Per le federazioni sportive le sovvenzioni di Gioventù+Sport sono un sostegno fondamentale: ‘Strumento di democratizzazione e prevenzione’
«Lo sport non è solo movimento, è anche aggregazione, educazione, integrazione e salute. È pure tra i migliori strumenti di prevenzione di cui disponiamo». Per Matyas Cavadini, presidente di Ticino basket, la prospettata diminuzione del 20% delle sovvenzioni al programma Gioventù+Sport (G+S), pari a 2,2 milioni di franchi, a partire dal prossimo anno annunciata nelle scorse settimane dalla Confederazione è la strada sbagliata da percorrere. «È ovvio – non nasconde –, fare attività fisica è una responsabilità individuale. Tuttavia, uno Stato che si rispetti dovrebbe creare le condizioni necessarie per permettere a tutti di praticarne. E il G+S è sicuramente uno degli strumenti cardine per permettere la democratizzazione dello sport. Andare a tagliare in un progetto che investe nel futuro non è un risparmio, anzi».
Ma veniamo alle cifre. Il contributo che tramite il programma G+S arriva alle società sportive, ci spiega il presidente della Federazione ticinese di nuoto (Ftn) – che riunisce il nuoto, la pallanuoto e il nuoto artistico –, Lucas Bächtold, «è assolutamente un tassello importante per ogni club e arriva a rappresentare anche il 20-30% del budget delle associazioni». Gli fa eco Cavadini: «Un taglio delle sovvenzioni significherebbe passare da 1 franco e 30 a 1 franco all’ora per partecipante ai corsi, ovvero una riduzione da 16 a circa 12 franchi al giorno per ogni partecipante a un campo sportivo». Un calo, evidenzia, «che per le associazioni può fare la differenza tra offrire o cancellare un’attività. Tutte le società sportive ne risentirebbero».
Non solo i club, ma anche le famiglie. «Il finanziamento di qualsiasi attività sportiva – rileva sempre Cavadini – passa anche da questo. Per mantenere delle tasse accessibili a tutte le famiglie è fondamentale avere questi aiuti, altrimenti si rischia di determinare l’accessibilità allo sport solo in funzione della loro disponibilità economica». Insomma, quando l’offerta non è a rischio lo è l’accesso per le famiglie. «Certo – osserva il presidente di Ticino basket –, si cerca sempre di attutire il più possibile questi contraccolpi per non farli ricadere direttamente sui nostri tesserati. Non è però sempre possibile o non sempre basta». A essere preoccupato, anche il presidente della Ftn: «Nei nostri sport acquatici – illustra – la quota di contribuzione da parte delle famiglie è particolarmente elevata. Avere meno sovvenzioni, va da sé, non aiuta. È questo uno dei pericoli», a cui si aggiungono «i costi costantemente in salita che rischiano di rendere inaccessibile uno sport, anche agonistico, alle famiglie che economicamente non riescono a sostenere la spesa». Come nel basket, anche negli sport acquatici «i club riescono quando possibile a trovare delle forme di compensazioni interne, ma il margine non è molto. L’assenza di contributi accentuerebbe il problema».
Tensione c’è anche all’interno delle società stesse. «Questi cambiamenti nelle sovvenzioni – nota Bächtold – andrebbero a impattare in parallelo a tagli previsti anche nelle sovvenzioni alle federazioni nazionali, che a loro volta ricevono un contributo dall’Ufficio federale dello sport e da Swiss Olympic». E avverte: «La ‘minaccia’ è duplice: da un lato si riduce l’importo a disposizione delle federazioni e dei club, dall’altro cambiano pure i criteri di redistribuzione alle federazioni nazionali». Per Bächtold, «le società sono un po’ in balia di tante informazioni che cambiano in continuazione. L’incertezza è tanta. Inizia a sentirsi una certa preoccupazione nelle associazioni, che oltre al taglio dei contributi G+S dovranno anche partecipare alle spese delle federazioni nazionali». Ci sono dunque nubi all’orizzonte.
Crescono i costi e bisogna fare di più con meno risorse. «Spesso il tempo di volontariato impiegato dalle società sportive nella crescita dei giovani – constata poi il presidente della Ftn – non è visto come un investimento per il futuro. Educare allo sport vuol dire insegnare una serie di principi che servono alla società. Penso in particolare al rispetto reciproco. Tagliare in questo campo per risparmiare ora renderà solo più salato il conto in futuro. Bisognerebbe al contrario incentivare ulteriormente questi settori». Dello stesso avviso, Cavadini: «Ho forti dubbi che il prospettato taglio possa portare molto al contenimento della spesa a cui ambisce la Confederazione. Lo sport è un investimento per il futuro». L’intenzione è comunque di sollecitare i rappresentanti ticinesi a Berna, attraverso anche la FeSTI, l’associazione delle Federazioni sportive ticinesi. In Ticino il tema è intanto stato al centro di un’interrogazione inoltrata di recente al Consiglio di Stato.
Spinoso anche il tema sponsor. «Non siamo in un periodo particolarmente facile dal profilo economico, il che fa diminuire l’impegno degli sponsor», afferma Cavadini. A influire, non solo la congiuntura economica, ma anche le infrastrutture dedicate allo sport in Ticino. «Per quanto concerne le piscine – riprende Bächtold –, sono pochissime le strutture che prevedono uno spazio degno per il pubblico e che riescono a ospitare eventi importanti. Già gli atleti spesso stanno stretti. E questo ha conseguenze anche a livello di sponsor. In estate c’è un po’ più di agio, ma la stagione all’aperto è tutto sommato breve rispetto a quella al chiuso». Secondo Bächtold, salvo alcune eccezioni (come le nuove piscine in costruzione al Centro sportivo di Tenero), «la maggior parte delle strutture è vetusta. La mancanza cronica di piscine è per noi una delle principali incognite nei prossimi anni». E le palestre? «Ci sono sempre più sport di sala, come la pallavolo, l’unihockey o il basket. La richiesta di spazi – sottolinea dal canto suo Cavadini – è in continua crescita. A Lugano per fortuna si sta creando un palazzetto che dovrebbe accogliere tutti questi sport e consentire anche l’organizzazione di eventi su scala internazionale».
Foto: Ti-Press/Dati: G+S
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