laR+ Ticino

Caos Tpc, sul rapporto Galliani si torna al Tribunale federale

Accesso agli atti della procedura disciplinare: nuovo niet della Commissione, nuovo ricorso a Losanna della segretaria che segnalò la collega per mobbing

L’avvocato Andrea Bersani: noi andiamo avanti
(Ti-Press)
19 settembre 2025
|

Si ritorna a Losanna. La segretaria del Tribunale penale cantonale consideratasi vittima di mobbing da parte di una collega della cancelleria – l’affaire all’origine del cosiddetto caos Tpc – non si dà per vinta. Per il tramite del suo legale, l’avvocato Andrea Bersani, ha infatti impugnato davanti al Tribunale federale il nuovo no della Commissione di ricorso sulla magistratura all’accesso agli atti della procedura disciplinare: tra questi, il rapporto dell’avvocata ed ex pp Maria Galliani incaricata nell’aprile 2024 dal governo di svolgere degli “accertamenti preliminari” in seguito all’asserita situazione di mobbing. Il ricorso è stato presentato al Tf in questi giorni.

La prima volta

Ai giudici di Mon Repos Bersani si era già rivolto una prima volta, quando aveva contestato la decisione del 22 gennaio di quest’anno con cui la Commissione di ricorso confermava il rigetto disposto dai vertici del Tribunale d’appello (datore di lavoro delle due funzionarie) della richiesta della propria assistita di poter visionare gli atti. Secondo la direzione del Tribunale, la donna non aveva qualità di parte nella procedura disciplinare avviata nel settembre 2024 nei confronti della collega da lei segnalata per presunto mobbing. Con sentenza del 7 luglio il Tf accoglieva però il ricorso del legale bellinzonese.

La Commissione di ricorso sulla magistratura, scriveva fra l’altro l’alta Corte federale, “ha negato alla ricorrente ogni diritto di accesso agli atti, siccome non aveva la qualità di parte nel procedimento disciplinare contro la dipendente. Questa decisione disattende tuttavia l’esposta giurisprudenza (quella dello stesso Tribunale federale citata nei capitoli precedenti del verdetto, ndr), secondo cui anche un terzo che difetta della qualità di parte può di principio chiedere l’accesso agli atti di un procedimento concluso se rende verosimile l’esistenza di un interesse degno di protezione e non vi si oppongono interessi pubblici o privati preponderanti”. La Commissione di ricorso, proseguiva Mon Repos, “ha accertato che in concreto il procedimento disciplinare aperto nei confronti della dipendente oggetto della segnalazione è concluso. Questo accertamento non è censurato d’arbitrio ed è quindi vincolante per il Tribunale federale. La circostanza che la ricorrente difettava della qualità di parte in tale procedimento non le impediva di per sé di presentare una domanda di accedere agli atti dello stesso”. Dunque: “Sarebbe spettato all’autorità cantonale esaminare nel merito la domanda e statuire al riguardo con una decisione motivata, tenendo conto dei diversi interessi coinvolti. Il diniego pronunciato già soltanto sulla base del difetto della qualità di parte viola pertanto il diritto della ricorrente di essere sentita”. Il Tribunale federale annullava così il verdetto del 22 gennaio della Commissione di ricorso sulla magistratura, rinviandole l’incarto per una nuova decisione “nel senso dei considerandi”, quelli della sentenza di Mon Repos.

Il legale: ‘Argomentazioni che non ci convincono per nulla’

La Commissione di ricorso si è nel frattempo pronunciata. Negando ancora l’accesso agli atti. In sostanza, da quanto abbiamo potuto apprendere, per l’autorità ticinese in questo momento non vi sarebbe un interesse preminente della donna, la concessione dell’accesso agli atti violerebbe la legge sulla protezione dei dati, la signora potrebbe chiedere l’accesso e quindi la visione dei documenti della procedura disciplinare solo dopo aver eventualmente avviato una causa civile o penale, qualora intenda promuoverla. «Sono argomentazioni che non convincono per nulla la mia cliente e il sottoscritto – dice, interpellato dalla ‘Regione’, l’avvocato Andrea Bersani –. Per questo abbiamo fatto nuovamente ricorso al Tribunale federale. D’altronde, come ho già avuto modo di sostenere, soltanto la lettura degli atti consentirebbe alla signora di, tra l’altro, valutare se ci siano i presupposti per promuovere un’eventuale causa civile o penale contro la collega che aveva segnalato. Mi aspettavo dalla Commissione di ricorso sulla magistratura – continua il legale – una decisione diversa dopo la sentenza di luglio del Tf. Così non è stato. Pertanto noi andiamo avanti”.

A Losanna sono pendenti altri ricorsi legati al ‘caos Tpc’: quelli, inoltrati in maggio, dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti contro la decisione con la quale lo scorso dicembre il Consiglio della magistratura li ha destituiti. ‘Caos Tpc’ che ha pure registrato in gennaio le dimissioni del presidente dello stesso Tribunale penale: Mauro Ermani, tornato all’avvocatura.

Resta poi una domanda: quand’è che le competenti autorità cantonali si degneranno di informare i cittadini dei contenuti del rapporto Galliani, visto l’interesse pubblico destato dal dossier ‘caos Tpc’?