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La lettera dei dipendenti di Ffs Cargo: ‘L'azienda smantella in Ticino e la politica sta a guardare’

Critiche alla strategia che toglierà al nostro cantone decine di posti di lavoro qualificati. Giedemann (Sev): ‘Una presa di posizione che non sorprende’

In sintesi:
  • Dito puntato contro la politica: ‘Sta a guardare mentre un'azienda federale delocalizza’
‘Per molti l’unica soluzione sarà trasferirsi oltre Gottardo’
(Ti-Press)
3 giugno 2025
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Una lettera anonima, lunga e articolata, per descrivere nel dettaglio le preoccupazioni dei dipendenti ticinesi di Ffs Cargo. “Questa lettera è anonima non per vergogna, ma per necessità”, premettono i dipendenti che l’hanno sottoscritta. “Vogliamo far sentire la nostra voce senza dover temere ritorsioni sul posto di lavoro”. Messo in chiaro questo punto, ecco i motivi che hanno spinto i dipendenti di Ffs Cargo a prendere carta e penna per farsi avanti con la stampa: “Siamo estremamente preoccupati per le sorti della nostra azienda e non da meno anche per il nostro amato posto di lavoro, motivo principale che ci ha portati a scrivere questa lettera. Non è nostra intenzione passare per le vittime per ciò che sta accadendo, però vorremmo spiegare in modo chiaro qual è la realtà”. A preoccupare i firmatari della lettera è soprattutto la chiusura del traffico combinato in Ticino e la riduzione di questo servizio anche in Svizzera interna. “Questi trasporti verranno trasferiti su gomma visto che mancherà un’alternativa. Parliamo di centinaia di camion al giorno che arriveranno in Ticino nei vari punti di consegna del cantone a seconda delle necessità del cliente. Container che oggi vengono trasportati su rotaia e domani si troveranno sulle strade”. La missiva punta il dito anche contro la politica federale che ha reso meno conveniente il trasporto ferroviario. “Il mandato politico è quello di fare utili e sostenersi finanziariamente con un traffico, quello nazionale, che invece genera solo costi. La conseguenza è che Ffs Cargo taglia le spese, aumenta i prezzi e il cliente sceglie il trasporto su strada perché non è disposto a spendere il doppio per la spedizione in treno. Ffs Cargo sta perdendo clienti. Tanti clienti e anche importanti”.

Ed ecco il tema più delicato: la diminuzione dei posti di lavoro. “Tra i 40 e i 50 solo in Ticino. Molti macchinisti ma anche moltissime figure attive ai controlli di sicurezza dei treni in partenza. Tutto personale altamente qualificato e che per essere formato richiede requisiti minimi non indifferenti e formazioni lunghe e onerose”. Cargo ha però affermato che non verranno fatti licenziamenti. Una promessa che non convince i firmatari della lettera: “I licenziamenti ci saranno. Ricollocare tutte quelle persone, e farlo con soluzioni che non impongono drastici cambiamenti di vita, sarà impossibile”. I firmatari si appellano quindi alla politica: “Per il Ticino va bene che un’azienda federale delocalizzi altrove e porti via posti di lavoro? Si tratta di un vero e proprio smantellamento”. Sempre i firmatari fanno notare una contraddizione: “Mentre la politica cerca di imporre al privato l’uso dell’auto elettrica e dei pannelli solari sui propri tetti, favorisce il trasferimento delle merci dalla rotaia alla ruota solo per una questione di soldi. La salvaguardia dell’ambiente va bene solo se costa poco?”.

«Questa lettera non mi sorprende, il personale è molto preoccupato», afferma contattato da ‘laRegione’ Thomas Giedemann, segretario sindacale Sev per il Ticino. «Se è vero che il trasporto ferroviario merci soffre l’attuale periodo di rallentamento economico, ci troviamo di fronte a una precisa strategia aziendale che mira a tagliare di netto determinati traffici. In Ticino, tuttavia, se applicati questi tagli significano perdere per sempre posti di lavoro. Inoltre a Sud delle Alpi il mercato del lavoro, anche interno all’azienda Ffs, offre pochi sbocchi». Detto altrimenti: «La promessa ventilata da Ffs Cargo di non licenziare nessuno per molti dipendenti si traduce in un fare le valige e spostarsi Oltralpe. Un discorso del genere, portato avanti da una ditta che è sostanzialmente federale, è irresponsabile e non lo accettiamo. Questa strategia aziendale – mette in chiaro il segretario del sindacato del personale dei trasporti – noi la critichiamo. Si allontana il personale, si allontanano i clienti». Continua Giedemann: «L’economia è ciclica. Liberarsi del personale, in una fase di difficoltà come questa, è controproducente per un’azienda che necessita di lavoratori altamente specializzati la cui formazione può durare anche anni. Di questo passo, nel momento in cui la domanda di trasporto aumenterà, Ffs Cargo non sarà in grado di rispondere adeguatamente alla richiesta». Una delle soluzioni, avanzata dal personale durante una recente assemblea della Sev, è quella di mettere a disposizione di altre aziende il personale formato. Una sorta di “noleggio” temporaneo, che anche altre ditte attive nel settore hanno già implementato con successo. Sulla stessa linea anche Luca Benato, che si occupa del settore Ffs Cargo per il Vslf, il sindacato dei macchinisti: «La situazione è quella riportata dalla lettera, quindi non sono per nulla sorpreso. La preoccupazione – aggiunge Benato – è anche per i giovani, se non si sostituiscono i lavoratori che vanno in pensione vuol dire togliere ai ragazzi la possibilità di lavorare in questo settore nel nostro cantone».

San Gottardo

Chiusa l’inchiesta ecco le raccomandazioni

Il deragliamento del treno merci nella galleria di base del San Gottardo del 10 agosto 2023 è stato causato dalla rottura di una ruota: il Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (Sisi), nel suo rapporto finale, conferma così quanto indicato nella sua relazione intermedia di due anni fa. Tre delle raccomandazioni del Sisi sono rivolte all’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza. Innanzitutto, le norme in vigore per l’aumento dell’attuale diametro minimo delle ruote devono essere estese a tutti i tipi di sale montate, vale a dire all’insieme costituito da due ruote e dall’asse corrispondente di un veicolo ferroviario, che utilizzano ceppi del freno in materiale composito. I criteri per le prescrizioni di manutenzione di queste sale montate devono poi essere adattati, in particolare per quanto riguarda gli intervalli di attuazione e i metodi di ispezione. Infine deve essere promosso uno studio sull’influsso dei ceppi del freno in materiale composito sul carico termico delle ruote. Una raccomandazione è rivolta anche all’Ufficio federale dei trasporti e riguarda gli scambi con dispositivi di blocco situati sopra lo spigolo superiore delle traverse. Il Sisi raccomanda di valutare il rischio di danni meccanici a questi dispositivi e se necessario di ridurlo. A Ffs Cargo è indirizzato un avviso di sicurezza che riguarda la tracciabilità durante l’ispezione tecnica dei treni. Per il sindacato Sev una soluzione sarebbe quella di reintrodurre i controlli dei mezzi che entrano in Svizzera. “Una misura che richiederebbe più personale, certo, ma che garantisce anche una qualità dei controlli”. «Registro che le Ffs si dicono molto preoccupate – afferma il consigliere nazionale del Plr Simone Gianini, che aveva già in più occasioni interrogato il Consiglio federale sulle cause – e chiedono di rinunciare all’utilizzo di un tipo di ruote che, se a livello europeo si fossero raccolti in passato tutti i segnali, avrebbe già dovuto essere bandito». Gianini vuole scongiurare il rischio che il Ticino «rimanga ancora una volta tagliato fuori dal resto della rete nazionale ad alta velocità come nel 2023». Si aspetta quindi che «i sistemi di controllo e la presa di coscienza internazionale che il governo aveva a suo tempo risposto essere in corso d’implementazione lo siano effettivamente a breve». Sul tema della sicurezza, il consigliere nazionale socialista Bruno Storni aveva redatto un postulato, accolto dal Consiglio federale, che incaricava Berna di redigere un rapporto che facesse il punto sulla situazione normativa in materia di sicurezza nel traffico merci su rotaia, identificando le necessità d’intervento.

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