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Nei boschi del Serpiano tornano i rave abusivi

Nel fine settimana quasi 200 persone sono intervenute alla festa non autorizzata sul San Giorgio. Lamentele dagli ospiti dell’albergo per la notte insonne

Appuntamento nella radura
(Ti-Press/Archivio)
7 aprile 2025
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I boschi del Serpiano sono tornati a essere teatro di un rave party. Il raduno, non autorizzato e organizzato tra sabato e domenica in un avvallamento non lontano dalla funivia, quindi nel perimetro della proprietà dell'albergo, ha fatto confluire nella zona fino a quasi 200 persone, in alcuni casi giovanissimi, secondo una prima stima. Il passaparola rimbalzato sui social network ha raggiunto, del resto, partecipanti arrivati da Italia, Francia e Belgio. Queste le provenienze dichiarate dalle targhe di auto e camper posteggiati in zona.

I primi, in realtà, a rendersi conto della festa in corso sono stati gli ospiti dell'hotel, i quali non sono riusciti a chiudere occhio per l'intera notte a causa della musica martellante mandata ad alto volume fino alle 11 di domenica mattina e amplificata proprio dalla collocazione del luogo scelto per la festa, che ha funto da eco. Quando è tornato il silenzio sul posto c'era ancora una cinquantina tra ragazze e ragazzi, alcuni dei quali trovati dagli stessi villeggianti sdraiati per terra e in condizioni fisiche precarie.

Vista la situazione la polizia è stata sollecitata più volte a intervenire, sin dai primi movimenti di auto che potevano far preludere a un raduno clandestino. Le pattuglie sono giunte sul posto la sera del sabato e poi di nuovo la mattina della domenica, raccogliendo i nominativi dei presenti e rimanendo sino all'abbandono dell'area, che a quanto pare è stata ripulita dai resti del rave. A non passare indenne da quanto avvenuto è però l'albergo del Serpiano. Da quanto abbiamo potuto appurare, infatti, alcuni degli ospiti si sono rifiutati di pagare il conto dopo la nottata insonne. Al momento sull'accaduto non è stata sporta denuncia.

Il raduno del fine settimana al Serpiano rimanda agli episodi che si erano già verificati nella primavera-estate del 2023 nella regione. A far scoprire il Ticino ai frequentatori di queste feste abusive è stato, indirettamente, il ‘decreto anti-rave’ varato nell'ottobre del 2022 dal governo Meloni. Provvedimento che, in realtà, non ha fatto altro che spostare il fenomeno da questa parte della frontiera. Due anni or sono a sollevare il problema era stato anche il Municipio di Brusino Arsizio, autore di una lettera aperta al Consiglio di Stato. Missiva nella quale veniva richiesto un intervento più incisivo a fronte di eventi, motivava l'autorità locale, che si svolgono “in mancanza di buon senso” e con “inosservanza delle norme minime di fruizione dei nostri boschi”.