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Il ‘caso Uliatt’ è chiuso per il parlamento. Ma il Dss monitorerà

Ci si impegnerà a ‘rilanciare delle iniziative in favore degli utenti più fragili’. Tonini: ‘Mi auguro che possa servire da lezione per il futuro'

Per la cittadina era più di un ritrovo
(Ti-Press/Archivio)
12 giugno 2025
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Il Gran Consiglio ha archiviato, a maggioranza. Della Petizione popolare a sostegno dell'esperienza dell'Osteria L'Uliatt di Chiasso resterà l'affetto dei 5'112 cittadini e cittadine che l'hanno appoggiata e gli echi di un progetto che per 16 anni ha dato modo agli utenti della Fondazione Diamante di vivere una realtà di vera integrazione, dietro il bancone e fra i tavoli del ritrovo su cui ormai è calato in via definitiva il sipario. Alle 22 passate di mercoledì il parlamento ha, quindi, seguito le conclusioni della Commissione sanità e sicurezza sociale davanti al dato di fatto che la Fondazione è autonoma nelle sue scelte. Commissione che non ha mancato, però, di raccomandare al governo “una maggiore concertazione tra enti e autorità prima di decisioni che impattano sensibilmente sul tessuto sociale locale”.

A difendere il moto popolare e la speranza di non cancellare l'Uliatt e ciò che ha rappresentato per le persone che vi hanno lavorato e per la popolazione locale è rimasto Stefano Tonini (Lega), tra i fautori – con Moreno Colombo, Daniele Raffa, Tiziana Grignola, Edo Cavadini e Luigi Rigamonti – della raccolta delle sottoscrizioni. Il granconsigliere ha tenuto a «ringraziare sentitamente tutte le cittadine e i cittadini che hanno firmato la petizione. Un gesto semplice ma importante, che dimostra quanto l’Osteria L’Uliatt fosse sentita e apprezzata». Del resto, ha ribadito, il ritrovo «non era solo un esercizio pubblico; era un luogo di inclusione, un punto di riferimento sociale e umano, dove persone in situazione di fragilità trovavano non solo un’occupazione, ma anche dignità, visibilità e riconoscimento. E questo non si misura unicamente in termini economici o contrattuali».

Comprese le argomentazioni della Commissione, ha richiamato ancora Tonini, non si può fare a meno di notare «quanto questa decisione, per quanto formalmente legittima, abbia avuto un impatto emotivo e sociale non indifferente sulla popolazione e soprattutto sulle persone fragili coinvolte». A questo punto l'auspicio dichiarato è che il Dipartimento sanità e socialità (Dss), «nel momento in cui queste fondazioni chiederanno sostegno finanziario o entreranno in fase di pianificazione, tenga conto anche della dimensione sociale e territoriale delle loro attività. È importante che non si perda mai di vista l’obiettivo dell’inclusione reale e radicata nei territori; e lo dico con convinzione. Mi auguro, insomma, che il caso dell’Uliatt possa servire da lezione per il futuro».

Del resto, pure per lo stesso direttore del Dss, Raffaele De Rosa, «le modalità con cui la Fondazione ha preso la sua decisione, in piena autonomia, senza coinvolgere né il Cantone né il Dipartimento è molto discutibile. Restano l'importanza e la sensibilità che bisogna porre sulle opportunità di inserimento sociale e professionale di persone fragili. Questo genere di offerta è estremamente preziosa sul territorio, a Chiasso come nelle altre regioni del cantone. L'invito – ha confermato De Rosa – è quello di trarre insegnamento da questa esperienza e di coinvolgere preventivamente i servizi cantonali, affinché si possa, insieme alla Fondazione, agli enti e agli attori sul territorio, trovare delle soluzioni nel momento in cui dovessero valutare che quel tipo di offerta non è più adeguata per l'utenza di cui si occupano e per la quale si impegnano con generosità e competenza. Senz'altro – ha concluso il capo dipartimento – monitoreremo la situazione e faremo del nostro meglio per cercare, anche in questi spazi, di poter rilanciare delle iniziative in favore degli utenti più fragili, per dare un futuro a un centro molto apprezzato sul territorio».

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