Mobiglia (Verdi liberali) e Buzzi (Verdi) chiedono lumi al Consiglio di Stato in un’interrogazione: ‘Non si creerebbero forti disparità di trattamento?’
Tagli al fotovoltaico, è vero che Aet, l’Azienda elettrica ticinese, potrebbe non adottare la rimunerazione minima federale? È questo, in estrema sintesi, quanto chiedono in un’interrogazione al Consiglio di Stato il deputato dei Verdi liberali Massimo Mobiglia e il capogruppo dei Verdi Matteo Buzzi.
“La strategia energetica 2050 a livello svizzero – si legge nell’atto parlamentare sottoscritto da esponenti di Ps, Verdi, Verdi liberali, Avanti con Ticino & Lavoro, Pc e Più Donne – impone un aumento radicale della produzione di energia partendo da fonti rinnovabili, come l’eolico o il fotovoltaico”. Mobiglia, Buzzi e cofirmatari fanno poi un passo indietro. “Il 19 febbraio 2024 – ricordano in tal senso – abbiamo presentato un’interpellanza, trasformata in interrogazione, sulla rimunerazione della corrente fotovoltaica di impianti che hanno ottenuto gli incentivi Fer. Allora aveva fatto molto scalpore il passaggio dalle tariffe da 22,5 a 8,5 centesimi per chilowattora. Gli avvenimenti – proseguono – hanno mostrato che le tariffe trimestrali sono poi scese a 3,2 centesimi il secondo e terzo trimestre 2024, per risalire poco sopra i 9 nel primo trimestre 2025, e scendere a 3 nel secondo trimestre 2025”.
“Le aziende elettriche svizzere – si osserva poi nell’interrogazione – pubblicano le tariffe con cui si riprende la produzione di corrente elettrica da parte dei privati che è immessa in rete con scadenza trimestrale. Aet lo fa da inizio 2024, mentre in precedenza le tariffe le fissava per tutto un anno civile”. In altre parole questo significa che “il prezzo della tariffa di rimunerazione è fissato dopo il periodo considerato mentre la determinazione del prezzo della corrente elettrica fornita agli utenti finali avviene circa sei mesi prima dell’anno considerato. Tra questi due momenti trascorrono da nove mesi a più di un anno”. I granconsiglieri rilevano quindi che, “oltre a questo distacco temporale, la rimunerazione dell’esubero è determinata da Aet, mentre la fissazione del costo della corrente all’utente è stabilita dall’azienda distributrice”. Una cosa, per Mobiglia e Buzzi, è quindi chiara: “Al di là del fatto che al momento i proprietari di impianti sono spinti ad aumentare l’autoconsumo o lo stoccaggio, che di per sé per la politica energetica sono comunque positivi, è evidente che nell’ottica di aumentare la produzione fotovoltaica ticinese le tariffe di ritiro della corrente hanno funzione incentivante o deterrente. In particolare l’altalena dei prezzi di ritiro rende difficoltoso un piano di ammortamento degli impianti”.
Lo scorso febbraio, rievocano inoltre i deputati, “il Consiglio federale ha adottato il secondo pacchetto di ordinanze concernente l’attuazione della Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili”, le cui nuove disposizioni – riguardanti anche le rimunerazioni minime – entreranno in vigore il 1° gennaio 2026. In questo modo, viene sottolineato, “i gestori delle reti di distribuzione sono tenuti a ritirare e rimunerare in modo adeguato l’energia elettrica prodotta in impianti e immessa in rete”. Insomma, dal prossimo anno, “i produttori saranno tutelati da fluttuazioni temporanee del prezzo di mercato”. Confrontando i dati, gli interpellanti fanno comunque notare l’“evidente disparità tra la rimunerazione di Aet e quella dei distributori ticinesi”. Tant’è che, “vista la recente politica disincentivate di Aet – scrivono Mobiglia e Buzzi –, ci è sorto il dubbio che stesse valutando di non far valere la tariffa minima per la retribuzione dell’energia fotovoltaica in Ticino, nonostante questa sia stata decisa a livello nazionale e dovrebbe applicarsi a partire da gennaio 2026 in tutta la Svizzera”. Il motivo? “Poiché Aet ha uno statuto speciale (non è un gestore di rete) ed è un’eccezione a livello svizzero, in quanto la corrente fotovoltaica degli impianti sussidiati tramite il fondo Fer è per legge da lei gestita”.
Da qui le domande. Nel caso in cui Aet volesse “far valere l’eccezione non adottando la rimunerazione minima federale”, gli interpellanti chiedono quindi se il governo non ritenga che “si creino ‘forti disparità di trattamento’ sia a livello cantonale (tra chi ha e non ha ricevuto il contributo Fer) che tra i produttori ticinesi e quelli negli altri Cantoni?”. Ma anche come intenda “muoversi il Consiglio di Stato” e se “non sarebbe necessaria una revisione della Legge cantonale dell’energia per togliere il monopolio di Aet su questa corrente e ridare la competenza ai distributori e quindi far valere la rimunerazione minima”.