Dai numeri 2024 della Polizia della Città emerge un fenomeno che ‘preoccupa’. In calo, invece, i furti, soprattutto nelle abitazioni
Il timore che il picco dei reati legati alla piccola-grande criminalità registrato nel 2023 potesse preludere nel territorio della Città di Mendrisio a un nuovo crescendo c'era, eccome, nelle autorità locali. Le cifre del 2024, però, hanno saputo restituire quel senso di sicurezza di cui la popolazione, per prima, ha bisogno. Se è vero che la Polizia cittadina, polo della Regione II, è sempre più sollecitata, è altresì un dato di fatto che i furti, a cominciare da quelli nelle abitazioni, messi a segno in gran parte da pendolari dello scasso, sono in calo e in modo marcato. Guardando all'anno passato, commenta il capodicastero Sicurezza e Prossimità Samuel Maffi, «possiamo ritenerci soddisfatti per i risultati ottenuti». Un riscontro che testimonia del lavoro effettuato sul campo. Scorrendo i numeri del bilancio annuale consueto sono altri i numeri che richiamano l'attenzione, quelli alla voce ‘liti e risse’ in chiaro aumento e spie di un malessere, soprattutto tra i giovani, che dà da pensare.
Tornando con la mente al 2023, ammette Maffi, «ci eravamo spaventati davanti ai dati della criminalità, registrati dopo anni tranquilli. Ecco che l'anno scorso l'impegno da parte degli agenti della Comunale e di chi opera nel mondo della sicurezza nel Mendrisiotto si è concentrato nel cercare di contenere questo aumento. E l’obiettivo è stato raggiunto: non vi è stata una crescita generalizzata di reati». Anzi, le tendenze percentuali segnalano una diminuzione o una stabilità. E laddove si nota un passo avanti, comunque contenuto, nel territorio degli otto Comuni convenzionati, non è motivo, si assicura, di allarme. Allargando lo sguardo si evidenzia altresì un maggior numero di automobilisti indisciplinati e con il piede pesante (+52% per eccesso di velocità). Mentre si conferma l'efficacia della presenza di un sistema di videosorveglianza, che in diversi casi ha permesso di fare chiarezza sui fatti: dalla rapina o il furto all'incidente, passando per i reati contro l'integrità personale.
Ciò non significa, comunque, sottovalutare le problematiche, in particolare tenendo ben presenti le sensibilità della cittadinanza e il bisogno di avere delle certezze. Infatti, a Mendrisio essere una Polizia di prossimità è divenuta una delle missioni quotidiane. «Come pochi altri – rimarca il capodicastero – ci siamo distinti nel settore della prevenzione e delle tematiche legate alla vicinanza al cittadino». Ed è qui che, facendo leva su tutta una serie di campagne e di occasioni di incontro, comando e agenti – 54 in totale – si spendono per coltivare un rapporto di fiducia, che vada al di là delle generazioni.
Quel segno più davanti alle percentuali che restituiscono l'incremento delle liti in famiglia (+14%), ma soprattutto delle risse (+27%), oltre che dei vandalismi (+15), balza subito all'occhio e viene letto come l'onda lunga della pandemia. «Questi dati – attira l'attenzione Patrick Roth, da dieci anni al comando del Corpo – segnalano una crescita del disagio sociale, in particolare tra i giovani». Il fenomeno, chiediamo, vi preoccupa? «Il tema è complesso e le sue interpretazioni richiedono una analisi approfondita, non solo sul piano della sicurezza – ci risponde il comandante –. Certo, come Polizia di prossimità ci interroghiamo sul fenomeno, che preoccupa e non è da sottostimare. Infatti, ci siamo chiesti come potevamo raggiungere meglio ragazze e ragazzi, e costruire con loro una relazione. Quindi è stato messo a punto un sondaggio con lo scopo proprio di capire come l'attività di polizia possa aderire alle loro aspettative».
Consapevoli di trovarsi di fronte una fascia particolare di popolazione, non si nasconde la volontà di ‘agganciare’ i giovani. «Per noi è importante – ribadisce Roth – per condividere con loro indicazioni su comportamenti non pericolosi e rispettosi delle leggi». Quello attivato è un lavoro di rete, fa capire dal canto suo Maffi, che coinvolge anche altri dicasteri e gli operatori di prossimità, che già sono sul terreno e a contatto con ragazze e ragazzi. La strategia del sondaggio, annota ancora il capodicastero, è vista in modo molto positivo. «Anche perché – aggiunge – abbiamo la sensazione che sinora le nostre campagne ne abbiamo intercettato una minoranza. E occorre comprendere come poterci relazionare». Un passaggio cruciale davanti ai casi, pure recenti, che coinvolgono minori già a partire dai 12-13 anni, alla ricerca di luoghi di incontro al di fuori degli spazi canonici. «Cosa che può creare degli effetti indesiderati – come gli interventi per disturbo alla quiete pubblica, ndr –, da monitorare».
E una faccia del prisma che compone l'universo giovanile sta mettendo a confronto pure le forze locali di polizia con la tematica dei rave party. L'ultimo in ordine di tempo è del fine settimana scorso nei boschi del Serpiano, con quasi 200 partecipanti. Complice il decreto anti-rave emanato in Italia, assistiamo a un ritorno di queste feste non autorizzate? «L'evento sul San Giorgio è stata la prima avvisaglia di quest'anno – ci conferma il comandante Roth –. Situazioni simili si sono ripetute più volte in passato e hanno creato delle lamentele. Quindi con la Polizia cantonale si è definita una strategia. Certo ci troviamo davanti a tre criticità. Innanzitutto, la presenza di giovani, anche minori, e questo ci porta dover calibrare l'approccio. Poi c’è l'imprevedibilità: sono difficili da intercettare (il tam tam corre sulla rete social, ndr). Non da ultimo, il numero di persone che partecipa a questi rave, che richiederebbe un presidio imponente. E qui prevale la questione della proporzionalità. In alcuni casi per evitare lo scontro occorre accettare che si verifichino questi eventi, seppur illegali».
Nel fine settimana, come in precedenza, in ogni caso, gli agenti, ci fanno presente, hanno effettuato gli accertamenti del caso e individuato gli organizzatori, evitando che un ulteriore centinaio di persone si aggiungesse ai presenti, rimandando indietro auto e gente a piedi. «Ci siamo però interrogati su come trovare una soluzione durevole e proposto dei consigli ai privati toccati – spiega Maffi –. Inoltre, abbiamo creato una rete di contatti con le strutture turistiche, i proprietari dei terreni, le autorità comunali (come Brusino Arsizio, ndr) e i patriziati. Il nostro obiettivo, insomma, è riuscire a far morire sul nascere questi eventi, prima di dover intervenire».