorità comunale va bocciata: il luogo scelto per alzare l’antenna, il tetto di uno stabile plurifamiliare, parte di un complesso da un centinaio di appartamenti nelle immediate adiacenze di edifici sensibili, appare “inadeguato”. Giusto la settimana scorsa, a quasi due anni di distanza, è arrivato, però, il ‘verdetto’ del governo, che ha ribaltato il giudizio e accolto il ricorso della società di telecomunicazione; rimettendo di fatto l’incarto nelle mani del Municipio. Adesso tanto l’ente locale che i privati (che si ritrovano a dover sostenere pure le spese legali) avranno un mese di tempo per valutare se appellarsi al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). E questo a meno che a livello comunale non si ritenga di far calare il blocco edilizio, che porta comunque già la data di scadenza.

Il nodo? La pianificazione

Il vero nodo da sciogliere, una volta di più, in questa faccenda di antenne, è la pianificazione comunale. Novazzano attende, infatti, dal 2023 di sapere se la modifica apportata al Piano regolatore (Pr) per allinearsi alla Legge sullo sviluppo territoriale può essere applicata. L’obiettivo? Permettere di regolamentare la materia e definire, secondo precise priorità, le zone del comune dove posizionare gli impianti della telefonia mobile, a tutela della popolazione. Uno strumento, quello sotto esame, che ha visto subito insorgere tre grandi compagnie con un ricorso, ancora al vaglio del Consiglio di Stato. Ed è proprio in questa sorta di vuoto pianificatorio che si è inserita la domanda di costruzione. La stessa che ha tenuto sulle spine una settantina di cittadini, in tanti hanno firmato le opposizioni alla domanda di costruzione. In effetti, l’assenza di norme puntuali – peraltro non un imperativo categorico, ma una scelta del singolo Comune – mirate a salvaguardare, in particolare, le aree dove vivono “persone particolarmente sensibili”, come bambini, anziani e ammalati, non ha aiutato a fare chiarezza. Oggi a fissare dei punti che sembrano difficili da rimettere in discussione è il Cantone.

‘Un dossier a norma’

Per cominciare, la documentazione presentata dai promotori risulta essere completa e il progetto si inserisce in zona edificabile (nonché residenziale-commerciale). Quindi se ci si trova davanti a un impianto in linea con norme e condizioni (incluse dimensioni e potenza, censurate dai cittadini contrari, o inserimento estetico), il diritto al permesso di costruzione, fa notare il CdS, è dato. Di più, si precisa, l’antenna in questione “non si pone in contrasto con la vocazione residenziale, commerciale e di servizio prevista dal Piano regolatore”. Inoltre, l’impianto “sarebbe necessario a migliorare la copertura della regione”. Circostanza, si annota, “di cui non vi è serio motivo di dubitare”. Non solo, dati alla mano, rileva ancora l’autorità cantonale, “risulta che il valore limite dell’impianto di 5 V/m è rispettato nei tre luoghi a utilizzazione sensibile”. E se questo non bastasse, contrariamente a quanto sembra indicare il Municipio, il fondo interessato, si rimarca ancora, “non risulta essere ubicato in zona di priorità VIII – l’ultima nelle zone elencate dall’Esecutivo, mutuando il cosiddetto ‘modello a cascata’ cantonale, ndr –, in quanto le scuole elementari, la scuola dell’infanzia, la casa anziani e il centro Atte distano rispettivamente 140, 180, 350 e 410 metri dall’impianto progettato”. In altre parole, oltre il limite dei 100 metri ancorati alla variante di Piano regolatore in fase di approvazione.

‘Si doveva sospendere o bloccare’

Non di meno, l’Esecutivo di Novazzano resta convinto che il punto scelto per posare l’impianto non fosse idoneo, visto la “massiccia presenza di residenze private e di luoghi sensibili”. Ma soprattutto a pesare, come si ricorda nell’incarto, “è la mancanza di chiarezza sul quadro normativo applicabile alle antenne di telefonia mobile, in quanto erano ancora pendenti dei ricorsi contro la relativa variante di Pr”. Il Cantone, però, appare perentorio. L’ente locale “non poteva respingere la domanda di costruzione, come invece ha fatto, basandosi almeno indirettamente su una norma in divenire”. Sul piano tecnico, si richiama nella decisione, “quando sono dati i presupposti per l’adozione di misure di salvaguardia della pianificazione, il Municipio deve sospendere o decretare il blocco edilizio, e non respingere, le domande in contrasto con il diritto vigente, indipendentemente dal fatto che siano conformi o meno a quello in formazione”. Procedura, si fa capire, che non è stata seguita e che oggi vale l’annullamento della decisione municipale e il rinvio degli atti. A questo punto l’autorità comunale si trova a un bivio: o decretare il blocco edilizio (se ritiene che il progetto strida rispetto ai piani previsti) o staccare la licenza. Salvo imboccare la via d’uscita che porta al Tram. Tutto ciò con la consapevolezza che, da un lato, si dovrà procedere “in maniera seria”, chiedendo all’operatore di telefonia mobile di portare le prove utili a dimostrare che non vi sono altri luoghi (meno sensibili) dove collocare l’antenna (aspetto su cui si interrogano pure i privati); e dall’altro che un eventuale blocco edilizio sarebbe a... scadenza. Questo provvedimento ha validità al massimo per due anni dalla pubblicazione della variante di Pr, che risale alla primavera del 2023. Ovvero giusto due anni or sono.