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ChatGpt, il nuovo (falso) psicologo dei giovani

La facilità di accesso, l’immediatezza della risposta e la fuga da un reale riscontro porta a fidarsi dell’IA. Ma ci sono più rischi che benefici

Non bisogna allontanarsi dalla comunicazione tra esseri umani
(Ti-Press)
8 settembre 2025
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«Sempre di più ChatGpt viene usato come ausilio per approcciarsi a questioni e tematiche personali e di sostegno, soprattutto tra i ragazzi e tra i giovani adulti». È la nuova problematica che emerge tra gli adolescenti, soprattutto quelli più emotivamente fragili o isolati. Giovani che hanno un disturbo e, non sapendo a chi rivolgersi, ne parlano con l’Intelligenza artificiale (IA). Una soluzione immediata, ma pericolosa. Per far luce su questo fenomeno ne abbiamo parlato con Elisa Tommasin, psicologa e psicoterapeuta, membro del comitato dell’Associazione ticinese psicologi (Atp) e della Federazione svizzera delle psicologhe e degli psicologi (Fsp): «L’Intelligenza artificiale viene usata come compagnia, come consigliera, come depositaria di confessioni e segreti, come fonte di suggerimenti e di aiuto nella risoluzione di problematiche più o meno banali, più o meno quotidiane».

Quali sono i rischi principali del chiedere soluzioni sulle proprie problematiche emotive all’Intelligenza artificiale?

Secondo il mio parere personale si rischia soprattutto di allontanarsi sempre di più dalla relazione e dalla comunicazione tra esseri umani, tra corpi viventi e in movimento, tra pensieri e parole capaci di mischiarsi e influenzarsi. L’Intelligenza artificiale potrebbe allontanare ancora di più le giovani generazioni dal contatto con il proprio mondo emotivo e corporeo, così come da quello altrui, rischiando di chiuderci sempre di più in un ambiente illusoriamente asettico e protettivo. Altri due aspetti, secondo me, sono da monitorare con attenzione: la diminuzione della capacità di tollerare la frustrazione, i tempi di attesa e i limiti, così come l’aumento del ritiro sociale, della deriva di un narcisismo solipsistico pretendente onnipotenza e onniscienza.

Qualche esempio concreto?

Avere a che fare con ChatGpt significa avere a che fare con risposte pressoché immediate, precise e puntuali, mai dubitate o aperte. L’accesso all’onniscienza immediata disabitua alla capacità di pensiero e di approfondimento dello stesso, porta a non tollerare più la minima attesa, a soffrire la curiosità invece che a coltivarla e potenziarla come strumento e motore di crescita. Anche la capacità di esposizione e gestione del rischio di fallimento rischia di venire ridotta ai minimi termini, in un’epoca storica nella quale tale tematica sta già percorrendo pericolosamente una china rovinosa.

Ci sono invece dei vantaggi in questo approccio?

Difficile trovare dei vantaggi o dei punti forti quando si parla di ricercare umanità, comprensione e relazione in un’entità che di umano e affettivo non ha nulla. Sicuramente, come ogni singola cosa al mondo, la situazione non può essere descritta e interpretata semplicisticamente come solo positiva e vantaggiosa o negativa e pericolosa. Se anche solo in un’occasione ChatGpt ha permesso a un ragazzo di non farsi del male, di non agire in modo avventato e autosabotante o di trovare il coraggio per accedere a un aiuto professionale e concreto, allora qualche vantaggio l’ha sicuramente portato. Come si sente spesso dire, l’Intelligenza artificiale può essere un valido aiuto e supporto, ma solo se viene usata e vissuta in tal senso e non se diventa il sostituto della relazione umana e della parola reciproca.

Come psicologi, utilizzate mai strumenti di IA nel vostro lavoro? È possibile? Esistono linee guida a riguardo?

Personalmente, come psicoterapeuta nell’esperienza clinica con i pazienti, non ho mai utilizzato tali strumenti. Sicuramente, nel campo della ricerca, della testistica, la redazione di testi, e dell’approfondimento teorico è uno strumento utile e potente. Mi risulta, invece, più difficile immaginare come possa entrare nella stanza di terapia, che dovrebbe essere un’ora di pura ed estrema relazione interpersonale umana, affettiva, comunicativa, profonda.

Spesso si dice che ChatGpt tende ad assecondare l’utente: può rivelarsi un problema? Ad esempio in casi di depressione?

Assecondare sempre la persona è un problema a prescindere dal fatto che a farlo sia un’Intelligenza artificiale o umana. Affrontare, gestire, elaborare e vivere la propria emotività, i dolori, la vita in generale significa immergersi nei conflitti e nelle ambivalenze, cambiare punti di vista, sfidare e decostruire credenze e schemi per costruirne di nuovi e diversi, intraprendere nuove strade sconosciute o antichi percorsi a ritmo diverso. Si comunica con l’altro proprio perché si deve avere accesso ad altro, all’antitesi, al contenzioso; altrimenti è di nuovo chiusura autarchica, portatrice di perfezione illusoria e solitaria.

Secondo lei, perché alcuni preferiscono ChatGpt a un vero psicologo? È percepito come uno spazio neutro e privo di giudizio?

Credo che sia soprattutto la facilità di accesso, l’immediatezza della risposta e, soprattutto, la fuga da un reale riscontro dell’altro che può essere vissuto come giudizio o imposizione. Sempre di più i ragazzi vivono immersi in un mondo sorretto dai dogmi della desiderabilità sociale, della popolarità e del successo. Si deve essere vincenti, felici, ricchi, appagati; bisogna sbandierare il proprio successo, sperperare il proprio privilegio, boicottare ogni tipo di oscurità o profondità. La vergogna e la gogna sociale sono il girone infernale da evitare in qualsiasi modo, sia che vengano provocate dallo sguardo altrui che da quello interiorizzato. Ecco che, allora, un modo rapido e sicuro per non esporsi a tale sguardo rischioso è quello di non mettersi davanti agli occhi di un’altra persona.

Come si immagina il futuro: pensa che l’AI avrà un ruolo crescente nella terapia psicologica?

Sicuramente tutto ciò che impatta la vita delle persone ha un ruolo nella terapia. Per cui più l’AI entrerà a far parte del quotidiano, più sarà parte anche della stanza della psicoterapia. Difficile, per ora e per me, ipotizzare o pensare a che genere di ruolo potrebbe prendere concretamente, soprattutto nell’incontro faccia a faccia sulle poltrone. La psicoterapia è il luogo della parola, della messa in comune di due menti vive e incarnate che producono, distruggono e ricostruiscono storie, pensieri, emozioni, affetti e vite. Non va mai dimenticato che non è la persona in quanto tale che aiuta il paziente, bensì la relazione terapeutica, la persona in quanto veicolo di relazione, affettività e comunicazione. Per quanto ChatGpt si possa affinare e possa migliorare, sarà sempre una relazione allo specchio, un simulacro di quello che è davvero il legame umano, di quella comunicazione che solo in presenza di due corpi che vibrano può nascere e crearsi.