Consegnato alla Città di Mendrisio l'Appello lanciato da politici, artisti e personalità locali, condiviso da tanti cittadini. Interpellato il Cantone
La cultura non si fa per forza solo fra quattro mura. Anche un teatro naturale come le Cave di marmo di Arzo può essere d'ispirazione, diventando, di fatto, un luogo di incontro e di scambio. Non a caso lì sono nate realtà come La Soleggiata, Cava Viva e il Cavea Festival, che hanno già dimostrato che si può fare. Oggi per difendere quello spazio – rinato a nuova vita grazie allo sforzo del Patriziato del posto e a investimenti significativi – e la possibilità di continuare a farne un luogo di creatività, si sono mobilitati davvero in tanti. Sono stati, infatti, in oltre 2'034 a sottoscrivere l'Appello promosso da alcuni politici locali e con loro operatori culturali, artisti, intere band, personalità e imprenditori della regione. Una petizione che adesso verrà imbucata anche all'indirizzo del Consiglio di Stato.
È stato Elia Agostinetti, referente dell'Appello, a consegnare, lunedì pomeriggio, le firme nelle mani del segretario comunale della Città di Mendrisio, Massimo Demenga, che se ne farà portavoce al Municipio. E questa volta il plico è di sicuro di ‘peso’ visto il seguito – innanzitutto numerico – raccolto dall'iniziativa. Quella che è nata come una polemica estiva attorno al carico di decibel – ritenuto "palesemente eccessivo e sproporzionato" – e alla durata, ‘fuori orario’, di talune manifestazioni, lamentati da un gruppo di cittadini – residenti nelle vicinanze delle Cave –, ha fatto affiorare un dibattito più ampio sulla libertà di fare cultura, appunto, anche al di fuori dei canoni e dei contenitori classici.
In effetti, come ci conferma lo stesso Elia Agostinetti, consigliere comunale a Mendrisio, «i numeri raccolti sono di tutto rispetto. E testimoniano del sostegno soprattutto di tante persone che abitano ad Arzo e nella regione e che quindi convivono con lo stesso vissuto di chi ha reclamato». Adesso chi ha aderito all'Appello, con l'intento dichiarato di "mostrare vicinanza e sostegno agli eventi che hanno luogo nelle Cave di Arzo, riaffermando la "volontà di proteggere questo bene immateriale", guardano agli Esecutivi comunale e cantonale. Chi ha vergato la protesta, tradotta in una raccolta firme (con una sessantina di nominativi) inviata alla Città e un ricorso depositato davanti al Consiglio di Stato, attende dal canto suo che il governo si pronunci. Come dire che la querelle continua.
Al momento, comunque, i fautori della petizione pro Cave lasciano parlare le cifre. Tra i 2'034 firmatari, infatti, si contano cittadini del capoluogo e del Distretto, ma anche persone residenti Oltregottardo, nella Svizzera romanda e Oltreconfine. Volendo entrare nel dettaglio, ci illustra Agostinetti, tra gli abitanti di Mendrisio hanno fatto loro l'Appello in 657. Mentre sono 320 le sottoscrizioni provenienti dai Quartieri della Montagna e 152, quindi la metà, quelle da Arzo.
Giunti a questo punto, ribadisce Agostinetti, «la speranza è che davanti al grosso sostegno espresso dalla comunità locale, il ricorso venga ritirato e si possa tornare al tavolo delle trattative, come è accaduto negli ultimi anni». Imboccare la via del compromesso potrebbe aiutare a mantenere lo spirito delle proposte culturali portate da La Soleggiata, Cava Viva e il Cavea Festival. Proposte da incoraggiare e non ridimensionare, come scritto nell'Appello. Anche perché sono entrate ormai a far "parte della tradizione e delle specificità del territorio"; offrendo altresì un palcoscenico ad artisti e iniziative della regione.