L’Istituto di ricerca traslazionale, gestito da Usi e Eoc, da luglio si occuperà soprattutto di patologie cardiache e neurologiche. La sede a Bellinzona
La ricerca traslazionale trova casa a Bellinzona. Ente ospedaliero cantonale e Università della Svizzera italiana hanno infatti unito le forze e trovato un accordo per dare vita, a partire dal 1° luglio di quest’anno all’Irt, l’Istituto di ricerca traslazionale. Ma di cosa si tratta? La ricerca traslazionale si occupa, in ambito biomedico, di velocizzare il trasferimento delle scoperte di base verso la pratica clinica. L’Irt si occuperà in particolare di patologie cardiache e neurologiche, del ruolo che i microorganismi intestinali hanno nell’insorgenza dei tumori. Una divisione dell’istituto lavorerà invece sulle tecniche più avanzate per la rigenerazione dei tessuti. “Ma in futuro anche altri settori potranno entrare nell’orbita dell’istituto”, fanno sapere Eoc e Usi in un comunicato stampa congiunto diffuso oggi.
La nuova struttura sarà infatti gestita al 50% dall’Ente ospedaliero cantonale e al 50% dall’Università della Svizzera italiana. La sede si troverà nel palazzo Bios+ in via Francesco Chiesa a Bellinzona, dove sono già presenti l’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) e l’Istituto di oncologia di ricerca (Ior), entrambi affiliati all’Usi. “Si tratta di un nuovo contributo al settore della ricerca in Ticino, che sta acquisendo sempre più importanza nel nostro Cantone”. Il responsabile scientifico dell’Irt sarà il professor Alain Kaelin, direttore dell’Istituto neurocentro della Svizzera italiana (Eoc) e professore ordinario all’Usi.
L’Istituto di ricerca traslazionale è l’evoluzione dei Laboratori di ricerca traslazionale che lo stesso Eoc aveva creato nel 2021 e gestito finora. Questo nonostante le norme legislative concedano all’Ente ospedaliero margini finanziari ristretti per quanto riguarda i progetti di ricerca. Ma le cose stanno per cambiare. “Ora i Laboratori diventeranno un vero e proprio istituto di ricerca – afferma citata nel comunicato la rettrice dell’Usi Luisa Lambertini – e questo sarà molto importante sia per il posizionamento accademico, sia per il riconoscimento istituzionale. Accanto alla ricerca di base svolta dall’Irb in ambito soprattutto immunologico, e a quella dello Ior nel settore oncologico, l’Irt si occuperà di una ricerca più applicata e più vicina al letto del paziente, diventando un ‘pilastro’ per consolidare la ricerca traslazionale nella nostra Facoltà di scienze biomediche”.
La gestione del nuovo Irt sarà congiunta, sul modello di quello che in Ticino già avviene, nell’ambito informatico, con l’Idsia (Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza artificiale), amministrato, in questo caso, dall’Usi e dalla Supsi, con criteri paritetici. “È un modello di successo, che ha mostrato di funzionare molto bene – spiega Glauco Martinetti, direttore generale dell’Eoc –. Non abbiamo potuto creare un ente con personalità giuridica, perché le norme non consentono all’Ente e all’Usi di agire in questa direzione. L’Irt sarà un istituto ‘in comune’, con un progetto scientifico condiviso e un finanziamento di base bilanciato. Questo garantirà continuità e identità accademica”.
E c’è poi il tema delicato dei finanziamenti: da dove arriveranno i fondi per il nuovo istituto? La stabilità di base, si legge nel comunicato, verrà garantita da circa un milione di franchi all’anno proveniente dall’Eoc e da un altro milione proveniente dall’Usi. “A questi importi si aggiungeranno i fondi competitivi, che i ricercatori dovranno acquisire partecipando ai bandi del Fondo nazionale svizzero, dell’Unione europea e di altre istituzioni internazionali e contributi privati provenienti, per esempio da Fondazioni filantropiche o persone facoltose attive nel finanziamento alla ricerca”. Il Cantone si è pure detto disponibile a valutare un sostegno.