laR+ Ticino

Il presidente del Cdm: ‘Faremo la massima chiarezza’

Stefani: ‘Come sempre, ci pronunceremo solo sulla base di prove ufficiali’. L’atto dell’Mps: prima discussione in ‘Gestione’ (la Lega non partecipa...)

Sul piano penale il discorso è chiuso, ma potrebbe non esserlo su quello disciplinare
(Ti-Press)

«Posso confermare che il nucleo operativo del Consiglio della magistratura ha recentemente deciso di compiere tutti i passi necessari per fare chiarezza sugli aspetti della vicenda che potrebbero riguardarlo. Nel frattempo, incrociandosi con queste nostre intenzioni, proprio stamane il procuratore generale e il pp interessato ci hanno scritto dichiarandoci, alla luce dei recenti interventi parlamentari, la loro volontà di essere trasparenti e segnalando dunque che i relativi incarti presso il Ministero pubblico sono a nostra disposizione per le valutazioni del caso, qualora lo ritenessimo opportuno. In questo senso, come avevamo già discusso tra noi, chiederemo quindi al Ministero di produrre la relativa documentazione», dice, interpellato da ‘laRegione’, il presidente del Consiglio della magistratura Damiano Stefani. «Abbiamo letto l’atto parlamentare e, come avviene con ogni notizia che riguarda la magistratura, l’abbiamo attentamente considerato. Tuttavia, in quanto autorità giudiziaria, possiamo pronunciarci – precisa il giudice d’Appello – solo sulla base di prove e atti ufficiali». L’autorità che vigila sul funzionamento dell’apparato giudiziario ticinese svolgerà quindi, assicura il suo responsabile, le verifiche di «sua competenza» in relazione a uno dei capitoli dell’affaire Hospita Suisse così come riportato nella recente interrogazione dei deputati dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi dal titolo ‘Sabrina Aldi, Cristina Maderni, Alvaro Camponovo, Eolo Alberti, Claudio Camponovo, Norman Gobbi, Claudio Zali: tanti soldi, sponsorizzazioni, politica e magistratura e... tanto altro’. Il capitolo è quello che riguarda Alvaro Camponovo, figlio del dottor Claudio, eletto, in quota Lega, procuratore pubblico nel marzo dello scorso anno. Nei confronti di Camponovo jr. il pg Andrea Pagani aveva aperto due inchieste per fatti legati al dossier Hospita e dintorni, fatti avvenuti quando era segretario giudiziario: un procedimento penale per violazione del segreto d’ufficio e l’altro per accettazione di vantaggi, sfociati entrambi rispettivamente in un decreto d’abbandono e in un non luogo a procedere.

Sul piano penale il discorso è chiuso, ma potrebbe non esserlo su quello disciplinare. Ed è ciò che lasciano intendere le ultime domande delle sessantaquattro sollevate da Sergi e Pronzini all’attenzione del Consiglio di Stato. Quattro quesiti finali ai quali, data la separazione dei poteri, solo il potere giudiziario può dare una risposta. Tant’è che l’interrogazione è stata girata dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio anche al Consiglio della magistratura e alla Procura. «Ripeto – riprende Stefani –, è nostra volontà fare la massima chiarezza, ma prima di decidere se aprire o meno una o più procedure disciplinari dobbiamo vagliare i documenti ufficiali riguardanti i vari iter giudiziari. Tengo infine a precisare che ci siamo attivati di nostra sponte, ritenuto che nessuno al momento ci ha chiesto di prendere posizione o di rispondere ai quesiti dell’interrogazione».

Alta vigilanza, in luglio una riunione ad hoc della commissione

Ma il caso Hospita, su cui, a detta dell’Mps, si stagliano inciuci politici, affari e conflitti di interessi, occupa anche il parlamento. Ieri la commissione ‘Giustizia e diritti’ ha deciso di attendere le “prese di posizione” del Consiglio di Stato e del Cdm prima di stabilire il da farsi per quel che concerne l’esercizio dell’alta vigilanza che la legge le riconosce. Questa mattina la parola è passata alla commissione della ‘Gestione’, riunitasi online (la Lega non ha partecipato alla discussione sull’atto parlamentare dell’Mps). «Abbiamo iniziato ad approfondire il tema», spiega da noi contattato il presidente della commissione Fabrizio Sirica. Che subito puntualizza: «Un tema, va detto, che è estremamente complesso nella misura in cui coinvolge tutti i tre i poteri dello Stato: il Gran Consiglio con le sue commissioni, che devono vigilare su aspetti separati ma complementari, il Consiglio di Stato, con alcuni suoi membri chiamati in causa dall’interrogazione, e la magistratura, che sta svolgendo delle indagini e allo stesso tempo è stata raggiunta da accuse di mala gestione del caso». Insomma, rimarca il socialista, «un dossier estremamente complesso che abbiamo iniziato ad approfondire con la massima diligenza, con particolare attenzione alle deleghe dei vari compiti di ogni commissione». Un lavoro iniziato, ma non ancora terminato. «In ragione della sua importanza e a dimostrazione verso la cittadinanza della serietà con cui lo stiamo approfondendo, abbiamo deciso di continuare a discuterne nelle prossime settimane», evidenzia Sirica. La ‘Gestione e finanze’ ha infatti stabilito che, nonostante la pausa estiva, si incontrerà nel corso del mese di luglio (in data da stabilire) per continuare i suoi approfondimenti e le sue valutazioni. «Abbiamo programmato – illustra il copresidente del Ps – una riunione straordinaria ad hoc. Questo è il punto dove siamo arrivati oggi con grande collaborazione di tutti». La priorità, sottolinea quindi il deputato, «è avere nonostante le vacanze e gli impegni già fissati la massima rappresentanza, anche partitica».

Come riferito, ieri la ‘Giustizia e diritti’ ha fatto sapere di voler “attendere le prese di posizione del Consiglio di Stato rispettivamente del Consiglio della magistratura, per quanto di propria competenza, prima di valutare se vi siano o meno le condizioni per l’esercizio dei poteri di alta vigilanza sulle autorità giudiziarie a essa conferiti dalla Costituzione cantonale”. La ‘Gestione e finanze’ invece va avanti? «Abbiamo ambiti di responsabilità e di controllo differenti – ricorda Sirica –. La ‘Giustizia e diritti’ ha aperte delle questioni che toccano anche la magistratura, ed è condivisibile che su questi aspetti occorra attendere. Mentre noi abbiamo competenze diverse, dato che siamo chiamati a esercitare l’alta vigilanza sul Consiglio di Stato e gli aspetti amministrativi». E sono proprio questi gli aspetti che la commissione intende approfondire.

Che «la questione sia molto complessa» lo pensa anche il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. Una vicenda «con tanti aspetti nebulosi e risvolti istituzionalmente preoccupanti, in particolare per quanto riguarda l’inchiesta segreta (ndr: l’indagine ‘parallela’ disposta dai vertici della Lega, con relativo incarico all’avvocato Enea Petrini, sulla situazione in Hospita) concernente fatti privati di privati cittadini e commissionata all’insaputa degli interessati. Su questo e altro andrà fatta massima chiarezza per fugare qualsiasi dubbio». Oggi, come detto, la ‘Gestione e finanze’ non è arrivata a nessuna conclusione, «ma – conferma Dadò – durante il mese di luglio ci troveremo proprio per poter valutare eventuali passi e per discutere a fondo del tema».

Una Commissione parlamentare d’inchiesta? «È prematuro parlare di una Cpi e comunque allo stato attuale non so se vi siano gli estremi per istituirla – osserva il capogruppo del Plr in Gran Consiglio Matteo Quadranti –. Dobbiamo anzitutto capire quali fatti di questa vicenda possano interessare l’alta vigilanza esercitata della commissione ‘Gestione’ in base alla legge sul Gran Consiglio. Vediamo di non partire in quarta, proprio per non prendere qualche cantonata. Certo è una vicenda, inclusa l’indagine parallela decisa a suo tempo dal comitato di coordinamento della Lega, della quale avremmo fatto volentieri a meno, ma che in un modo o nell’altro andrà chiarita».

Per il capogruppo socialista Ivo Durisch, l’affaire Hospita con annessi e connessi «è un brutto colpo per la credibilità delle istituzioni e della politica. E chiaramente non ci voleva dopo un anno difficile, alludo in particolare alla nota bufera che ha investito il Tribunale penale cantonale. Occorre ora valutare in maniera seria gli strumenti a disposizione del parlamento e decidere se e quali utilizzare per chiarire il tutto». Aggiunge Durisch: «Credo però che come politici si debba anche fare una profonda riflessione e darsi una sorta di codice di comportamento per scongiurare il ripetersi di situazioni del genere».Una Cpi? «È un’opzione da considerare, dopo aver valutato attentamente altre vie nel quadro dell’alta vigilanza». Afferma la deputata dei Verdi Samantha Bourgoin: «Ritengo che si sia arrivati al punto in cui ognuno debba fare il suo lavoro nel proprio ambito di competenza – mi riferisco al parlamento, al governo e alla magistratura – per chiarire in tempi non biblici questo garbuglio. Ne va della credibilità delle istituzioni. In ogni caso non si può stare fermi». Rileva a sua volta il democentrista Tiziano Galeazzi: «La chiarezza si impone per il bene delle istituzioni di questo cantone, è un atto dovuto nei confronti dei cittadini. Dopopdiché ognuno tirerà le proprie conclusioni».

Dimissioni Aldi

Piccaluga: ‘La base ci ha chiesto di agire’

«La base ha sollecitato, il coordinatore ha agito. Punto». Non ci gira attorno Daniele Piccaluga, nel commentare le dimissioni di Sabrina Aldi, da lei pubblicamente anticipate in un’intervista al ‘CdT’. Il coordinatore della Lega va dritto al punto: «Non mi hanno stupito per niente, sapeva che stava per essere convocata un’assemblea straordinaria del nostro movimento, che aveva un ordine del giorno preciso, lei ha fatto le sue riflessioni per poi scegliere di fare un passo indietro». Sulle parole usate da Aldi nei confronti della Lega e di alcuni suoi colonnelli, da Piccaluga arriva un «no comment», ma sulla genesi della faccenda apre il libro: «Con la mia elezione ho detto che avrei voluto ascoltare molto più che in passato l’anima della nostra base, e le busecche hanno cominciato a rivoltarsi così forte che occorreva agire in tempi molto brevi: questa situazione, per la Lega e la sua base, non era più sostenibile». Una Lega che, rivendica ancora una volta Piccaluga, «è la vittima di tutta questa storia. Dal rapporto (quello di Petrini, ndr) non è emerso nulla di penale se non qualche dato privato, e lo abbiamo fatto perché era necessario per capire cosa stesse accadendo e per tutelare il movimento di Via Monte Boglia». E, conclude Piccaluga, ribadendo che «non c’è alcuno spazio per chi vuole anteporre i suoi interessi personali a quelli della Lega», l’obiettivo era «sanare una situazione che non poteva essere più tollerata». All’assemblea straordinaria prevista per il 10 luglio, quindi, saranno all’ordine del giorno la presa d’atto delle dimissioni di Aldi e l’espulsione formale di Eolo Alberti, indagato per presunte malversazioni (titolare dell’incarto penale è la pp Chiara Borelli) nel capitolo principale dell’affaire Hospita. Il “repulisti” auspicato da ‘Il Mattino della domenica’ è arrivato. Ad Aldi in Gran Consiglio subentrerà Giancarlo Seitz, già deputato dal 2011 al 2019 e dal 2021 al 2023. Da noi raggiunto, Eolo Alberti preferisce non rilasciare in questo momento alcuna dichiarazione.

Leggi anche: