Al congresso Udc il presidente cantonale si esprime anche sul dossier politico-giudiziario. Il parlamentare confermato alla guida del partito
Presidente Marchesi, dell’affaire Hospita che pensa? «Credo che in questa storia ci sia un gran casino. Spero che la giustizia faccia il suo corso perché vi è parecchio da verificare. Così come spero, passando al Gran Consiglio, che la sottocommissione speciale faccia il suo lavoro». E sempre in relazione al menzionato caso, che pensa dell’inchiesta parallela/segreta decisa dai vertici della Lega, con riunioni nell’ufficio del consigliere di Stato Gobbi, all’epoca pure coordinatore del movimento? «La definisco una cosa quantomeno anomala». A Biasca, durante il congresso cantonale dell’Udc, Piero Marchesi non si sottrae neppure alle domande dei giornalisti e quindi, soppesando le parole, si esprime anche sul delicato dossier giudiziario-politico-istituzionale. Eh sì, Alain Bühler, dopo aver concluso la sua intervista a Marchesi (‘A tu per tu con il Presidente’, stava scritto all’ordine del giorno), scende dal palco e offre il microfono ai cronisti in sala. Mossa improvvisata, quella del deputato al Gran Consiglio, oppure pianificata, magari per marcare, sul piano della trasparenza, la differenza con le assemblee a porte blindate dei ‘cugini’ leghisti?
Il congresso si svolge, senza sussulti, in un paio d’ore. Si chiude con la riconferma del consigliere nazionale Marchesi alla testa del partito e l’approvazione di una “Dichiarazione d’impegno dell’Udc Ticino” sui temi notoriamente cari ai democentristi: “Prima i nostri cittadini e lavoratori; difesa del potere d’acquisto, stop all’immigrazione fuori controllo e alla concorrenza sleale, più posti di lavoro per i residenti”; “Finanze sane e meno tasse: freno alla spesa pubblica, riduzione delle imposte e dei balzelli, debito sotto controllo per non gravare sulle nuove generazioni”; “Stato più snello ed efficiente: giustizia al servizio del cittadino, meno burocrazia, riduzione del numero di dipendenti cantonali, più responsabilità alla società civile e ai Comuni”; “Scuola realista, non ideologica: formazione di qualità, più vicina al mondo del lavoro, che dia ai giovani futuro e opportunità in Ticino”; “Socialità giusta e responsabile: meno assistenzialismo, incentivare il lavoro, sostegno solo a chi ha davvero bisogno”; “Identità e indipendenza: difesa delle nostre tradizioni, della neutralità svizzera e dell’autonomia cantonale, senza sottomissioni a Bruxelles”.
La Dichiarazione è in parte la sintesi dei precedenti interventi. Il capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli si sofferma sulle finanze cantonali, parlando di «teatrino». Freno alla spesa pubblica: nonostante il via libera dei cittadini nella votazione del 2022 al decreto che porta il suo nome, «non è successo niente». Rileva: «Spesa e debito pubblico continuano a crescere, malgrado le promesse di Consiglio di Stato e parlamento. Che evidentemente non vogliono il pareggio di bilancio». Ma l’Udc, assicura Morisoli, non demorde. Ecco allora l’iniziativa parlamentare per un decreto Morisoli bis e quella popolare ‘Stop all'aumento dei dipendenti cantonali’.
La riforma della giustizia è al centro della relazione di Roberta Soldati. «Non servono riforme megalomani e inconcludenti – sostiene, puntando l’indice contro il governo, la deputata e membro della commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio –. Servono invece per la giustizia riforme puntuali ed efficaci». In sottocommissione «stiamo lavorando di concerto, per trovare soluzioni condivise». Nell’intento di sbloccare, fra l’altro, l’implementazione delle nuove autorità di protezione (le Preture di protezione). Al riguardo «manca ancora il messaggio del Consiglio di Stato sulle norme procedurali, inoltre non sono a tutt'oggi chiari la ripartizione dei costi fra Cantone e Comuni e gli aspetti logistici». È anche una questione di soldi… «Ci sono, ma bisogna spenderli meglio, anziché impiegarli per inutili gruppi di lavoro», taglia corto Soldati.
Diego Baratti invita Consiglio di Stato e Gran Consiglio a «non perdere altro tempo» con la digitalizzazione dell’Amministrazione cantonale. «Chiediamo che dalle parole si passi a un piano operativo», precisa il vicepresidente Udc.
Altro capitolo: il nuovo accordo con l’Ue, ovvero i Bilaterali III. «È un trattato di sottomissione, che non protegge la nostra democrazia; anzi, la svuota», afferma perentorio Marco Chiesa. Per il consigliere agli Stati e municipale di Lugano, «non c’è nulla di bilaterale». E rincara: «È una trappola per topi spacciata per residenza di lusso per roditori. Questo accordo deve essere sottoposto al voto di cittadini e Cantoni. In tal senso ci batteremo, anche per dire no a questo trattato. Ciò a difesa della nostra democrazia diretta e della nostra neutralità». Alternative all’Unione europea? Dal profilo economico/commerciale, fa notare il consigliere nazionale Paolo Pamini, «il mondo si sta spostando ad Oriente».
Tornando al Ticino, dal congresso non emerge alcuna novità (ufficiale) su un eventuale rinnovo dell’alleanza col movimento di via Monte Boglia in vista delle elezioni cantonali del 2027. «Stiamo facendo le nostre riflessioni e valutando i vari scenari», glissa Marchesi, lasciando intendere che è ancora prematuro parlare di una possibile lista unica. Molto, per non dire tutto, dipenderà dalle intenzioni di Claudio Zali: si ricandiderà o no il consigliere di Stato leghista? Tra i due, si sa, non corre politicamente buon sangue. E sull’arrocchino in governo, cioè sullo scambio di competenze su alcuni dossier tra Zali e Norman Gobbi, Marchesi è netto: «Non serve a nulla, ora comunque dovranno dimostrare a fine legislatura di aver portato a casa dei risultati in s seguito a quell’operazione…».
Di sicuro al momento c’è la disponibilità di Marchesi a candidarsi per il Consiglio di Stato. Correrà in una lista unica Udc-Lega? Al congresso c’è anche Riccardo Braga, leghista della prima ora, ex municipale, da tempo però sintonizzato su frequenze diverse da quelle dei vertici del movimento di via Monte Boglia. «Se fossi in voi – dichiara – l’accordo con questa Lega non lo farei più».