Dai liberali radicali 14 domande al Consiglio di Stato e l'affondo: ‘Sono state eluse delle norme?’. Dadò: ‘Presto proposte per cambiare l'assetto’
Lo scambio di alcune competenze e responsabilità tra i consiglieri di Stato Claudio Zali e Norman Gobbi continua ad agitare le acque della politica. E arrivano anche gli atti parlamentari. Come l'interpellanza con cui il Plr, “in tema di arrocchino”, bombarda di domande il governo. Ben 14 quelle che, a nome della frazione in Gran Consiglio, pone il capogruppo Matteo Quadranti. Partendo dal comunicato con cui l'Esecutivo ha dato informazione della decisione. Un comunicato “invero scarno e non accompagnato da una conferenza stampa o da altre dichiarazioni”, che indica come “non vi erano e non vi sono le condizioni per procedere all’arrocco nella dirigenza tra i due Dipartimenti”.
Quadranti e il suo gruppo chiedono al Consiglio di Stato “quali sono state più compiutamente le valutazioni a favore, rispettivamente a sfavore di un arrocco e sulla base di quali considerazioni sono state scartate ambo le ipotesi; quali sono state le ‘condizioni’ mancanti per andare nell’una o nell’altra direzione; quali sono stati, più nello specifico, i vari aspetti su cui il Governo si è chinato e che lo hanno portato ad adottare invece queste decisioni”. Tra i vari quesiti trova spazio anche uno spillo: “Alcuni mesi orsono, Gobbi si è trovato implicato in una vicenda legata alla violazione della legge sulla circolazione stradale per cui era stato sentito anche dal Ministero pubblico. Egli si era autosospeso dalla conduzione politica della Polizia salvo poi riprendersela. Allora come ora resta aperto un processo verso due poliziotti a cui si imputa di averlo favorito. Dica il governo quali sono gli elementi nuovi, concreti e recenti per rapporto ad allora che giustifichino una nuova ‘rinuncia’ alla conduzione politica della Polizia da parte del medesimo consigliere di Stato? Dica il governo, di transenna, se è vero che in occasione di quell’incidente della circolazione la Polizia cambiò le procedure e prassi in ambito di controlli etilici”. Ma non solo: “Quali sono stati gli approfondimenti giuridici circa la legalità di questa operazione? L’avverbio ‘temporaneamente’ che accompagna ogni riassetto deciso, ha avuto un ruolo fondamentale per rendere l’operazione giuridicamente praticabile? Il governo è disposto a rendere pubblici gli approfondimenti giuridici fatti?”.
Oltre a varie domande che vertono sull'interpretazione e, va da sé, l'ossequio di regolamenti e leggi, il ruolo di Gobbi alla testa della Divisione delle costruzioni e altre questioni, Quadranti punge ancora: “L’assegnazione politica arroccata e temporanea di sole Divisioni – ma comunque importanti e strategiche – non è un modo per eludere la norma regolamentare di cui sopra secondo cui un membro del governo dirige un Dipartimento (ovviamente da intendersi intero come da Organigrammi pubblicati e allegati al Regolamento, art. 25) e le assegnazioni vengono fatte o solo a inizio legislatura o solo in seguito a una eventuale elezione complementare?”. Ah, saperlo.
Anche il Centro attacca: “Dopo che la maggioranza del governo ha tentato di imporre uno strampalato scambio di Dipartimenti a meno di due anni dal rinnovo dei poteri cantonali, il Consiglio di Stato ha comunicato un’imbarazzante decisione di riattribuzione politica di alcuni delicatissimi ambiti dello Stato”. Il Centro, si legge nella nota firmata dal presidente Fiorenzo Dadò, “vuole sperare che questa bizzarra situazione – contraria alle più elementari regole di conduzione del personale – non sia il preludio alla nomina di ulteriori funzionari dirigenti per consentire a entrambi i consiglieri di Stato di comandare in esclusiva i ‘propri’ subordinati”. E sempre per il Centro, “è altrettanto bizzarro che il Consiglio di Stato abbia aderito alla richiesta di Norman Gobbi di cedere la responsabilità politica della Polizia cantonale (...). Ora, a meno di presumere che il Consiglio di Stato si sia reso conto solo nel luglio 2025 che un rinvio a giudizio sfocia generalmente in un processo (ipotesi difficile da credere visto che in Governo siede un ex giudice penale), è sicuramente doveroso attendersi dal governo una spiegazione per questo improvviso e drastico cambio di valutazione”.
Il Centro esprime “delusione e imbarazzo” e rilancia: “Quanto accaduto in queste settimane dimostra che l’attuale assetto organizzativo del governo richiede una profonda riflessione, sia per quanto riguarda la durata della carica dei membri dell’Esecutivo, sia per quanto riguarda una regolare e regolata rotazione dei dipartimenti. Il Centro, nelle prossime settimane, presenterà degli atti parlamentari in questo senso”.