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Violenza e minacce contro gli infermieri dell'Osc, condanna e cure

Alle Assise criminali un 19enne accusato di 8 episodi contro 12 operatori. La pena è stata sospesa per permettergli di seguire un trattamento

Veduta sul parco dell’Osc e i suoi padiglioni
(archivio Ti-Press)
4 settembre 2025
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Seguirà una misura per giovani adulti in un istituto per beneficiare delle necessarie terapie, crescere e recuperare gli aspetti educativi che fino a oggi gli sono mancati il 19enne giudicato dalla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Paolo Bordoli (a latere Giovanna Canepa Meuli e Chiara Ferroni). L'imputato, una storia personale difficile alle spalle nonostante la giovane età, è comparso in aula per rispondere di ripetuta, tentata e consumata violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari; lesioni gravi; lesioni semplici e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. «L'aspetto giudiziario è forse il punto meno importante di questo processo – sono state le parole del giudice prima di pronunciare la condanna a 20 mesi, sospesi per permettere al giovane di seguire il trattamento –. Un conto è capire il perché di certi comportamenti, e la Corte è consapevole del percorso difficile che ha avuto perché quello che ha già vissuto è tanto, troppo. Ma capire non porta a giustificare quanto commesso perché lei aveva gli strumenti e le risorse per capirlo». Toccherà ora al Giudice per i provvedimenti coercitivi stabilire in quale struttura traferire il 19enne per permettergli di avere «una vita diversa e migliore di quella di prima: ne ha il diritto», ha aggiunto Bordoli.

Fatti interamente ammessi

I fatti, ammessi («sono profondamente pentito per i problemi causati»), sono stati commessi in otto occasioni alla Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio tra i mesi di marzo e luglio dell'anno scorso ai danni di 12 infermieri e contro altri pazienti. Come si legge nell'atto d'accusa della procuratrice pubblica Valentina Tuoni, il giovane ha per esempio impedito agli operatori di svolgere le loro funzioni mettendosi con la carrozzina sulla quale era seduto sui loro piedi, lanciando una sedia verso uno di loro o cercando di colpirli o aggredirli. Durante le varie azioni li ha anche minacciati (“Ti ammazzo”, “Stasera qualcuno si farà male”, “Appena avrò l'occasione me la pagherai”, giusto per citare qualche esempio riportato nell'atto d'accusa). Nell'ultimo episodio, quello che ha portato all'arresto del 19enne, con il gas contenuto nella bomboletta del deodorante ha acceso con la fiamma di un accendino, anche a distanza ravvicinata, un numero imprecisato di fiammate di almeno 30 centimetri. «Mi rendevo conto che potevo colpire qualcuno, anche se non lo avevo messo in conto: il mio intento era solo quello di spaventare gli infermieri – ha spiegato il giovane rispondendo alle domande del giudice –. Confermo di aver detto loro che li avrei bruciati, ma era una frase dettata da rabbia e impulsività».

‘Lo stavano accudendo’

Reputando la colpa «medio-grave dal profilo oggettivo» la procuratrice pubblica ha chiesto una condanna a 20 mesi e 20 giorni (oltre a una multa di 500 franchi per la contravvenzione) «sospesa per dar luogo a quello che è più importante», ovvero «la misura indicata dal perito». Funzionari e infermieri «erano in servizio per accudire l'imputato, dedicando la loro vita a pazienti psichiatrici con tutte le difficoltà che il loro lavoro comporta». La rappresentante dell'accusa ha evidenziato «l'assenza di scrupoli» per il gesto della bomboletta, definendolo «futile, egoistico e sprezzante dell'indennità fisica altrui».

‘Un fallimento istituzionale da non ripetere’

Per l'avvocato Christopher Jackson quello del 19enne è «un fallimento istituzionale da non ripetere» visto che «ogni tappa personale della sua personale via crucis ha portato a un peggioramento della sua situazione». Anche il ritrovarsi all'Osc dopo un tentativo di suicidio «dal quale si è salvato miracolosamente» è stato «un altro fallimento» che lo ha portato a «incontrare persone sbagliate nel momento sbagliato e quindi ricadere nel mondo degli stupefacenti». Se il carcere è stato «un toccasana», per il futuro del 19enne «è importante che ci sia una struttura adeguata e che la Corte effettui la scelta giusta come tipologia e luogo dove fargli seguire la misura stabilita dal perito».